Dr. Nest di Familie Flöz: le maschere di Schüler nel labirinto della mente

Dr Nest (ph: Valeria Tomasulo)
Dr Nest (ph: Valeria Tomasulo)

La compagnia berlinese di teatro di figura inaugura al Menotti di Milano il tour del trentennale

In “Azzurro” di Pallavicini e Conte «il treno dei desideri nei miei pensieri all’incontrario va». Pare andare controcorrente anche il treno del dottor Nest, ansioso di lasciarsi alle spalle pensieri amari, e forse i segni di una vita complicata.
È un notturno degno di Chopin lo spettacolo “Dr. Nest” di Familie Flöz. La compagnia berlinese nata nel 1994 torna in Italia con il suo teatro di figura caratterizzato dalle note maschere in cartapesta immobili e vivide, tanto più parlanti quanto più sono silenziose.
“Dr. Nest” è uno spettacolo del 2019 che sembra anticipare le atmosfere claustrofobiche e ovattate del periodo Covid. Il Teatro Menotti di Milano inaugura il tour 2024 di Familie Flöz, che, nel trentennale della fondazione, toccherà varie città italiane tra cui Salerno, Roma, Firenze, Foggia, Bari, Savona e Napoli.

Le maschere di Hajo Schüler danno vita a un’umanità più stramba del solito. La drammaturgia di Fabian Baumgarten, Anna Kistel, Björn Leese, Benjamin Reber, Mats Suethoff e Michael Vogel, con lo stesso Schüler anche in cabina di regia, disegna (con i costumi di Mascha Schubert) un carosello di figure pervase da un’ossessione: c’è un paio di medici soloni dai capelli scarmigliati; c’è l’infermiera malata di senso della realtà; c’è il controllore in livrea ferroviaria con baffi a manubrio; c’è il percussionista dalla vita tambureggiante; c’è il pianista invasato dal look mozartiano; c’è la casalinga in grembiule intenta a fare la calza; c’è la donna volubile e incantata con la nostalgia della maternità; c’è il tenerone in cerca di abbracci; e c’è pure un gigante sghembo dall’andatura ciondolante, inquietante e infantile, che ricorda il mostro del “Frankenstein” di Whale del ‘31.
Bastano piccoli gesti a modellare sentimenti senza esasperazioni, tocchi d’umana leggerezza e flebili sorrisi poetici.

C’è un letto a Villa Blanca, fantomatico istituto psichiatrico dalle pareti grigie e dalle suppellettili scrostate. Vi ci dorme proprio Nest. La parola “nest” in tedesco significa “nido”. E infatti Villa Blanca, con le sue vetrate notturne e le sue architetture cangianti, è un asilo per destini folli. Rappresenta il luogo dell’accudimento e della protezione. Al “dentro” protettivo, si contrappone un “fuori” incerto e imprevedibile. Un rifugio di matti è l’habitat ideale per gli illusi, i visionari, gli invasati; quelli che ardono d’amore o per un sogno. Gli artisti, dunque, che cercano un guscio riparato dai pregiudizi e dai tabù borghesi.

Il dottor Nest assume con naturalezza la sua nuova posizione. Spinto dalla curiosità e dall’empatia, interseca i propri sogni e incubi ai fenomeni bizzarri e agli enigmi dei suoi pazienti: ricordi perduti, corpi divisi, personalità dissociate, demoni e delusioni.
A contatto con gli strani ospiti dell’istituto, Nest perde presto l’orientamento. Nel mondo della follia dove tutto è possibile, dove convivono ossimori e antitesi, anche lo spettatore usa chiavi d’accesso personali per accostarsi allo spettacolo e ai suoi significati ermetici. Ognuno incontra sulla scena un riflesso delle proprie incertezze.
Il discrimine sottile tra normale e anomalo, tra conscio e inconscio, sfuma davanti ai nostri occhi fino a dissolversi, in un orizzonte che si allontana quanto più ci avviciniamo, dove coesistono ironia e dolore.

Dietro le maschere, Familie Flöz nasconde il mistero. È un piccolo mondo romantico fatto di tamburi, pianoforte e theremin, strumento immateriale per eccellenza. La musica di Fabian Kalbitzer solenne e disinvolta, audace e immateriale, ci proietta nei labirinti della mente. Allo stesso modo, le scene avvolgenti di Christian Eckelmann e Felix Nolze ci smarriscono nel dedalo del cervello e nelle profondità dell’anima.

“Dr. Nest” è ensemble di paradossi provenienti dalla neurologia. Scenografia e luci, musiche e suoni, coreografie e movimenti, creano un racconto tragicomico sulle fragilità umane e sull’inappagabile desiderio d’amore.
È una drammaturgia ancora meno nitida di quelle cui siamo abituati. Ci chiediamo in quale mondo siamo: quello dei medici o quello dei pazienti? O un altro ancora?
Non bastano un camice bianco addosso e una cartella clinica in mano per fare chiarezza. Attraverso Nest e la sua empatia proviamo a sfuggire alle nostre paure e ad assecondare i nostri demoni. Li abbracciamo per cercare la ragione più profonda del nostro io. Non è un caso che alle porte di questo mondo dall’apparenza inquietante, volino e bussino uccelli incorporei, a recare il nitore del cielo azzurro e un indomito alito di libertà.

DR NEST
Familie Floz
Un’opera di Fabian Baumgarten, Anna Kistel, Björn Leese, Benjamin Reber, Hajo Schüler, Mats Suethoff e Michael Vogel
Con Fabian Baumgarten, Anna Kistel, Björn Leese, Benjamin Reber, Mats Suethoff
Regia Hajo Schüler
Co-Regia Michael Vogel
Maschere Hajo Schüler
Musiche Fabian Kalbitzer
Scenografie Rotes Pferd (Christian Eckelmann, Felix Nolze)
Costumi Mascha Schubert

durata: 1h 20’
applausi del pubblico: 3’30”

Visto a Milano, Teatro Menotti, il 26 gennaio 2024

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