Barberio Corsetti e l’ardua sfida al Mahābhārata

La guerra di Kuruk Shetra
La guerra di Kuruk Shetra
La guerra di Kuruk Shetra
Torna ad Ancona, dopo anni di lontananza, Giorgio Barberio Corsetti. A lui spetta il compito di aprire la programmazione di teatro contemporaneo della città.
La notizia mi riporta alla mente immagini lontane nel tempo, legate ai suoi primi spettacoli, dall’immaginario affastellato: macchine teatrali che prepotentemente cambiavano lo spazio della scena creando mondi sovrapposti l’uno all’altro, i corpi e le parole al servizio del tutto nella creazione di spazi mentali più che reali.

Cosa resta di tutto ciò in questa ultima creazione? Il “Mahābhārata”, uno dei più grandi poemi epici dell’India, oltre che uno dei testi sacri più importanti della religione induista, offre la cornice e il pretesto della messa in scena, compito arduo vista la sua estrema lunghezza.

La scena è neutra: due pannelli inclinabili alterano i piani su cui gli attori raccontano o interpretano le storie, ma le possibilità di combinazione ovviamente non sono infinite, e pian piano si ha l’impressione di assistere sempre alla stessa scena. Un fondale nero elastico mangia e risputa i personaggi nelle loro continue entrate ed uscite, ma anche questo escamotage, nella ripetizione, perde la sua potenziale forza; i costumi niente concedono alla ridondanza tipica dell’India, se non per accenni minimali di colore: un abito giallo, uno rosso, sciarpe identificative dell’appartenenza a una o all’altra casata, i Pandava e i Kaurava, che si contendono il regno scatenando la guerra finale.

Suona allora anche più strano e quasi stridente il contrasto fra un testo che mantiene comunque un sapore immaginifico, misterioso, pieno di metafore iperboliche, e le scelte registiche così minimaliste, che perdono nel confronto fino a risultare quasi povere. Qualche segno più forte di questa cultura orientale si ritrova nelle proiezioni di disegni arabescati, che ogni tanto conquistano la scena, ricordandoci l’ambiente culturale che accoglie e genera la storia rappresentata, ricollocandola, ridandole i giusti confini che la possano in qualche maniera legittimare ai nostri occhi e al nostro sentire occidentale.

Centomila strofe (divise in 18 libri) ridotte in due ore di spettacolo costringono lo spettatore a una cavalcata estenuante tra nomi, storie e leggende che si intersecano. L’interpretare più personaggi da parte di uno stesso attore non è certo di aiuto nella comprensione, e con lo scorrere del tempo la volontà vacilla nella tenuta della memoria. Forte è la tentazione di abbandonare il filo del racconto, ma a che altro affidarsi nella visione?

Accogliamo quindi con sollievo gli applausi finali, quasi grati di essere congedati da quella che ci è sembrata purtroppo una prova di “maniera”, di “mestiere”, senza più voli e aperture su paesaggi incantati.

LA GUERRA DI KURUK SHETRA
uno spettacolo ispirato al Mahābhārata
regia di Giorgio Barberio Corsetti
testo di Francesco Niccolini
con: Ippolito Chiarello, Francesco Ferrante, Marco Grossi, Fabrizio Lombardo, Silvia Giulia Mendola, Marcello Prayer, Fabrizio Pugliese, Silvia Rubino, Fabrizio Saccomanno, Maurizio Semeraro
scene: Giorgio Barberio Corsetti e Massimo Troncanetti
costumi: Francesco Esposito
video design: Igor Renzetti
luci: Mauro Marasa’
produzione: L’Uovo Teatro Stabile d’Innovazione/Teatro Stabile delle Marche/Fattore K
finanziato dal Programma di Cooperazione Comunitario Greece – Italy 2007/2013

durata: 120’
applausi del pubblico: 2’

Visto ad Ancona, Teatro Sperimentale, il 22 ottobre
PRIMA.VERA.SCENA


 

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