Le Donne in guerra di Sicignano & Vannucci, fra ribellione e indipendenza

Donne in guerra (photo: Antonio Parrinello)
Donne in guerra (photo: Antonio Parrinello)

Sei donne, ognuna portatrice di una storia che è intima ed universale insieme, ognuna con un carico di sogni, speranze, dolori, ferite da condividere. Lacerate durante il tempo dell’attesa, immobili ad osservare binari che portano in un luogo altro e non definito. Autonome, indipendenti, dure e al tempo stesso femminili, madri e compagne, lavoratrici e idealiste.

Sono “Donne in guerra” le protagoniste dello spettacolo scritto a quattro mani da Laura Sicignano – autrice, regista, direttrice artistica del Teatro Stabile di Catania, che abbiamo da poco intervistato – e Alessandra Vannucci, spettacolo che ha inaugurato la stagione dello Stabile.
E’ un riallestimento del lavoro già portato in scena dalla Sicignano al teatro Cargo di Genova, e che ha raccolto negli anni premi nazionali e internazionali (menzione al Premio Ubu, Premio Fersen 2015 per la regia, Premio internazionale Les Eurotopiques 2014): immaginato a partire “dai racconti di infanzia delle nonne – spiega Laura Sicignano – che contribuirono più di ogni romanzo a creare il mio universo fantastico e valoriale: donne sole che si guadagnavano la sopravvivenza con la forza del carattere, l’indipendenza con l’inventiva, con l’ironia qualche lusso, con la saggezza la ribellione”.

Per la messa in scena catanese è stato scelto un nuovo cast e lo spettacolo è stato proposta al Verga in uno spazio scenico rivoluzionato per l’occasione. Per il pubblico l’ingresso è stato dal palcoscenico, svuotato e occupato solo da alcuni bauli serviti da pedana e da pulpito alle sei donne che piano piano si sono presentate agli occhi di spettatori incuriositi.
Una alla volta, viaggiatrici spaesate e spaventate, hanno iniziato, ora timidamente, ora rapidamente, il loro intimo e personale viaggio nella storia osservate dal pubblico, invitato anch’esso a partecipare ad un viaggio, stavolta dal palco alla platea, per prendere posto in due tribunette sistemate ai lati di binari e massicciata, grazie alle scene funzionali di Laura Benzi, riprese da Elio Di Franco.

Estate 1944. L’Italia è travolta dalla guerra civile. Ma fare la guerra non è solo cosa da uomini, lo ripetono con i gesti, con le parole e con le intenzioni le sei donne, in quadri scenici ben legati fra loro da una regia pulita e lineare, precisa nel ritmo e nelle intenzioni, che dà risalto alla forza drammaturgica della parola narrata per ribaltare un immaginario fatto di uomini in battaglia e donne ferme nella loro attesa. Perché fare la guerra non è necessariamente andare al fronte e combattere, ma è anche aspettare notizie che non arrivano e contemporaneamente cercare di sopravvivere alla fame, agli stenti, ai soprusi dei potenti, a privazioni e violenze, fisiche o verbali, di altri uomini rimasti ad osservare la vita che scorre senza tempo e senza umanità.

Le sei donne incarnano i molti e variegati aspetti di un’Italia ferma nella confusione e nello spaesamento successivo all’8 settembre. Difficile capire da dove provengono, impossibile immaginarne il futuro. In un presente atemporale, attraverso intensi monologhi intessuti di vita, sofferenza, sogni infranti, desideri e speranze, si presentano Zaira (Egle Doria), levatrice saggia e un po’ veggente, spesso chiamata anche nei momenti in cui la vita cede il passo alla morte e poi Maria (Federica Carruba Toscano), ragazza vitale, positiva, che sceglie di diventare operaia per essere d’aiuto, nell’attesa di ricevere notizie dal fronte, e poi la cugina Anita (Barbara Giordano), partigiana battagliera e mai doma. E ancora la borghese signora De Negri (Carmen Panarello), moglie e madre volitiva nella sua pelliccia; la fervente fascista divenuta ausiliaria della Repubblica di Salò Milena (Leda Kreider), figlia – ironia della sorte – di socialisti che volevano chiamarla Lenina, e la giovane Irene (Isabella Giacobbe), bambina costretta a crescere troppo in fretta dopo essere stata abusata dai nazisti, che le rubano la purezza e l’ingenuità e la condannano alla follia.

Tutte e sei le attrici danno vita a personaggi forti e commoventi, resi con trasporto e sincerità.
Tutte vanno incontro ad un destino probabilmente di morte, con dignità e contegno, illuminate solo da tenui fanali (luci di Gaetano La Mela), si spogliano – i costumi di Laura Benzi ripresi da Riccardo Cappello – perché “nudi si va alla morte”, cantando in coro il dolce e struggente motivetto di quegli anni: “Non dimenticar le mie parole”, filo conduttore musicale della narrazione.

Negli spazi del Ridotto del teatro Verga l’installazione “Di ferro, di rose, di ombre” dialoga perfettamente con la materia narrata in scena. Sono memoria fatte di oggetti del passato, ombre soffuse, ora minacciose ora rassicuranti, suoni ancestrali le opere realizzate dal collettivo MaleTinte ovvero Annachiara Di Pietro, Valeria Cariglia SinMetro, Martina Grasso, UtaDag, Iolanda Mariella, Claudia Corona, Francesca Franco, Irene Catania, Alice Valenti, Marinella Riccobene, Agata Vitale, Monica Saso e Lydia Giordano.

Fra luci e ombre, competenze tecniche e fili d’ispirazione, i diversi linguaggi delle quattordici artiste continuano a dialogare con insistenza, disponibilità, tenerezza, determinazione, perdita e ritrovamento. A comporre il percorso espositivo oggetti recuperati, riportati a nuova vita o in attesa di una possibile rinnovata presenza sulla scena. Oggetti di transizione, fotografie, abiti, ricami, macchine da scrivere e piccoli mobili in legno, ad accompagnare il pubblico in un viaggio essenziale e straniante nel giardino delle rovine e della memoria condivisa.

Donne in guerra
testo di Laura Sicignano e Alessandra Vannucci
regia Laura Sicignano
con Federica Carruba Toscano, Egle Doria, Isabella Giacobbe, Barbara Giordano, Leda Kreider, Carmen Panarello
assistente alla regia Francesca Mazzarello
scene di Laura Benzi riprese da Elio Di Franco
costumi di Laura Benzi ripresi da Riccardo Cappello
luci Gaetano La Mela
produzione Teatro Stabile di Catania

durata: 1h 40′
applausi del pubblico: 2′

Visto a Catania, Teatro Verga, il 16 ottobre 2021

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