Dimitri/Canessa tra i fantasmi di Bruno Schulz

Bruno di e con Federico Dimitri ed Elisa Canessa
Bruno di e con Federico Dimitri ed Elisa Canessa

“La musica aiuta a non sentire dentro il silenzio che c’è fuori di noi”, scriveva Johann Sebastian Bach nel XVIII secolo: il silenzio dell’orrore storico e della violenza umana, viene da pensare. Lo ricordano le centinaia di testimonianze, anche quelle relegate all’anonimato, appigliatesi all’arte per sfuggire o sopravvivere al “secolo breve” e di cui oggi resta il respiro fondamentale di un gesto.

La danza di “Bruno” della compagnia Dimitri/Canessa (produzione di Progetto Brocknhaus, Sosta Palmizi e del Centro Artistico Il Grattacielo di Livorno, di cui abbiamo parlato proprio ieri) ha aperto, alla Lavanderia a Vapore di Collegno (To), la terza edizione della rassegna Concentrica, evocando l’intimità e la solitudine di questo istinto conservativo salvifico, drammaticamente necessario.

Costruiti su estetiche analoghe alle atmosfere dei quadri di Chagall e su note d’archi e pianoforti struggenti come “uccelli volteggianti sugli orrori dell’abisso” (ciò che disse Baudelaire di Chopin), i quadri coreutici, volutamente zoppi, del duo si offrono in “Bruno” come fantasmi di passaggio, incubi, memorie e sogni di un onirico bombardato, profugo, esiliato, radiato.

La scena di Dimitri/Canessa è il teatro “cranico” dello scrittore e pittore galiziano d’origini ebraiche Bruno Schulz, vissuto tra il 1892 e il 1942 a Vienna, relegato nel ghetto, ucciso con arma da fuoco da un ufficiale della Gestapo ed infine sepolto in una fossa comune.

Traduttore di Kafka, autore delle raccolte di racconti “Le botteghe color cannella” e “Il sanatorio all’insegna della clessidra”, quest’ultimo da lui stesso illustrato, amico degli intellettuali polacchi a lui contemporanei (tra cui il Gombrowitz di “Pornografia”), Bruno Shulz è una delle tante vite squarciate dalle volontà imperiali di XIX e XX secolo, austro-ungariche prima, nazifasciste poi.

Attingendo dallo stesso stile narrativo delle sue pubblicazioni e dei suoi dipinti, “opere sotto la cui ombra è cresciuta di fatto tutta la nostra generazione”, come disse Tadeusz Kantor, Federico Dimitri ed Elisa Canessa offrono il movimento dei corpi e la mimica alienata degli sguardi ad una costruzione drammaturgica che restituisce la frammentazione del ricordo e la compresenza ambigua di tenerezza e crudeltà che si realizza nella memoria: un letto attorno al quale correre si trasforma così da rifugio notturno di bambino in metallica branda manicomiale, ed infine in parete patipolare offerta al pubblico ludibrio.

La danza dinoccolata di Dimitri/Canessa mette in scena quelli che lo stesso Schulz definì “i balbettii di delirio mitologico” che emergono dalle nebbie dei retaggi biografici e dal desiderio di “maturare verso l’infanzia, per poterne avere ancora una volta la sua pienezza e la sua immensità”.
L’infanzia come mondo incolume ed inconsapevole, dunque, laddove il gesto “grezzo”, lasciato tale anche in “Bruno”, è manifestazione di una libertà che non tarderà ad annaspare contro l’asfissia del presente.

Concentrica, rassegna di arti performative ideata dal Teatro della Caduta in collaborazione con il Teatro della Concordia di Venaria, il Teatro Sociale di Valenza, il Festival RiGENERAzioni di Casalnoceto e l’Officina Teatrale degli Anacoleti di Vercelli, prosegue nelle prossime settimane con il duo belga Circoncentrique con lo spettacolo “Respire” (18 e19 novembre alla Lavanderia a Vapore di Collegno e il 20 novembre al Teatro di Casalnoceto) e con “L’insonne” della compagnia Lab121, che arriverà da Milano alle Fonderie Limone di Torino il 22 novembre.

Dalla danza attoriale della compagnia Dimitri/Canessa il linguaggio del corpo si spinge dunque nelle sperimentazioni del circo contemporaneo del duo Maida/Pythoud, che mette in scena la dualità circolare dell’atto respiratorio traducendosi in gioco di simmetrie e ritmi polari, all’interno dei quali la luce s’inserisce come fondamentale elemento narrativo.
Il “circo nuovo” sarà inoltre tema centrale della riflessione dell’incontro che si terrà il 19 novembre al Teatro della Caduta in presenza di Corpi e Visioni, progetto triennale curato da Gigi Cristoforetti e promosso dal Comune di Correggio e dalla Regione Emilia-Romagna con il sostegno del MiBACT per affermare la piena contemporaneità di un linguaggio performativo spesso ancora vissuto attraverso i filtri della sua ingombrante tradizione.

Liberamente tratto dal romanzo “Ieri” di Agota Kristof e vincitore del premio Inbox 2015, “L’insonne” del regista Claudio Autelli, qui curatore della drammaturgia insieme a Raffaele Rezzonico, ci riporta invece al teatro in senso più stretto con la caustica narrazione di un’esistenza tragica senza tragedia, che dà voce ad un capolavoro della letteratura contemporanea al grido afono di uomini così prigionieri della vita da non riuscire neppure a morire:

– Non sono morto?
– Perché dovresti essere morto?
– Ho aperto il gas.
– Il gas è staccato da una settimana. Non lo pago più.

Bruno
ideazione e concetto per la produzione compagnia dimitri/canessa
regia e interpretazione Federico Dimitri, Elisa Canessa
assistenza artistica Giorgio Rossi, Emanuel Rosenberg
disegno luci Marco Oliani
assistenza musicale Antonio Ghezzani
coproduzione Sosta Palmizi, Progetto Brockenhaus
con il sostegno di MiBAC-Dipartimento dello Spettacolo e Regione Toscana – Settore Spettacolo
progetto vincitore del 22° FIT, Festival Internazionale di Teatro di Lugano (CH)

Visto a Collegno (TO), Lavanderia a Vapore, il 12 novembre 2015

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