
Continuiamo dopo la pausa estiva il nostro percorso iniziato la scorsa stagione sugli artisti che, fra teatro di figura e arte nel campo del teatro ragazzi ma non solo, hanno creato un percorso originale di grande rilevanza nel panorama italiano.
Dopo Antonio Catalano e Gigio Brunello, è ora la volta di Dario Moretti che, con il suo Teatro all’Improvviso, ha realizzato prima a Quistello e poi a Mantova un teatro ragazzi originale e riconoscibilissimo, che si fonda nel suo essere, prima che attore ed autore, artista a tutto campo. Con il tempo ha infatti consolidato una forma teatrale che ha nell’immagine eseguita dal vivo e correlata dalla narrazione e dalle altre arti i suoi principi fondanti.
Il suo modo di porsi rispetto all’infanzia, attraverso un teatro che punta sul gioco delle varie arti, è già presente fin dagli esordi negli anni Ottanta. Spettacolo esemplificativo della sua prima stagione è “La caduta di Art” (1989), dove Art è un angelo custode che perdendosi si è rifugiato tra i bambini ed è qui che lo si cerca.
Moretti, attorniato da una scenografia girevole, è il protagonista animatore di varie storie realizzate con pupazzi e piccole costruzioni fatte di legno, cartoncino, stoffa, Das e filo di ferro. Accompagnano lo spettacolo brani musicali tratti dall’immenso repertorio della musica sacra (e profana): Palestrina, Bach, Pergolesi, De Morales, Handel, Rossini, Allegri…
A questo lavoro seguono poi numerosi altri spettacoli, tra i quali “L’ochina bianca” (1992), “Faustino” (1993), “Storie fuori dal guscio” (1994), “Il Canto della rana” (1996), “Il Pentolone rovesciato” (1997), “Il fiume lucente” (1998), “Fatina” (1999), che ulteriormente fondono il teatro di figura con la parola, attraverso un gusto molto personale dell’immagine, che Moretti trasmette anche in manifesti (come i bellissimi realizzati per il festival Segnali) e percorsi a tema di grande suggestione.
Alla fine degli anni Novanta questo stile matura e arriva a compimento anche attraverso numerose istallazioni che Moretti inizia a costruire e ad esporre parallelamente ai suoi spettacoli.
E’ di questi anni la ricostruzione del famoso circo di Calder ne “Il grande Gioco”.
Con l’arrivo in compagnia di Cristina Cazzola si concretizza un’interessante officina, nella quale il l’universo visionario di Moretti è in felice equilibrio con una narrazione sobria e il gesto coreografico dell’attrice. Un’interprete che racconta in versi e un pittore che “illustra” il racconto. E alla fine un libro per portare a casa la storia e rivederla. Interessante è infatti il lavoro editoriale con la casa editrice Panini (e poi altre) che lo invita a mettere in libro i suoi spettacoli: “Le stagioni di Pallina” (1992) premio Stregagatto, “L’Isola di Ariel” (2004) e “Storia di tre” (2005), “Le due regine” corredato da un cd audio (2006), “Felicità di una stella” (2006), “La casa dei divieti” (2008), “Il punto, la linea, il gatto” (2010), e alcuni tradotti in francese.
Dal 2006, anno in cui crea un nuovo festival a Mantova (Segni d’Infanzia), inizia un ulteriore percorso che lo porterà a collaborare con alcuni fra i più importanti artisti italiani che operano nelle varie arti: a dare il via a queste collaborazioni è, nel 2005, “Gigi”, dove lavora insieme al danzatore Giorgio Rossi.
E’ invece di quest’anno l’Operina per bambini “Le due regine”, che Moretti commissiona al celebre compositore contemporaneo Azio Corghi, e vede in scena Sonia Bergamasco. Musica, canto, pittura, arti visive convivono qui al servizio dello stupore e dell’incanto dei bambini. Elaborando in modo originale la famosa Serenata mozartiana “Eine Kleine Nacht musik”, Moretti costruisce una storia che vive di contrasti, tra blu e rosso, tra melodia e ritmo che, come accade in ogni fiaba che si rispetti, verranno sanati alla fine ad opera dello stesso Mozart, spiritello impertinente e benefico.
Cinque musicisti, una cantante, un pittore e lo stesso Moretti compiono il prodigio di mescolare i colori dissonanti di Corghi con quelli melodicamente sublimi di Mozart, in un impasto di emozioni che gli spettatori più piccoli apprezzano e gradiscono, immergendovisi a capofitto.
