L’Edipo Re di De Rosa e Sinisi, alla ricerca della verità

Edipo Re (ph: Andrea Macchia)
Edipo Re (ph: Andrea Macchia)

Sul palco un cast d’eccellenza composto da Francesca Cutolo, Francesca Della Monica, Marco Foschi, Roberto Latini, Frédérique Loliée e Fabio Pasquini

Dopo la fortunata collaborazione tra il regista Andrea De Rosa e il drammaturgo Fabrizio Sinisi, sperimentata e apprezzata da pubblico e critica lo scorso anno al Teatro Astra di Torino per la stagione “Buchi neri” con lo spettacolo “Processo Galileo”, le aspettative per questa nuova produzione non potevano che essere alte e, senza ombra di dubbio, sono state molto più che soddisfatte.

Stesso teatro come luogo di debutto, stessi maestri delle scene (Daniele Spanò), delle luci (Pasquale Mari) e del suono (G.U.P. Alcaro). Un incontro di competenze e soprattutto di visioni felicissimo per uno spettacolo assolutamente da vedere, grazie anche a un cast di attrici e attori di rara qualità.

“Edipo re”, in scena a Torino fino al 17 marzo, si inserisce di diritto in una stagione teatrale dedicata al tema della cecità o, meglio, alla verità che inseguiamo, temiamo, travisiamo o scegliamo di non vedere.
La versione di Fabrizio Sinisi è filologicamente rispettosa del mito, ma punta l’attenzione su ciò che non riusciamo, in quanto essere umani, a controllare e comprendere, ossia l’inesorabilità e inspiegabilità del fato, rendendo in qualche modo protagonista nascosto e vero artefice della tragedia non più l’eroe tebano ma Apollo, dio vendicativo e capriccioso, che si manifesta di volta in volta nelle ambigue parole di Tiresia o in quelle intrise di sangue e dolore dei messaggeri.

Edipo cerca ostinatamente la verità, ha bisogno di fare luce su di sé, sul suo passato e sul suo destino, a cui ingenuamente pensa in un primo momento di poter sfuggire, allontanandosi da quelli che crede essere i suoi veri genitori. Conosce l’arte del linguaggio, risolve l’enigma della Sfinge, incarna la ratio e il logos, gli sembra di avere tutti gli strumenti per poter capire. Eppure, si inganna, non sente la voce che fin dall’inizio lo indica come l’autore dell’omicidio del proprio padre: “Sei tu… sei tu… sei tu”. Non sente e non vede Edipo.
A che servono dunque gli occhi se non si è in grado di vedere? si chiede Edipo, quando finalmente apprende la verità, cercando ancora una volta una risposta razionale a ciò che razionale non è.

La scena è occupata da sette pannelli trasparenti, che riportano immediatamente alla memoria quelli tutt’a un tratto comparsi in tempi di Covid negli uffici e nei negozi per evitare il contagio (ennesima prova di come il teatro sappia essere specchio dei tempi nella misura in cui riesce a far proprio e trasformare in metafora il presente).
I pannelli sono attraversati da una linea bianca, posta all’altezza degli occhi, così che anche agli spettatori venga per un buon tempo preclusa la possibilità di incontrare lo sguardo dei personaggi.

Marco Foschi, che interpreta Edipo e più astrattamente l’irrefrenabile bisogno di conoscenza dell’essere umano, appare e recita inizialmente di spalle, a rimarcare la distanza che ci separa dalla verità nella sua interezza.
La ricerca instancabile condotta da Edipo è puntellata da un’originale ed efficace uso delle luci. La scena, infatti, non è solo occupata da pannelli trasparenti, ma anche da una selva di fari teatrali, lampade incandescenti e analogiche e pannelli dorati, che rendono la luce un’altra grande protagonista dello spettacolo.
Vi sono poi i suoni, che irrompono e si mescolano alle parole, ai canti, ai sospiri e ai lamenti del popolo di Tebe. Bravissime Francesca Cutolo e Francesca Della Monica nel rendere possibile questa fusione, nel creare paesaggi sonori che riempiono la scena, senza che vi sia bisogno d’altro.
Giocasta ha qui il volto e il corpo di Frédérique Loliée, attrice francese (già apprezzata dal pubblico torinese in “Riva fatiscente – Medea/ materiali – Paesaggio con Argonauti” di Heiner Müller, sempre al Teatro Astra nel 2022), impeccabile nell’interpretare contemporaneamente il difficile ruolo di moglie e madre. La sensualità, qui esaltata da una lieve semitrasparenza dell’abito, fa infatti da contrappunto ad alcune posture, come le mani spesso appoggiate sui fianchi a sorreggere la schiena, che alludono alle fatiche di una madre.

Infine, Roberto Latini, qui impegnato nei molteplici ruoli di Apollo, Tiresia e dei messaggeri. L’attore romano si conferma come uno fra gli artisti più interessanti e originali del teatro italiano. La scena in cui narra il modo in cui Edipo, disperato e arresosi all’ineluttabile, arriva a cavarsi gli occhi, eleva lo spettacolo a un sorprendente grado di epicità e intensità. Il tormento è nel corpo che si contorce, nelle dita tremanti conficcate negli occhi e poi portate timorosamente alla bocca, da cui suoni e parole faticano a esprimere il dramma che si è compiuto.
Ottima anche l’interpretazione di Creonte da parte di Fabio Pasquini, che ci restituisce un personaggio più compassionevole e vicino di quanto non appaia nel mito, mosso in alcuni momenti – sembra – più da preoccupazione fraterna che da sentimenti legati a questioni di potere ed equilibrio politico.

Uno spettacolo di grande impatto, questo “Edipo Re”. Alla regia il merito di aver saputo valorizzare e far convergere i molteplici linguaggi teatrali su cui il teatro può contare, senza che nulla appaia mai scontato, scollegato o inessenziale.

EDIPO RE
di Sofocle
traduzione: Fabrizio Sinisi
adattamento e regia: Andrea De Rosa
con Francesca Cutolo, Francesca Della Monica, Marco Foschi, Roberto Latini, Frédérique Loliée, Fabio Pasquini
scene: Daniele Spanò
luci: Pasquale Mari
suono: G.U.P. Alcaro
costumi: Graziella Pepe
produzione TPE – Teatro Piemonte Europa, Teatro di Napoli – Teatro Nazionale, LAC Lugano Arte e Cultura, Teatro Nazionale di Genova, Emilia Romagna Teatro ERT / Teatro Nazionale

durata: 1h 15’
applausi del pubblico: 4’

Visto a Torino, Teatro Astra, il 10 marzo 2024

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