Si può ancora parlare oggi, attraverso il teatro, di morte, persistenza della memoria, elaborazione del lutto, senza ripetere gli stessi stereotipi che, per duemila anni, hanno accompagnato questi temi, centrali nella vita di ogni essere umano e quindi, di pari passo, evocati migliaia di volte sulla scena?
Certo, lo si può fare se ci si trova davanti ad un testo bello e profondo, scritto per lo più da un giovanissimo autore, e reso sul palco da attori che ne riescono a catturare anche le minime sfumature ed accenti.
Ciò è avvenuto per merito de La Corte Ospitale e Proxima Res, che in coproduzione con il Premio Riccione, hanno messo in scena “Essere bugiardo”, testo di Carlo Guasconi vincitore del premio dedicato a Tondelli: “Il testo ha convinto la giuria che lo premia all’unanimità – aveva decretato nel 2016 la giuria dell’11° Premio Riccione Pier Vittorio Tondelli – Carlo Guasconi riesce ad affrontare il tema del lutto con profondità e grazia. Presente e passato, vivi e morti si incontrano sul palco per affrontare e tentare di conciliare il peso delle assenze: come superare lutti insopportabili, come accettare la fine degli affetti più grandi? L’autore scolpisce, con sorprendente intensità e altrettanta maturità, tre personaggi: il padre, la madre, il figlio. Mai scontati, sempre umani, umanissimi, fertile terreno di prova per gli attori che in futuro li andranno ad interpretare”.
Attori che oggi vedono protagonisti Mariangela Granelli, Massimiliano Speziani e lo stesso Guasconi, per la regia di Emiliano Masala.
Abbiamo visto lo spettacolo al Teatro Verdi di Milano, che lo ha ospitato nella stagione dell’Atir di Serena Sinigaglia, che ha dovuto trasmigrare per la chiusura del Teatro Ringhiera a causa di urgenti lavori di ristrutturazione, trasferendosi in altri teatri milanesi.
Lo spettacolo è semplice nella sua profonda essenzialità, una caratteristica che si può leggere non solo nelle parole del testo di Guasconi, ma anche e soprattutto negli occhi, nelle movenze e nei silenzi dei tre personaggi in scena, che vivono tutti in un tempo che non è tempo, in uno spazio dominato dal dolore e dal rimpianto.
Al centro un padre, che non è più né padre né sposo; eppure, attraverso le sue bugie, il figlio e la moglie compaiono ben presenti in scena. Il figlio gli narra la sua atroce morte sul lavoro, la moglie in ospedale lo prega di andarsene. Entrambi lo spingono a smuoversi dal suo torpore, ad alzarsi dalla sedia a cui è ostentatamente attaccato.
Ma il padre tentenna, vive di ricordi, di uno spasmodico amore per i congiunti che gli vieta di distaccarsene.
Incapace di restare solo, ricorre alla menzogna per costruire una propria verità che lo possa consolare.
Le scene di Giuseppe Stellato sono dominate da tre “veneziane”, che all’occorrenza si aprono e si chiudono su semplici ambienti: una cucina e una camera d’ospedale alla fine testimonieranno, aprendosi del tutto, la consapevolezza che il dolore può essere rimosso (o attutito) grazie al passare del tempo.
Solo con la consapevolezza dell’ineluttabilità degli eventi, anche dolorosi, che la vita ci offre, si trova la forza per “andare avanti”.
E’ molto rischioso mettere in scena temi simili senza cadere nel pietismo e senza essere didascalici. Tuttavia “Essere bugiardo” vince la sfida attraverso un dosaggio intimo delle parole e degli sguardi, e l’interpretazione davvero magistrale di Speziani, Granelli e dello stesso Guasconi, misuratissimi ed intensi, complice la lievità della regia di Masala.
ESSERE BUGIARDO
di Carlo Guasconi
regia di Emiliano Masala
cast: Carlo Guasconi, Mariangela Granelli e Massimiliano Speziani
una produzione La Corte Ospitale e Proxima Res
Visto a Milano, Teatro Verdi, il 25 ottobre 2017