Dalla scena al dipinto: riscoprire l’Ottocento al Mart

Edgar Degas - L'Orchestra dell'Opéra
Edgar Degas - L'Orchestra dell'Opéra
Edgar Degas – L’Orchestra dell’Opéra

Il teatro e la scena per raccontare il cammino della pittura verso la modernità. É questa l’angolazione proposta dalla mostra “Dalla scena al dipinto. La magia del teatro nella pittura dell’Ottocento. Da David a Delacroix, da Füssli a Degas”, un progetto espositivo nato grazie al sostegno del Musée d’Orsay di Parigi e frutto della collaborazione tra il Mart di Rovereto (dove la mostra sarà allestita dal 6 febbraio al 23 maggio prossimi) e due importanti istituzioni internazionali: il Musée Cantini di Marsiglia e l’Art Gallery of Ontario di Toronto.

L’esposizione, un continuo dialogo fra teatro e pittura, condurrà il visitatore dalla fine del Settecento alle soglie del XX secolo. Con questo progetto il Mart completa e approfondisce i temi che furono al centro dell’esposizione “La Danza delle Avanguardie”, allestita tra 2005 e 2006, e che ripercorreva il ‘900 fra teatro, danza e pittura.

La nuova mostra è un’occasione per ammirare, per la prima volta in Italia, alcuni dei capolavori dipinti dai maggiori pittori europei dell’Ottocento, da Jacques-Louis David a Eugène Delacroix, da Jean-Auguste-Dominique Ingres a Edgar Degas, tutti artisti affascinati dalla magia del teatro, che riportarono sulle loro tele molte suggestioni ispirate sia ai temi letterari delle più rappresentate tragedie del tempo, sia la gestualità, le ambientazioni scenografiche e la prospettiva illusionistica di quel mondo.
Circa duecento le opere esposte, tra dipinti, disegni e modelli di scenografie provenienti da collezioni pubbliche e private di tutto il mondo, tra cui il Louvre, il Musée d’Orsay, la Kunsthaus di Zurigo, il British Museum e il Victoria and Albert di Londra, ma anche il Metropolitan Museum di New York.

L’Ottocento, periodo di riferimento della mostra, è stato caratterizzato da una intensa passione per il teatro: “Per oltre un secolo e mezzo l’arte europea è stata soggiogata dal demone della scena” afferma nel saggio del catalogo Guy Cogeval, curatore della mostra insieme a Beatrice Avanzi. In questa prospettiva il teatro ha influenzato tutta la storia della pittura moderna, dal neoclassicismo all’impressionismo, fino alle prime sperimentazioni delle avanguardie artistiche del ‘900. Quello fra teatro e pittura è stato un rapporto complesso e reciprocamente fecondo: pittori come Jacques-Louis David o Delacroix hanno sì adottato nelle loro opere i gesti, i costumi, le prospettive sceniche del teatro, ma parallelamente le hanno a loro volta influenzate. “Dalla scena al dipinto” racconta questo complesso intreccio ripercorrendo diversi periodi: il neoclassicismo, il romanticismo, il realismo, il simbolismo…
Contemporaneamente viene affiancata la storia del teatro: a partire dal XVIII secolo, ad esempio, gli scritti di Shakespeare stimolarono l’immaginazione di numerosi artisti. Nella mostra un importante nucleo di opere illustrano letture dei drammi shakespeariani dipinte da artisti quali Füssli, Delacroix, Chassérieau e Sargent. L’“innamoramento” per il drammaturgo inglese fu parte integrante della sensibilità romantica, già in nuce nell’opera di Johann Heinrich Füssli, il maggior interprete dell’opera di Shakespeare in pittura.
In Italia Francesco Hayez costituì uno degli esempi più interessanti della relazione tra arte e teatro in età romantica: oltre ad aver collaborato agli allestimenti scenici del Teatro della Scala, Hayez riprese nei suoi dipinti modi e temi del grande melodramma italiano, in particolare delle opere di Giuseppe Verdi.
Con la rivoluzione “realista” di Honoré Daumier e Edgar Degas, la scena teatrale perse il suo ruolo predominante all’interno della rappresentazione pittorica in favore di una complessità narrativa che si avvalse di altri protagonisti. Degas non esitò infatti a far entrare nei suoi dipinti l’orchestra e gli spettatori. “In qualche misura – scrive ancora Guy Cogeval – è tracciata una linea che collega il particolare impressionismo di Degas, fatto di casualità e di istantaneità, alla rivoluzione dei Ballets Russes intorno al 1910, che metterà la danza al centro della creatività d’avanguardia”.

L’ultima parte della mostra arriva all’alba del ‘900, quando il rapporto con la sperimentazione teatrale d’avanguardia condurrà gli artisti alle soglie dell’astrazione. E’ una rivoluzione anticipata già alla metà dell’Ottocento da un artista come Richard Wagner con il suo progetto di opera d’arte totale. Di soggetto wagneriano sono, ad esempio, le tele e le litografie di Henri Fantin-Latour e Odilon Redon, ispirate dal sogno di una fusione tra le arti.
Nella pittura simbolista si mescolano mito e realtà. La generazione degli artisti simbolisti, e in particolare i pittori Nabis, parteciparono al teatro sperimentale del tempo: Édouard Vuillard e Maurice Denis abbandonarono gli aspetti più narrativi a favore di una maggiore sintesi della visione, e fu naturale per loro farsi coinvolgere nelle compagnie teatrali d’avanguardia impegnate in un’analoga evoluzione.

A chiudere il percorso espositivo del Mart le ricerche estreme degli scenografi Adolphe Appia ed Edward Gordon Craig, che rivoluzionarono l’intreccio fra pittura, architettura e scenografia. Adolphe Appia, in particolare, immaginò uno spazio scenico in cui l’attore è un tutt’uno con la “scenografia spirituale”, alludendo alla realtà attraverso fondali stilizzati.
E l’epilogo della mostra sta proprio qui: nella rivelazione di quell’estrema tensione verso l’astrazione che sarà uno dei destini più innovativi e radicali della pittura europea del XX secolo.

Orari: mar–dom 10-18; ven 10-21; lunedì chiuso. Biglietti: intero euro 10; ridotto euro 7; gratuito fino a 18 anni e sopra i 65.

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