Dream di Alessandro Sciarroni. Alla Triennale di Milano la nuova durational performance fa sold out

Dream (ph: Lorenza Daverio)
Dream (ph: Lorenza Daverio)

Il coreografo continua ad indagare ripetizione e resistenza come possibilità di rivelare ossessioni e fragilità dell’atto performativo. Ve ne parliamo in occasione della Giornata internazionale della Danza

Già altre volte, cercando di approfondire – durante gli ultimi 15 anni – le variegate e sempre sorprendenti performance di Alessandro Sciarroni, avevamo enunciato il fatto di come lo sguardo dello spettatore fosse al centro della sua particolarissima forma di danza. Uno sguardo sempre coinvolto in un gioco di linguaggi, e dove la danza si trasforma ogni volta, attraverso un caleidoscopio di nuove occasioni, in vere e proprie esperienze emotive e sensoriali.

Ciò accade anche in “Dream”, nuova durational performance (senza un inizio né una fine, come in precedenti lavori dell’artista) che ci ha visti coinvolti nel Salone d’Onore del palazzo della Triennale a Milano per il festival Fog. “Dream” è un’esperienza molto particolare che, dalle 17 alle 23 di sera, coinvolge in un tempo sospeso sei performer in movimento continuo e in stretto contatto con il pubblico, che può circolare a suo piacimento nello spazio, quanto e quando vuole.

Nel grande salone rettangolare, diviso in tre parti da piantane con riflettori che donano alla scena luci sempre cangianti, troviamo Marta Ciappina, Matteo Ramponi, Elena Giannotti, Valerio Sirna, Edoardo Mozzanega e Pere Jou, vestiti con gli essenziali costumi scuri di Ettore Lombardi.
Si muovono con gesti calibrati, mai eccessivi, ispirati dalle note che escono dal pianoforte (ma non solo) suonato da Davide Finotti, che troneggia su un lato della parte centrale e che a tratti ci regala anche attimi di silenzio, da riempire con i riverberi delle emozioni appena attraversate o solamente da gustare come benefica quiete. Ognuno lo fa a suo modo, come del resto lo fanno gli spettatori, in un sogno che rimane però condiviso tra pubblico e performer che, durante tutto il tempo, in modi diversi, dialogano anche in modo diretto fra loro.

Molti gli elementi che interagiscono con il nostro sguardo di spettatore nell’osservazione dei movimenti dei performer. Il rapporto con le melodie che si spandono nell’aria, ora conosciute ed ammalianti, ora sconosciute, ci propongono sensazioni diversificate, che ognuno interpreta a suo piacimento; la luce dei riflettori che si modifica di volta in volta, colloquiando con quella esterna che filtra dai finestroni, le cui tapparelle, col passare del tempo, vengono alzate, lasciando trasparire il mondo esterno e il sole che reclina.

Spesso il nostro sguardo si sofferma sugli spettatori disseminati nel Salone, ora scambiandolo con chi conosciamo, ora portandolo ad osservarne alcuni, come la vecchia signora vestita elegantemente con grande cappello e bastone, oppure il giovane che mette il collirio negli occhi: elementi che diventano essi stessi preziosi per la nostra particolare visione.

Con il passare del tempo i corpi dei performer, in quest’eterno muoversi nel tempo e nello spazio, sembrano diventare meno fluidi, offrendo nuove dimensioni al gesto. Così come, nel nostro peregrinare da una parte all’altra del grande spazio, cambia totalmente la prospettiva dello sguardo: ad un certo punto, sdraiati letteralmente per terra, osserviamo il tutto da un luogo speciale, e così il nostro sguardo ci trasporta dal soffitto ai movimenti dell’artista che abbiamo accanto, o ancora ad occhi chiusi ci lasciamo guidare solo dalla musica e dalle immagini appena viste, in una dimensione ancor più vicina al sogno.

L’eterno e calibrato muoversi dei sei danzatori a tratti ha dei brevi momenti di stasi, con canti eseguiti all’unisono vicino al pianoforte. Come quando, di notte, ci si sveglia ma si desidera subito ricadere nel sonno, alla ricerca di altri sogni.
E’ così che “Dream”, come sempre è nelle intenzioni del coreografo (Leone d’Oro per la Danza nel 2019 alla Biennale di Venezia) rappresenta un’opportunità per la danza – attraverso lo sguardo dello spettatore – di scardinare il tempo e lo spazio aprendoli a nuove, infinite possibilità.

Uscendo dallo spazio ci viene poi consegnato, in forma di romanzo, lo script che è stato alla base di questa nuova avventura di Sciarroni, che propone al pubblico inedite dimensioni della performance e del suo particolarissimo modo di concepire la danza, una forma d’arte che proprio oggi – 29 aprile – viene celebrata nel mondo attraverso la Giornata internazionale della Danza.
E quest’anno il tradizionale messaggio è stato affidato alla regista, coreografa e danzatrice cinese Yang Liping, che nel sottolineare come la danza sia un modo per comunicare con il mondo, ricorda anche un proverbio della sua città natale: “Se hai le gambe ma non sai ballare, hai sprecato la tua vita”.

DREAM
di: Alessandro Sciarroni
con: Marta Ciappina, Matteo Ramponi, Elena Giannotti, Valerio Sirna, Edoardo Mozzanega, Pere Jou
pianista: Davide Finotti
consulenza drammaturgica: Salvo Lombardo
paesaggio sonoro: Aurora Bauzà & Pere Jou
costumi: Ettore Lombardi
disegno luci, cura tecnica: Valeria Foti
cura, consiglio, sviluppo: Lisa Gilardino
amministrazione, produzione esecutiva: Chiara Fava
relazioni stampa, comunicazione: Pierpaolo Ferlaino
social media: Giulia Traversi
produzione: Marche Teatro – Teatro di Rilevante Interesse Culturale, Corpoceleste_C.C.00#, Dance Reflections by Van Cleef & Arpels, CENTQUATRE-PARIS, Festival D’Automne à Paris, Triennale Milano Teatro, CSS Teatro stabile di innovazione del FVG, Centrale Fies, Snaporazverein, Azienda Speciale Palaexpo – Mattatoio | Progetto Prendersi Cura, La Contrada – Teatro Stabile di Trieste

Alessandro Sciarroni è artista associato del CENTQUATRE-PARIS

Visto a Milano, Triennale Teatro, il 2 aprile 2023

 

 

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