La Tempesta su Milano di Stephen Petronio: I Drink the air befor me

Stephen Petronio
Stephen Petronio
I drink the air before me di Stephen Petronio (photo: milanoltre.org)

“Io bevo l’aria a me innanzi e torno prima che il vostro polso abbia battuto due volte” promette Ariel a Prospero nella sheakespiriana “Tempesta”. Questo desiderio di “scagliarsi attraverso una tempesta, con una velocità impensabile e una certezza assoluta, nel perseguimento del proprio obiettivo” è ciò che, afferma Stephen Petronio, ha ispirato questo lavoro.

“I Drink the air befor me”, presentato in prima nazionale al teatro Elfo Puccini in occasione del festival MilanOltre iniziato nel fine settimana, racconta di tempeste ambientali ed interiori in cui l’uomo può soccombere o uscire vincitore.

Creato in celebrazione del venticinquesimo anno della compagnia americana, originariamente vedeva danzare lo stesso Petronio nelle vesti di un bizzarro e burbero capitano che ormeggia la nave con funi uncinate per tutto il teatro. La versione “italiana” arriva mutilata di questa interessante presenza e si apre in modo decisamente più pacato.
Lo spettacolo propone uno studio, comunque piacevole, che comprende la composizione di una partitura sonora dedicata, creata da Nico Muhly in collaborazione con lo stesso Petronio. Un percorso acustico che funga da trama, un viaggio che parte dalla serenità, passa attraverso la tempesta e si conclude in una dimensione liturgica ispirata alla melodia che accompagna la benedizione di una campana durante la sua installazione: “Una invocazione di sorta, un faro in cerca di uno stato di calma e speranza” ci racconta il coreografo.

La sonorità di Muhly è interessante ed ipnotica. Noto seguace di Philip Glass, il compositore ha qui un tocco delicato e decisamente più fruibile di quello del suo mentore. Proponendo il suono del flauto e degli archi insieme a quelli profondi del piano e del trombone ci trasporta in una dimensione sognante e sottomarina. Gli attori, sebbene la coreografia non sfrutti appieno le potenzialità sonore, talvolta sembrano trasformarsi in musica, pesci, aria, evanescenti linee in movimento. Undici corpi che danzano ininterrottamente sul nudo palcoscenico, entrando ed uscendo in modo imprevedibile, come fossero onde che si scontrano e si risucchiano a vicenda. Si creano così assoli, duetti e quartetti molto morbidi e sinuosi. Un movimento tumultuoso ma estremamente pulito e dalla dimensione prettamente estetica sottolineata dai bellissimi costumi di Adam Kimmel, rigorosi e dal richiamo antico, come le tutine a strisce tipiche dei costumi d’inizio secolo. Proprio l’estetica è però il limite di questa creazione: la tanto agognata tempesta viene presentata, non vissuta. I danzatori la descrivono ma non la incarnano, tanto da sembrare emozionalmente vuoti. Lo spettatore si trova così di fronte ad un bellissimo quadro, ma che poco ha a che fare con sé.

I Drink the air befor me
coreografia: Stephen Petronio
con:  Julian De Leon, Gino Grenek, Barrington Hinds, Mandy Kirschner, Tara Lorenzen, Reed Luplau, Natalie Mackessy, Emily Stone, Shila Tirabassi, Joshua Tuason, Amanda Wells
musica originale: Nico Muhly
costumi: Adam Kimmel
luci: Ken Tabachnik
durata: 60’
applausi del pubblico: 2’ 58’’

Visto a Milano, Teatro Elfo Puccini, l’8 ottobre 2010

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