Corrado d’Elia torna nel sogno di Dostoevskij

Le notti bianche di Corrado D'Elia
Le notti bianche di Corrado D'Elia
Le notti bianche di D’Elia

A pochi anni dall’allestimento per il teatro Litta di Milano (nel 2010), Corrado d’Elia torna a rileggere uno dei capolavori più noti di Dostoevskij, “Le notti bianche”, breve romanzo in cui si concentrano alcuni fra i temi cardine della letteratura romantica: il rapporto tra arte, vita e sogno, e l’ingresso di una estetica realistica in contrasto con l’idea di una letteratura ancora all’insegna della grazia e dell’armonia.

La trama ha per protagonista un giovane di Pietroburgo rimasto solo nelle vie della città durante l’inizio della stagione estiva, quando i più partono per la villeggiatura e il sole per oltre una settimana non tramonta, dando vita alle cosiddette notti bianche. In questa atmosfera quasi onirica l’uomo, schivo per natura, eppure desideroso di contatti umani, sperimenta inaspettatamente un’amicizia con una giovane ragazza innamorata…

Corrado d’Elia riprende il testo facendone questa volta un monologo, una sorta di confessione dai toni più intimi, che diventi un dialogo diretto col pubblico, come se lo spettatore stesso fosse la donna che il protagonista incontra nella luce surreale della notte bianca dove il tempo sembra sospeso.

È dunque la platea la realtà desiderata e spiata e, allo stesso tempo, respinta da un uomo-attore che si definisce “sognatore”, uno che soffre della sua esclusione dalla vita sociale, eppure in un certo senso ne è orgoglioso, perché alla concretezza della realtà, fatta spesso di deludenti brutture e fastidiose dissonanze, preferisce un’ideale armonico costruito con il filtro dei romanzi, una realtà stilizzata e ripulita, e più facilmente controllabile come può esserlo il palcoscenico di un teatro, uno spazio di certo ristretto, ma proprio per questo più addomesticabile. Tuttavia questo rifugio idillico cela anche una inevitabile fragilità, una debolezza terribilmente vulnerabile alle scosse della realtà.

“Sogno” è una delle parole ricorrenti nel testo di Dostoevskij, e più volte la ripete e la rincorre Corrado d’Elia, scegliendo nell’interpretazione voci sottili e gesti leggeri, quasi parole ed espressioni si muovessero in punta di piedi per non spezzare il sonno del protagonista.
Un personaggio candido, quindi, candido nella sua ingenuità, ma anche per la sua scelta di non toccare alcun colore che possa disturbare la quiete del proprio mondo silenzioso, un mondo fatto di dialoghi immaginati e mai vissuti, nati solo nel pensiero e consumati nella mente.

Così candido è anche lo spazio scenico, e Corrado d’Elia vi si confonde come fosse nient’altro che un fantasma, un personaggio fatto più di parole che di carne e azione.

Seppur si perda in buona parte l’ironia e la carica polemica con cui il grande scrittore russo condusse nel romanzo la sua riflessione estetica, attualissima nel panorama letterario dell’epoca e probabilmente ancora di stimolo nel nostro attuale panorama teatrale, le scelte registiche di D’Elia si inseriscono comunque in una lettura consapevole e analitica del testo, dimostrando un onesto interesse artistico verso il soggetto.
Scenografie, costumi e luci certo non sono a caccia di soluzioni originali, ma si presentano comunque curati e capaci di una buona eleganza. Interpretazione sentita su un testo sempre piacevolissimo da ascoltare.
In scena fino al 14 ottobre.

NOTTI BIANCHE
di Fedor Dostoevskij
progetto, adattamento e regia: Corrado d’Elia
assistente alla regia: Emanuela Ferlito
con: Corrado d’Elia
scene: Francesca Marsella
luci: Alessandro Tinelli
foto di scena: Angelo Redaelli
produzione: Teatro Libero

durata: 1h
applausi del pubblico: 1’ 30’’

Visto a Milano, Teatro Libero, il 1° ottobre 2013

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