A Zona K a Milano, in prima nazionale, l’installazione dell’artista di Berlino coprodotta con il Mittelfest
L’arte che apre ferite, provoca cortocircuiti, crea collegamenti. I grandi interrogativi esistenziali sono oggetto di “Death and Birth in My Life” di Mats Staub, installazione visiva per venti spettatori realizzata a Zona K (Milano), che l’ha coprodotto con Mittelfest.
Nato nel 1972 in Svizzera, Staub vive e lavora a Berlino. Le sue creazioni usano i linguaggi dell’audio e della videoinstallazione. Vi s’intersecano filosofia, scienza, psicologia e letteratura. Al centro dei progetti, persone comuni disposte a mettersi a nudo, capaci di rivelare le pieghe della propria anima. Uno scandaglio che è maieutica, scavo, contatto con le proprie zone d’ombra che traboccano nelle zone d’ombra degli spettatori. Aria d’intimità e di verità. Ricerca di pezzi di vita. Rivelazioni, confessioni. E una fusione d’anime che non tracima mai nell’impudico.
Partecipare a “Death and Birth in My Life” è un po’ come assistere a una seduta psicanalitica. Due le domande di partenza: Quali morti e quali nascite hanno influenzato e cambiato la mia vita finora? Chi ho accolto, chi ho perso e a chi ho detto addio, e che cosa mi è accaduto nel processo?
Di solito Mats Staub prende parte alle conversazioni da cui nascono le sue installazioni. Per “My Grandparents” (2008) ha interrogato oltre 300 nipoti in quattordici città diverse; per “21 – Memories of Growing Up” (2012) ha prodotto circa 200 videoritratti, spaziando fra tre continenti.
In “Death and Birth in My Life” assistiamo in video all’incontro tra persone che parlano di vita e di morte, e di come queste esperienze abbiano plasmato la loro vita. Staub rimpicciolisce fino a scomparire. Lascia che l’incontro avvenga spontaneo, tra coppie di persone che magari non si erano mai conosciute prima. Imbarazzi, silenzi, stupori. Sguardi assorti, occhi lucidi. Umanità. Staub è il compagno invisibile; è una bolla di sapone. Resta a filmare i dialoganti, il loro rimbalzo di parole e ascolti.
I visitatori dell’installazione osservano simultaneamente su due schermi verticali i due interlocutori di fronte a loro, vicini ma separati. La sala di Zona K è ripartita infatti in quattro semicerchi. In ognuno, cinque comode sedie di design. Indossiamo le cuffie. Sembra di essere in poltrona. Una penombra delicatissima pervade la sala. Che diventa ambiente, salotto accogliente.
Nei due pannelli televisivi davanti a noi, i dialoganti appaiono a grandezza naturale. Come nei ritratti di Leonardo o di Raffaello, ne carpiamo le espressioni facciali, le emozioni mutevoli, sempre più profonde, i sentimenti. Dei personaggi ripresi nell’ultimo triennio (tra il 2019 e il 2022 a Basilea, Milano, Francoforte, Dublino, Johannesburg) afferriamo l’anima. Restiamo muti, ma non possiamo eludere il nostro dialogo interiore, il nostro groviglio schizofrenico di ricordi ed emozioni legati a nascite e lutti.
Eppure “Death and Birth in My Life” è soprattutto un lavoro sull’ascolto. Epitteto ricordava che «Dio ci ha dato due orecchie, ma soltanto una bocca, proprio per ascoltare il doppio e parlare la metà».
Zona K è un recesso di riflessione. Nell’atto in cui ci addentriamo nel cuore di queste confessioni, non troviamo risposte convenzionali, perché gioie e dolori sono irripetibili, come le persone che li determinano o li attraversano.
Questa drammaturgia disadorna allevia il dolore attraverso il fragile atto di parlare e di ascoltare. L’attenzione si apre all’empatia.
Assistiamo a due faccia a faccia di un’oretta: storie plurime, riflessioni su temi universali. C’è un intervallo, lo spazio per un aperitivo. È uno stacco per la convivialità di noi spettatori, che scambiamo osservazioni, oppure restiamo muti, ora più avvezzi semplicemente ad ascoltare mettendo da parte il nostro ego. Ognuno ha il proprio modo di cercare gli altri o di evitarli. Ognuno ha le proprie strategia di fronte a impressioni forti. Come nella vita reale: tra una birra e un bicchiere d’acqua, tra un cubetto d’emmenthal e un pomodoro da portare alla bocca con uno stuzzicadenti.
È arte. È esperienza umana. Viviamo cose che altrimenti lasceremmo non dette o inascoltate. Creiamo uno spazio comune. È rito. È condivisione. È verità. È catarsi.
Ritorniamo a casa modificati, come solo il teatro sa fare. Il teatro forte, vissuto, che trasfonde ciò che è privato nel pubblico, in un’alchimia bizzarra in cui la condivisione coincide con l’isolamento e il pudore.
DEATH AND BIRTH IN MY LIFE
Una produzione ZONA K/Mittelfest2022
Idea, Concept, Regia: Mats Staub
Con Sharon & Hlengiwe, Ahmed & Basso, Erika & Charlotte, Avril & Eric, Giovanna & Jana, Fabrizio & Ambra, Elena & Elisabetta, Massimo & Diego; Camera: Benno Seidel, Matthias Stickel;
Scenografia: Monika Schori;
Dramaturgical Associate: Simone von Büren, Elisabeth Schack;
Collaboratrice per Milano: Cinzia Schincariol;
Ricerca: Tim Harrison (Manchester), Maia Marie (Magaliesburg), Patrick Mudekereza (Lubumbashi), Dada Kahindo (Kinshasa), Marcus Rehberger (Basel), Nele Beinborn (Frankfurt), Wolfram Sander (Hannover), Leo Saftic (Perg), Celya Larré (Paris), Justin Murphy (Dublin), Federica Di Rosa (Milan);
Direzione Tecnica: Hanno Sons, Stefan Göbel;
Postproduzione: Benno Seidel;
Traduzione, Sottotitoli: Simona Weber, Cinzia Schincariol, Matthias Stickel, Benno Seidel; Interprete per Milano: Laura Canonica;
Production Management: Barbara Simsa, Elisabeth Schack;
Produzione: zwischen_produktionen;
Co-produzione: Kaserne Basel, SICK! Festival Manchester, Künstlerhaus Mousonturm Frankfurt, Festival Theaterformen Hannover, Festival der Regionen, Spielart Festival Munich, Centre culturel suisse Paris, Migros-Kulturprozent, Dublin Theatre Festival, ZONA K Milan, Mittelfest2022; Funding: Fachausschuss Tanz und Theater BS/BL, Pro Helvetia Swiss Arts Council, Christoph Merian Stiftung, Ernst Göhner Stiftung;
Azione performativa inserita in “IntercettAzioni” – Centro di Residenza Artistica della Lombardia: un progetto di Circuito CLAPS e ZONA K, Industria Scenica, Milano Musica, Teatro delle Moire, con il contributo di Regione Lombardia, MiBACT e Fondazione Cariplo
durata: 2 h più intervallo
Visto a Milano, Zona K, il 1° giugno 2022
Prima nazionale