Earthink Festival 2022: le arti performative per la sostenibilità

Blue revolution (photo: Gianfranco Rosselli)
Blue revolution (photo: Gianfranco Rosselli)

Il pianeta Terra e le problematiche ambientali al centro del festival torinese di Tékhné, che si amplia anche a riflessioni civili e politiche

Giunto ormai all’XI edizione, dal 9 al 17 settembre si è svolto a Torino Earthink, che è stato il primo festival di teatro a tematica ambientale nato in Italia. Una rassegna che potremmo anche definire di teatro civile a tutti gli effetti: delectāre (essere piacevole) e movēre (toccare nel profondo), ma al chiaro scopo di docēre, informare, rendere edotti e responsabilizzare gli spettatori su questioni urgenti che riguardano il pianeta Terra. Il richiamo ai temi della sostenibilità, dell’ambiente, dell’economia circolare e delle pari opportunità riflette un sentimento di allarme diffuso, soprattutto tra le nuove generazioni, che si accompagna al sano desiderio di conoscere, approfondire, agire prima che sia troppo tardi.

I temi dell’Agenda 2030 vengono quindi affrontati in maniera diversificata: dall'”Effetto serra” di Tecnologia Filosofica a “Users’ guide for planet earth” di Eunemesi, da “Apocalisse tascabile” di Sardegna Teatro a “2071. Una visita guidata al pianeta Terra”, produzione del LAC di Lugano, solo per citare alcune delle proposte di questa edizione.
Come location degli spettacoli Earthink sceglie in alcune occasioni spazi all’aperto, immersi nella natura, in altre, in maniera perspicace, luoghi nuovi e piccoli, in cui il contatto fra attori e pubblico si fa per forza di cose stringente. Impossibile tirarsene fuori: siamo tutti coinvolti.

“Blue Revolution” e “Madres” sono due dei numerosi appuntamenti proposti in rassegna, il primo allo Spazio Kairòs il 13 settembre, il secondo tre sere dopo al Cubo Teatro. Entrambi attingono, seppur con delle differenze, ai meccanismi a cui ci ha abituato da decenni il teatro di narrazione: al centro sta il racconto, che trae ispirazione da eventi del nostro passato recente o da questioni etiche di carattere universale, con cui il narr-attore o la narr-attrice si rivolgono direttamente al pubblico, in una scena perlopiù asciutta, essenziale, priva di orpelli.
La scrittura del testo è preceduta da un lavoro di ricerca e di consultazione di documenti, che nel caso di “Blue Revolution. L’economia al tempo dell’usa e getta”, di Pop Economix, ha visto collaborare Alberto Pagliarino, Nadia Lambiase e Paolo Piacenza, mentre per “Madres” – interpretato da Olivia Manescalchi, con Miguel Angel Acosta (chitarra e voce), Davide Pecetto (fisarmonica) e Alberto Giolitti (disegno) – è di Monica Luccisano, anche regista dello spettacolo.

Alberto Pagliarino si rivolge direttamente al pubblico come in una conversazione tra amici: quando nasce l’idea che l’interesse del singolo possa promuovere l’interesse della società? Come si è arrivati, da un fraintendimento e abuso di quell’idea, a concepire l’obsolescenza programmata delle macchine?
E anche se nel corso della narrazione Pagliarino interpreta alcuni personaggi, tra cui i padri dell’economia Adam Smith e Antonio Genovesi, questi vengono solo stilizzati. Non è l’immedesimazione che l’autore cerca, ma l’efficacia della comunicazione.
Tre sono le questioni-storie che vengono affrontate: quella della nascita dell’economia dell’usa e getta, la scoperta da parte del capitano Charles J. Moore del “continente” di plastica e, per finire, le nuove opportunità che l’economia circolare, nata dall’ingegno del giovane imprenditore Tom Szaky, ci offre. Concorrono alla chiarezza e al ritmo del racconto contributi video e sonori.
Più articolata e scorrevole la prima parte, da rodare e forse asciugare la seguente. “Blue Revolution” è comunque uno spettacolo utile, potenzialmente molto adatto al pubblico delle scuole. Vi si riconosce la competenza e la versatilità di chi il teatro lo ha studiato e lo sa fare.

Madres (photo: Gianfranco Rosselli)
Madres (photo: Gianfranco Rosselli)

“Madres” ripercorre il dramma dei desaparecidos e, in particolare, delle loro madri. La storia è tristemente nota: nel 1976, con un colpo di stato, le forze militari argentine destituiscono il governo e instaurano una dittatura. A poco a poco vengono a mancare le libertà di parola, di stampa, persino riunirsi o fare volontariato diventa pericoloso. Un’intera generazione di giovani, ritenuti sovversivi comunisti dalle forze al potere, viene fatta sparire.
In scena, Olivia Manescalchi dà alternativamente voce a una madre e a sua figlia, rapita, segregata, torturata, violentata, privata a sua volta della propria figlia e infine scaricata ancora viva dallo sportello di un aereo in mezzo all’oceano atlantico.
Manescalchi-madre racconta e mentre racconta cucina, così come era solita fare per gli amici di Claudia, la figlia. Racconta dei timori iniziali per le attività e le frequentazioni di Claudia, dello strappo improvviso, dei silenzi che la circondavano, della vana richiesta d’aiuto al sacerdote, ma anche della lotta, della forza ritrovata e dell’incontro riparatore con la nipote.
Manescalchi-figlia racconta di atroci e inenarrabili sofferenze, ma anche di come a un certo punto il suo corpo non sentisse più nulla al di fuori di quel miracoloso contatto con la creatura in grembo.
Potente e intensa la voce di Miguel Angel Acosta che, al suono di chitarra e fisarmonica, accompagna il racconto con canti struggenti. Una lettura espressiva impegnativa per l’attrice. La difficoltà del tema richiederebbe forse di lavorare per sottrazione su testo ed espressività.

Earthink, ormai radicato sul territorio, ci sembra centrare i propri obiettivi, riuscendo a coinvolgere anche un pubblico che solitamente non va a teatro (complice l’ingresso gratuito agli eventi), ma che si riconosce nei valori e nelle parole comunicate dal palco. Il suo merito: contribuire a restituire allo spettacolo dal vivo, con urgenza, una dimensione politica, collettiva, civile.

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