Cuocolo / Bosetti in caduta libera tra i nodi del passato

Roberta cade in trappola (photo: Antonella Carrara)
Roberta cade in trappola (photo: Antonella Carrara)

“Abbiamo solo la nostra storia ed essa non ci appartiene”
(Ortega y Gasset)

Le distorsioni del tempo e della memoria, la perdita di senso di immagini o episodi del passato, la precarietà delle relazioni sono alcune delle tematiche alla base del nuovo lavoro di Cuocolo / Bosetti “Roberta cade in trappola, The space between”, presentato in prima assoluta al Funaro di Pistoia il 26 e 27 febbraio.

Il lavoro è la tredicesima parte del progetto “Interior Sites project”, che si è occupato dei confini tra intimo e urbano, privato e pubblico, della ossessione della memoria e della necessità del ritorno, attraverso lavori tra loro diversi, realizzati in contesti al di fuori dalle classiche scene, come appartamenti, camere di hotel o direttamente in strada.

Ma quella in cui entriamo questa volta è una scena classica, in cui Renato Cuocolo sta ancora sistemando gli ultimi dettagli, mentre la Bosetti è seduta ad una scrivania con pochi oggetti: un vecchio modello di registratore “Geloso G255”, una lampada, dei fogli e alcuni diari, tra cui uno più grande con tante foto, posto su un leggio, che un proiettore riproduce sul fondale per mano dello stesso Cuocolo.

La Bosetti ha una voce calda e avvolgente, e tramite il microfono crea controvoci e rumori, giocando su vicinanza e lontananza, mentre il registratore dà vita a figure appartenenti alla propria infanzia.

Ancora una volta la coppia Cuocolo-Bosetti porta il proprio vissuto in scena, perché realtà e finzione si contaminano a vicenda. Il racconto si costruisce sugli oggetti e sulle foto, che rendono palpabili scene di vita passata e servono da pretesto per raccontare gli amici di Roberta in un flusso di coscienza dove il denominatore comune è la distanza o la solitudine.
Le parole e le foto compongono un paradosso, perché rappresentano  allo stesso tempo la presenza e l’assenza, a seconda del piano temporale utilizzato. Le immagini fanno sorridere; scatti di vita, spaccati della quotidianità quando sorprende nelle pose o espressioni più strane, ma se rimpicciolite, o allargate su primi piani vicinissimi, offrono visioni differenti, che da ironiche si possono trasformare anche in drammatiche.

Si può cadere in molti modi in trappola. Lapsus in latino significa appunto “caduta” e il nostro inconscio ci fa spesso cadere in errori non intenzionali. La stessa memoria è una trappola, che plasma i ricordi in modo negativo o positivo, ma che rappresenta anche un ormeggio a cui ancorare il presente.

Roberta non sembra cercare empatia. Ci espone i fatti e i personaggi come in una autobiografia impersonale, e con l’ironia prende le distanze da un coinvolgimento emotivo, finché non arriva alla trappola più amara, quella della depressione, che chiama “la cosa brutta”, citando il David Foster Wallace di “Questa è l’acqua”.

Il pubblico è incantato e trasportato dalla bravura della Bosetti, e si genera un effetto specchio.  Chiunque può riconoscersi nel sapore di quella caducità dei rapporti, nella impossibilità di sfuggire alla solitudine, nel perenne sfasamento temporale rispetto ai propri bisogni. Ogni foto è una porta sulla memoria di amici che fanno eco anche ai nostri affetti e al nostro passato.

“Capiamo solo ciò che in qualche modo sappiamo”, cita ad un certo punto la Bosetti, ed è proprio l’agnizione nel mito del passato a costituire un nocciolo della performance. Le relazioni, la memoria, le proiezioni sono le tessere che compongono il complesso mosaico della nostra identità, che in questo caso si allarga all’identità teatrale.

“Ho un teatro nella testa”, è la frase che spesso fa fluttuare la Bosetti nell’aria, lasciando aperte le immagini alla mente degli spettatori, che possono aggiungere e togliere a piacimento tutti i possibili collegamenti, dall’equazione “Arte=Vita” del Living Theatre ad altri ambiti artistici come i diversi riferimenti letterari (non solo Foster Wallace ma anche Rainer Maria Rilke), al cinema e alla scultura di Duane Hanson, da cui sono tratte le immagini dei personaggi utilizzati nel diario.

ROBERTA CADE IN TRAPPOLA – The Space Between
tredicesima parte di Interior Sites Project
di Renato Cuocolo e Roberta Bosetti
con Roberta Bosetti
regia Renato Cuocolo
produzione Iraa Theatre coproduzione il Funaro – Pistoia

durata: 1h 15’
applausi del pubblico: 2’

Visto a Pistoia, Il Funaro, il 27 febbraio 2016

stars-3.5

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