Divine: il Butō di Megumi Eda e Yuko Kaseki è uno scambio tra arti

Divine (ph: Sigel Leicht)
Divine (ph: Sigel Leicht)

In prima assoluta a Testimonianze Ricerca Azioni anche la pellicola su Carmelo Bene firmata da Clemente Tafuri

L’appuntamento con il Butō è ormai un momento cruciale della programmazione di Testimonianze Ricerca Azioni e trova luogo deputato nel cuore di Genova, tra lo sfarzo dei suoi nobili ambienti.

Qui abbiamo assistito a “Divine”, ultimo evento di una giornata interamente dedicata al tema.
Nella suggestiva cornice della Sala del Maggior Consiglio, Yuko Kaseki e Megumi Eda hanno portato in scena una performance che fonde la fisicità intensa del Butō con l’eleganza della danza classica.
La prima parte, un po’ troppo dilatata, è uno scambio comico di competenze all’interno del quale una danzatrice cerca di insegnare all’altra la sua “arte”. Emerge la pressoché totale impossibilità per l’una di percorrere la strada dell’altra. Il contatto con la terra e con la propria brutale visceralità si scontra con l’apparente artificio della danza classica, imprigionata in un sorriso forzato e volta a trovare un contatto celeste che garantisca la minor aderenza possibile con il suolo.
Ma è una trappola. I due mondi, nella seconda parte, dimostrano di poter trovare dialogo. Lo spettacolo diventa, gradualmente, un incontro di stili che si traduce in un confronto corposo e complesso, in cui i corpi delle due protagoniste si muovono fra tensione e armonia, dando vita a personaggi segnati da fragilità e distorsioni, simboli di una condizione esistenziale precaria e universale.
Si cerca di strutturare il tutto con l’introduzione di parrucche, veli, abiti più o meno tradizionali giapponesi che vengono impiegati in tutte le possibili applicazioni. La narrazione visiva si salda poco a poco attorno alle due figure che, pur provenendo da dimensioni opposte, condividono sempre di più il percorso. La sfida è utilizzare “armi nuove” come l’ironia, inusuale e inaspettata, usata qui per destabilizzare e per stimolare una riflessione più profonda.
Le danzatrici, nel loro vorticoso creare, mettono in discussione i confini tra forma e contenuto, mostrando come entrambi possano diventare prigioni quando privati di libertà, in bilico costante tra audacia e rischio, spingendosi verso territori sperimentali che, a tratti, si perdono in una sovrabbondanza di virtuosismi. Anche nei momenti più caotici, vive una tangibile ricerca intorno al movimento e a cercare un codice adatto per veicolare contenuti necessari e condivisi.

Carmelo Bene nella pellicola
Carmelo Bene nella pellicola

Abbiamo quindi assistito, in prima assoluta, alla proiezione del film diretto da Clemente Tafuri per la serie “La parte maledetta. Viaggio ai confini del teatro. Carmelo Bene”.
L’opera travalica l’omaggio al genio e si struttura come riflessione profonda intorno alle radici filosofiche e politiche che hanno alimentato la sua rivoluzionaria visione artistica. Il lavoro sfugge alla documentazione per scavare nel cuore del pensiero e dell’opera dell’attore, proponendo un’esperienza che intreccia immagini, suoni e idee. Ne emerge non solo il visionario che ha sconvolto il teatro italiano, ma l’interprete acuto delle contraddizioni del suo tempo, capace di sfidare convenzioni culturali soffocanti e di aprire nuove possibilità espressive.
Il film non racconta, ma invita a confrontarsi con il paradosso che Carmelo Bene ha sempre posto al centro della sua ricerca: la crisi della rappresentazione. Attraverso frammenti di seminari e dibattiti, come quello con Maurizio Grande alla Sapienza di Roma, il regista costruisce un mosaico di idee che si muovono tra passato e presente. La questione della phoné, centrale nel teatro di Bene, emerge qui non solo come tecnica vocale, ma come strumento per sondare il limite invalicabile dell’arte: la sua incompiutezza. È proprio in questo confine che l’artista trova il suo spazio di creazione, spingendo il linguaggio e il teatro oltre le loro forme tradizionali.
L’apertura del film, con la lettura di Nietzsche da parte del protagonista, è un manifesto: l’arte non è una risposta, ma un cammino, un movimento perpetuo tra enigmi irrisolvibili. Il montaggio alterna immagini oniriche e sequenze di archivio in cui Bene sfoglia testi o riflette in silenzio, trasportandoci in un mondo in cui il teatro diventa un “non luogo”, un gioco che sfida ogni certezza.
Tafuri ci offre così un ritratto che non si limita a celebrare Bene come artista, ma lo pone come pensatore, capace di attraversare i territori della musica, della letteratura, del cinema e della filosofia con una coerenza disarmante. Il film, come l’opera di Bene, non cerca conclusioni ma spazi di libertà, rifiutando la riduzione della complessità a formule semplicistiche. La camera non si limita a registrare, ma diventa strumento narrativo, avvicinandosi ai corpi, ai gesti, ai dettagli che definiscono la scena. Le immagini, spesso alternando passato e presente, creano una stratificazione temporale che riflette il senso stesso dell’opera di Carmelo: una ricerca che non conosce né un inizio né una fine.
Il film riesce anche a evidenziare come Bene abbia attraversato discipline diverse – teatro, cinema, radio – non per sfuggire alla categorizzazione, ma per esplorare il paradosso della rappresentazione in ogni sua forma. Ogni sua scelta artistica, come dichiara Tafuri, è un atto di ribellione e al contempo un ritorno all’essenza stessa dell’arte: non un mezzo per affermare certezze, ma uno strumento per sostare nel dubbio. In conclusione non solo un film su un artista, ma un viaggio nelle possibilità dell’arte stessa, un invito a sostare nel mistero e a riscoprire il teatro come spazio di interrogazione e di sussulti. Una testimonianza potente, che dialoga con il passato per illuminarne le ombre e per proporre una visione necessaria al nostro presente.

Divine
Regia, coreografia, costumi: Megumi Eda e Yuko Kaseki
con: Megumi Eda e Yuko Kaseki
Compositore: Reiko Yamada
Luci : Teo Vlad e Daniel Miranda

Durata: 1h circa
Applausi del pubblico: 2′ 32”

Visto a Genova, Sala del Maggior Consiglio – Palazzo Ducale, il 10 novembre 2024

 

 

La parte maledetta. Viaggio ai confini del teatro. Carmelo Bene
Regia: Clemente Tafuri
Con: Valentina Beotti, Margherita Fabbri, Daniela Paola Rossi
Fotografia e montaggio: Clemente Tafuri, Luca Donatiello, Alessandro Romi
Riprese e audio: Luca Donatiello, Alessandro Romi
Produzione: Teatro Akropolis, AkropolisLibri

Durata: 58′
Applausi del pubblico: 2′

Visto a Genova, Teatro Akropolis, il 16 novembre 2024

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