Dance is not forever. Ambra Pittoni e la danza nell’attimo del respiro

Ambra Pittoni
Ambra Pittoni (photo: ambrapittoni.com)

Una danza di respiri vive della sua stessa musica. Così accade per la performance “Dance is not forever“, che Ambra Pittoni, danzatrice con il viso da gatta egiziana, ha presentato questa settimana a Milano dopo aver vinto il bando Experience, promosso da Fondazione Milano e Accademia di Comunicazione con il contributo della Fondazione Cariplo.
Italiana adottata da Berlino, l’artista ha animato per un anno il primo piano della discoteca “103” di Berlino, ormai vuota, con l’happening di tre ore “Boutique de Danse”, in cui ballerini eseguivano pezzi di danza su richiesta e a pagamento, proprio come in un juke box.

Se la danza sia collezionabile, in qualche modo conservabile al di fuori dei supporti tradizionali, se lo chiede Ambra Pittoni, proponendo un evento diviso in due fasi distinte e complementari.
Si inizia con un ingresso in uno spazio di ascolto, dove sono appesi alle pareti ed allestiti con grazia sette vinili a edizione limitata, che è possibile ascoltare attraverso le cuffie di vecchi giradischi, seduti su poltroncine da teatro in velluto. Contengono la registrazione delle tracce sonore dei respiri degli interpreti della performance che il pubblico ancora aspetta di vedere: due soli e un duo, più variazioni sul tema, in esterno. Le registrazioni sono digitali, fatte con strumenti portatili, con walkman a cassetta. I danzatori respirano e vengono registrati in luoghi reali: la base Nasa di Teufelberg, Grünewald, il parco nell’aereoporto di Tempelhof e la ZionsKirch.

La danza, ridotta ad un respiro, diventa un tema/base, declinato nelle sue variazioni.
Con le cuffie la mente di chi ascolta viene proiettata in un ambiente sonoro diverso rispetto a quello che lo sguardo si aspetterebbe. Si assiste ad una vera scissione della dimensione mentale del pensiero rispetto a quella visiva. Il mondo fuori scorre. Quello interiore è sincronizzato con il suono che proviene dagli auricolari, con il respiro dei danzatori. E, inconsapevolmente, comincia a muoversi come loro.
Poi, a due a due, il pubblico viene fatto accomodare all’interno di una stanza oscurata, nella cui penombra si distinguono lunghi drappi di garza che separano le sedie dai corpi di due performer. Una volta seduti, loro cominciano a danzare. Gesti e movimenti sono ridotti al minimo, in favore del respiro. Ancora di più, sincronizzando il proprio con quello dei ballerini si balla insieme a loro e la danza prende forma nell’immaginazione. Il corpo va dietro al respiro. Non è il corpo che respira per muoversi ma si muove perché  respira.

E’ un lavoro complesso ed intimo. Ai danzatori è stato chiesto di fissare una coreografia e poi i ballerini hanno memorizzato il proprio modo di respirare nell’eseguirla. Di questo, ora, restano i gesti come memoria cinetica, resta una coreografia fatta di suono puro che porta in sé la memoria del movimento del corpo nel respiro. Un rimbalzare tra media diversi, giocando con la danza ed il suo fantasma. Perché dance is not for ever, ma per chi la sa ascoltare, ora e sempre, sì.

Dance is not forever
ideazione e creazione: Ambra Pittoni
field recording e composizione musicale: Francesco Cavaliere e Ambra Pittoni
performers: Ippolita Baldini e Yusuke Yamasaki
assistente alla creazione e comunicazione visiva: Paul-Flavien Enriquez-Sarano
un progetto di Milano Trepuntozero, Fondazione Milano, Accademia di Comunicazione, realizzato con il sostegno di Fondazione Cariplo
durata: 20′

Visto a Milano, via Lodovico il Moro 9, il 1° ottobre 2010

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