Danza In Rete 24: radici nella tradizione, ali puntate all’innovazione

La Veronal con "Pasionaria" (ph: Alex Font)
La Veronal con "Pasionaria" (ph: Alex Font)

Fra Vicenza e Schio, la danza come comunità inclusiva e dinamica. Prossimi appuntamenti con La Veronal e Chiara Frigo

Oltre 80 appuntamenti, di cui 21 prime regionali e sette nazionali; un palinsesto che spazia dal balletto classico di tradizione alla coreografia contemporanea internazionale, alla performance urbana; otto spazi teatrali ed altri non convenzionali; incursioni in ambientazioni interne ed esterne tra le architetture del nume vicentino Palladio o dell’archeologia industriale Lanerossi di Schio; spettatori di ogni età, coinvolti attivamente ad essere fruitori consapevoli o soggetti partecipi.

Sono questi i numeri e la pluralità di dimensioni della settima edizione di Danza In Rete, festival in corso tra Vicenza e Schio dal 13 febbraio al 4 maggio, promosso dalla Fondazione Teatro Comunale di Vicenza e dalla Fondazione Teatro Civico di Schio.

Il prossimo weekend prevede eventi al cui richiamo non ci si può sottrarre e che sono rappresentativi dell’ampio respiro del festival: venerdì 5 aprile la compagnia spagnola La Veronal presenterà “Pasionaria”, interpretato da otto danzatori che evocheranno una distopia non così difficile da immaginare, nella quale gli esseri umani di un futuro prossimo avranno perso la capacità di emozionarsi, riducendosi a marionette.
Seguono, sabato 6 aprile, “Ballroom” di Chiara Frigo, una vera e propria esperienza in cui riscoprirsi comunità attraverso la partecipazione attiva alla danza; e la performance all’aperto della Compagnia Ertza, dedicata al tempo e al suo diverso valore tra Africa ed Europa.

Questa settima edizione di Danza In Rete fa letteralmente sognare, come recita l’headlineYour arms are wing, your legs are root”, perché porta in Veneto freschezza non solo di proposte, ma anche di modalità di progettazione da parte di enti istituzionali. Colpiscono l’impostazione transgenerazionale, l’apertura alla pluralità dei linguaggi della danza ed in particolare l’ampia accoglienza per quelli più innovativi, la vocazione produttiva oltre che espositiva del festival, la molteplicità delle realtà attive nella rete.

Ne abbiamo parlato con Alessandro Bevilacqua, che condivide la direzione artistica insieme a Loredana Bernardi e Pier Giacomo Cirella, ed è curatore della sezione Off, dedicata alla danza sperimentale e di ricerca, e ai progetti di scouting. E’ in questo segmento che si sono concentrati molti lavori inediti: l’anteprima nazionale coprodotta di “Danze americane” interpretata da Fabrizio Favale; le prime nazionali di Chiara Ameglio con “Variazione nomade sul vuoto”, Cornelia con “Hybridus”, Camilla Monga con “Passage/paysage”, Siro Guglielmi con “Hyperlove”, così come quella della compagnia Spellbound Contemporary Ballet che ha presentato “Solo andata”.

A questi si sono affiancate nella sezione “on” le prime regionali di altri giovani autori italiani ormai affermati come Marco D’Agostin, Adriano Bolognino, Nicola Galli, ed altri in decisa ascesa, come Panzetti/Ticconi e Jacopo Jenna. La sezione Off è arricchita inoltre da un focus su coreografi emergenti di altri paesi: Tamir Golan, Reches Itzhaki, Michael Getman. L’attività di scouting alla base della programmazione è frutto di un’attenzione efficace a network come Anticorpi XL, Aerowaves, NID Platform, o a premi come Prospettiva Danza o Danza&Danza, da cui sono emersi rispettivamente Siro Guglielmi e Roberto Tedesco.

Degno di nota è il progetto “Artista in Rete”, grazie al quale un autore ‘prende dimora’ per l’intero periodo di programmazione del festival: non si tratta di una semplice residenza, ma di una frequentazione attiva agli eventi e al suo processo organizzativo, nel corso della quale l’ospite attiva un dialogo con artisti, operatori e spettatori, presenta una sua nuova creazione e un laboratorio-spettacolo per bambini e famiglie, conduce masterclass e cura la propria formazione autoriale a contatto con altri protagonisti, segnala realtà da programmare, fornisce feedback per lo sviluppo futuro del festival. Una presenza grazie alla quale «cresciamo insieme nello scambio – afferma Bevilacqua -, recepiamo le necessità, i desideri, le aspettative degli artisti di oggi, mettiamo a fuoco nuove buone pratiche».
Dopo Lorenzo Morandini e Roberto Tedesco, quest’anno è la volta di Nicola Galli, coreografo, danzatore, light e costume designer, votato alla ricerca corporea declinata in azioni molteplici, dalla coreografia alla performance, dall’installazione all’ideazione grafico-visiva. A lui si deve la segnalazione del lavoro di Jacopo Jenna.

Il festival come comunità inclusiva e dinamica, e non come una struttura a direzione univoca rivolta ad esperti, è un’immagine ricorrente nel confronto con Alessandro Bevilacqua, del quale si percepisce l’urgenza autentica di declinare questo concetto su diversi livelli. A partire dal pubblico: il numero di spettatori del festival è in progressiva espansione e, se già nelle edizioni migliori ha sfiorato le 10.000 presenze, ciò si deve non solo alla lunga storia della stagione di danza Vicenza Danza del Teatro Comunale, ma anche ad un piano articolato e lungimirante di audience development. Incontri con la danza o con gli artisti costituiscono da diversi anni appuntamenti imprescindibili in cui è possibile approfondire la comprensione degli spettacoli, insieme a critici ed esperti di danza o direttamente in dialogo con gli artisti, acquisendo chiavi di lettura utili anche in contesti diversi; si tratta quindi di un luogo temporale in cui si costruiscono ponti tra spettatori ed autori, tra generazioni e poetiche differenti, contaminando spazi istituzionali ordinariamente aperti a linguaggi già codificati.

A ciò si aggiungono iniziative focalizzate per specifici target d’età, sia di alfabetizzazione, che di coinvolgimento attivo: “I primi passi a teatro” per le scuole primarie, dell’infanzia e per le famiglie; i progetti di partecipazione nella creazione “Teatro con Vista” e “Spettatori Danzanti” per adolescenti e giovani adulti, in un dialogo aperto anche con scuole di danza territoriali; “Dance Well” per anziani con il Parkinson; “Nel gesto di un grembo” è invece il workshop condotto dal Premio Scenario Valentina Dal Mas rivolto ai genitori; mentre “Danza in Rete per l’Ambiente” è un insieme di laboratori teatrali, spettacoli e performance open air incentrati sulla salvaguardia dell’ecosistema.

Questo ricco palinsesto è stato possibile grazie anche alla rete di organizzatori che la promuove, capaci di interagire in una vera e propria co-progettazione: Fondazione Teatro Comunale di Vicenza, Fondazione Teatro Civico di Schio, La Piccionaia che gestisce la programmazione del Teatro Astra, Theama Teatro responsabile di Spazio Bixio e Spazio AB23, i vari network già citati hanno concorso a selezionare e costruire proposte di qualità e buone pratiche di organizzazione.

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