Con “Felicità di una stella”, del 2007, a collaborare con Moretti sono invece l’arpista Cecilia Chailly e il regista Franco Piavoli: lo spettacolo racconta l’infanzia, e parla dei bambini attraverso le loro mani, le voci, i giochi, le espressioni e le emozioni. E’ una specie di danza di pennelli e di matite che scorrono sulla carta.
Dario Moretti dipinge sotto lo sguardo del pubblico un concerto per immagini e suoni, accompagnato dalle musiche di un’arpa eseguite in scena dal vivo; un omaggio a tutti i bambini, al loro sguardo e al loro stupore.
“La casa dei divieti”, del 2008, è forse il percorso più ardito. Una voce fuori campo ordina ciò che si può e che non si può fare, la danzatrice protagonista però, invece di cambiare idea, inventa modi alternativi e variopinti per superare l’ostacolo. I bambini sono invitati a trasgredire con la fantasia.
Un lavoro che, come al solito, mescola universi artistici diversi: la musica, la danza, l’immagine tra gioco e realtà.
Lo spettacolo non nasce a caso, ma è il frutto di un lungo percorso di laboratori nelle scuole, condotto con il contributo pedagogico di Serge Lesourd, psicologo dell’Università di Strasburgo, ed in collaborazione con il coreografo Eric Oberdoff, che ha lavorato su musiche originali composte da Frode Haltli e Trygve Seim.
Fondamentale dunque nel lavoro di Moretti è la collaborazione con artisti di vari Paesi, che sfocia anche in coproduzioni come “A nord della primavera”, del 2009, creata in collaborazione con gli svedesi Teater I e Smalands Musik Och Teater.
Lo spettacolo è tratto da “Il viaggio meraviglioso di Nils Holgersson”, tra i classici della letteratura infantile del Novecento, opera della scrittrice svedese e Premio Nobel per la letteratura (prima donna ad averlo ricevuto) Selma Lagerlof.
Con le animazioni video di Enrica Casentini e le sculture di Moretti, si racconta il viaggio del protagonista Nils attraverso la Svezia, tra paesaggi incantati e meravigliosi, sempre in groppa ad un’oca domestica e insieme ad uno stormo di oche selvatiche. Il viaggio intrapreso da Nils è però anche un percorso interiore che coinvolge il ragazzino in una riflessione sull’infanzia come periodo fondamentale per la formazione della vita dell’uomo, in cui imparerà il valore dell’amicizia, della compassione e della solidarietà. Lo spettacolo utilizza in modo sapiente tutte le forme che il teatro e le arti figurative dispongono: dal video alla danza alla pittura dal vivo, creando non una storia ma un susseguirsi poetico di veri e propri mondi di forte espressività.
L’ultima creazione è “Il punto, la linea, il gatto”, realizzata in collaborazione con la danzatrice Michela Lucenti. Qui, davanti al pubblico di bambini, una danzatrice (nella nuova versione lo stesso Moretti), scossa da un suono improvviso, si mette a disegnare su un fondale bianco. E così su di esso un punto diventa una linea, poi un gatto e così, attraverso il movimento del corpo, anche lo spazio scenico si riempie di gesti, di piccole poesie e di colori tra cui il pubblico si trova perfettamente a suo agio.
Ma l’attività di Dario Moretti non è tutta qui. Ha infatti ideato e realizzato scenografie anche per altri teatri e compagnie italiane: il C T B, il Teatro Reon di Bologna, il TPO di Prato, il Teatro Eduardo di Opera, il C.R.E.S.T. di Taranto, La Filarmonica Clown, Lo Stabile del Veneto. Per Ravenna Festival ha partecipato all’opera Don Chisciotte e per Il Festival della Letteratura ha realizzato diversi ed importanti percorsi e progetti.
Dal 2006, con Cristina Cazzola che ne è la direttrice artistica, organizza Segni d’Infanzia, un festival internazionale d’arte e teatro per l’infanzia promosso dal Comune di Mantova, che viene realizzato in teatri, palazzi storici e piazze della città ducale, con compagnie soprattutto internazionali e con laboratori specifici.
La prossima settimana proseguiremo il nostro approfondimento su Dario Moretti con l’intervista all’artista.