Faust. Anagoor alla prima regia lirica

Photo: Rolando Paolo Guerzoni
Photo: Rolando Paolo Guerzoni

Anagoor è una delle compagnie teatrali che seguiamo da oltre dieci anni con curiosità e attenzione, ogni volta coinvolti in creazioni di grande profondità e senso. Per cui siamo accorsi con piacere ad assistere, a Reggio Emilia, alla prima regia lirica che ha coinvolto una delle opere più intriganti del repertorio francese, “Faust” di Charles Gounod, una coproduzione della Fondazione Teatro Comunale di Modena con Fondazione I Teatri di Reggio Emilia e Fondazione Teatri di Piacenza.

Gounod mise in scena il suo “Faust” in cinque atti su un libretto in lingua francese di Jules Barbier e Michel Carré, tratto dal lavoro teatrale “Faust e Marguerite” di Carré, a sua volta proveniente dal Faust di Goethe, il quale fu sempre molto restio a concederlo per essere messo in musica.
La prima rappresentazione ebbe comunque luogo con successo al Théâtre Lyrique di Parigi, il 19 marzo del 1859.

Protagonista della storia è Faust, ormai vecchio e deluso dalla vita. Lo vediamo all’inizio dell’opera imprecare contro la scienza e la fede, invocando l’intervento del demonio, che gli appare. Mèphistophélès gli propone di soddisfare qualsiasi desiderio, in cambio dell’anima. Dapprima sfiduciato, davanti alla promessa della giovinezza e alla visione di una bellissima ragazza, si lascia convincere, firmando il patto diabolico.
Conosciamo così la ragazza, si chiama Marguerite ed è la sorella di Valentino, che sta per partire per la guerra. Una grande folla lo festeggia, Valentino affida la sorella a Siebel, il suo fidanzato, qui in un ruolo in travesti, mentre il Demonio si aggira tra la moltitudine di gente, provocando Marguerite e spezzando la spada di Valentino, accorso in difesa della giovane.
E’ allora che Faust identifica in lei la ragazza della visione. Mèphistophélès si unisce a Faust e agli abitanti del villaggio nel ballo di un valzer, il cui motivo è uno dei pezzi più celebri dell’opera (“Ainsi que la brise légère”).

Siebel, innamoratissimo di Marguerite sistema dei fiori al davanzale dell’amata, ma essi appassiscono, come gli aveva predetto Mèphistophélès. Compare Faust, sempre in compagnia del suo diabolico amico, e porta a compimento la conquista della giovane.
Marguerite non sa come comportarsi, è forse innamorata, ma intuisce che non è un amore sano. Valentino, al ritorno dalla guerra, vuole vendicare la sorella, che ha avuto anche un figlio da Faust, il quale, accompagnato da Mèphistophélès, lo uccide.
Il Demonio intanto accompagna Faust nel suo regno e lo fa assistere ad un’orgia nella notte di Valpurga. A Faust però appare Marguerite: è in carcere per avere soppresso il loro figlio. L’uomo la raggiunge, tentando di strapparla al suo destino. Ma la donna muore, dopo aver chiesto perdono a Dio.

Come si evince dalla trama, l’opera unisce, anche musicalmente, aspetti diversi, quello più leggero e mondano nei momenti della vita del paese e della figura di Mèphistophélès, che culmina con la famosa canzone del vello d’oro (“Le veau d’or”), con quello religioso, che alla fine prende il sopravvento, sia con l’invocazione di Marguerite (“Anges pur, anges radieux”), sia con il coro di voci celesti, che ci indica come l’anima della donna alla fine sia salva (“Christ est ressuscité”).
Tra di loro la lunghissima scena tra i due innamorati, contrassegnata dalla famosa ballata su Re di Thulé (“Il était un roi de Thule”), e dall’aria del Gioiello (“Ah! je ris de me voir si belle en ce miroir”) di Marguerite e il loro duetto d’amore.

L’allestimento pensato da Simone Derai e Paola Dallan rispetta la collocazione temporale originale, il XVI secolo tedesco, in cui realmente è ambientata la leggenda di Faust, riverberando la pittura di Bruegel.
Al centro vi è una piccola comunità, ben definita nei costumi, in cui il diavolo, a torso nudo e triregno in testa, ne sconvolge le solite ritualità, portandovi il male, attraverso Faust.
La vicenda è collocata in un unico grande, elegante, spazio ligneo grigio, su cui si aprono piccole finestre, in cui vengono collocate la quasi totalità delle scene, contrassegnate da semplici elementi che ne delimitano la consistenza, un minuscolo scrittoio con libri per lo studio di Faust, un letto per la camera di Marguerite, un grande albero per il suo giardino, dove la donna per un attimo si vedrà appesa.

L’impronta registica di Simone Derai e quindi di Anagoor è così riconoscibilissima, soprattutto nella cura maniacale dell’aspetto visivo (Silvia Bragagnolo, scenografa, Marco Menegoni, assistente per la parte scenica, Lucio Diana alle luci) che per la verità a volte frena la mobilità delle masse, privilegiando la composizione statica delle scene, nella loro essenziale magnificenza.

La cifra poetica della compagnia di Castelfranco Veneto è quanto mai visibile anche e soprattutto nell’uso curatissimo dei video (realizzati dallo stesso Derai con Giulio Favotto) che, fin dall’inizio, accompagnano lo spettatore, approfondendo i temi dell’opera (la morte, il passaggio del tempo, il rito, il valore dei ricordi, la natura che sempre si rigenera), simbolo di un teatro che sempre, anche nell’opera, deve condurre chi vi assiste a ragionare su se stesso e sulla sua presenza nel mondo, segno anche qui di un teatro che entra profondamente in ciò che lo spettatore vede.

Dal punto di vista musicale Jean – Luc Tingaud dirige con piglio sicuro l’orchestra dell’Opera Italiana, sottolineando con finezza tutte le atmosfere dell’opera, coadiuvato dal Coro della Fondazione Teatro Comunale di Modena diretto dal Maestro Stefano Colò.
Nel complesso eccellente anche la compagnia di canto, a cominciare da Francesco Demuro, un convincente Faust che canta con proprietà di accenti la sua aria più famosa, “Salut Demeure Chaste e Pure”, sempre accompagnato dal suo sodale Ramaz Chikviladze, un Mèphistophélès decisamente in parte; eccellente ci è parso anche il soprano Davinia Rodriguez come Marguerite.

Faust
Dramma lirico in cinque atti di Jules Barbier e Michel Carrè da Faust di Goethe
Musica di Charles Gounod

Faust, Francesco Demuro
Méphistophélès, Ramaz Chikviladze
Marguerite, Davinia Rodriguez
Valentin, Benjamin Cho
Siebel, Nozomi Kato
Wagner, Matteo Ferrara
Marthe, Shay Bloch

Orchestra dell’Opera Italiana
Coro della Fondazione Teatro Comunale di Modena

Direttore Jean-Luc Tingaud
Regia Simone Derai
Progetto scenico Anagoor
Scene e costumi Simone Derai e Silvia Bragagnolo
Luci Lucio Diana
Video Simone Derai e Giulio Favotto
Assistenti alla regia, Marco Menegoni, Monica Tonietto
Maestro del coro Stefano Colò

Nuovo allestimento

Coproduzione Fondazione Teatro Comunale di Modena,
Fondazione Teatri di Piacenza,
Fondazione I Teatri di Reggio Emilia

durata: 4 h compresi intervalli

Visto a Reggio Emilia, Teatro Valli, il 10 dicembre 2017

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