La riscrittura di Fedrah per Michele Di Mauro e Piccola Compagnia della Magnolia

I tre protagonisti di Fedrah (ph: Francesco Tassara)||
I tre protagonisti di Fedrah (ph: Francesco Tassara)||

Riparte da Sarah Kane la variazione attorno al mito presentata a Fertili Terreni Teatro

Dopo il debutto a novembre a La Spezia per Fuori Luogo, “Fedrah” di Piccola Compagnia della Magnolia, arriva a Torino in prima regionale, ospitata al Cubo di OFF TOPIC, uno dei tre diversi spazi che fungono da contenitore per la stagione diffusa di Fertili Terreni Teatro, che ha visto ormai da qualche anno unire gli sforzi di tre diverse realtà teatrali torinesi, fra cui appunto il Cubo Teatro.

A Giorgia Cerruti e Davide Giglio, dopo un periodo di scouting, si affianca Francesca Cassottana nei panni di Strophe, figura inserita nel mito da Sarah Kane che, a metà degli anni Novanta, riscrive l’opera premendo l’acceleratore del visibile in scena a scapito del celato.

Il testo della drammaturga inglese fa da filo rosso alla regia di Michele Di Mauro, che da oltre un decennio collabora con la Magnolia. Il contributo della Kane è così fondante che il gruppo torinese aggiunge la lettera H al titolo dello spettacolo, proprio in suo onore.
L’autrice britannica, prematuramente scomparsa nel 1999, aveva chiamato il suo lavoro “Phaedra’s Love” per sottolineare l’importanza dell’amore all’interno del plot, e la Piccola Compagnia della Magnolia vuole seguirla anche in questo, aggiungendo al nome della protagonista “o della Spietà dell’Amore”.

E’ infatti dalla spietà che occorre partire per parlare di una performance incentrata sul contrario di Pietà, o meglio di Pietās. Non c’è rispetto per l’altro, compassione, induzione all’amore nella “Fedrah” della Magnolia. E’ il trionfo del suo contrario, così ben anticipato dal sottotitolo.

La tesi che Di Mauro porta alla ribalta, supportato da tre performer pronti a tutto e dall’immaginario dissacrante di Elvis Flanella, è il trionfo dell’amore nella sua accezione più carnale e negativa. Un dio che gioca con i corpi dei quali si impadronisce, senza via di scampo.
Non c’è spazio all’immaginazione perché tutto è lì, davanti a noi, basta guardarlo.
E così sbirciamo dalla serratura nelle “segrete stanze” di Ippolito, mai così uguali al nostro mondo.
Il principe è costretto dalle scene di Lucio Diana in un ricco appartamento circondato da ciò che, per luogo comune, contraddistingue l’habitat di un rampollo. E’ un giovinetto capriccioso e annoiato, dominato da pulsioni erotiche che sfoga indifferentemente con persone e cose. L’amore per il possesso è l’unica espressione che lo contraddistingue. Un essere ripugnante che vive nelle vibrazioni di Davide Giglio, in tensione costante.

Accanto a lui Giorgia Cerruti è una Fedrah accecata dall’amore carnale. La troviamo da subito in proscenio, anche se la scena, inizialmente, non la riguarda. Piange la regina nell’abito migliore e strappa addirittura risate agli spettatori, nel suo relazionarsi eccessivo e artificiale. Del resto la Kane definiva commedia il suo testo e così, anche qui, lo spettatore si trova talvolta a ridere, non senza senso di colpa.
E’ una donna matura che Di Mauro associa visivamente alla straordinaria espressività della Cerruti. Ogni suo movimento, respiro, sguardo lascia intendere da subito ciò che accadrà.

Strophe è il grillo parlante, la giovane saggia che cerca invano di far riflettere la madre sulle conseguenze devastanti che un rapporto con il figlio di Teseo porterebbero con sé. E’ lei che pagherà il prezzo più alto, vittima di un meccanismo perverso.

La carne è messa ben in vista nella macelleria dell’amore che questo spettacolo ci offre. Dopo la patetica dichiarazione di Fedrah nel giorno stesso del compleanno di Ippolito, ci sono momenti volutamente forti ed espliciti (come il sesso orale praticato dalla regina al principe) che mettono in moto una serie di confessioni e dialoghi micidiali.
Si scopre così non solo che Strophe e Ippolito sono stati a letto, ma anche che la figlia della regina è stata amante di Teseo. Un fatto mortale per la protagonista, che soccomberà sotto i pugni dell’amore non senza sferrare un ultimo decisivo colpo.

Con questa nuova performance la Magnolia prosegue il suo percorso di ricerca nei grandi classici e nelle loro riscritture avvenute nel tempo, dando sempre una propria “versione dei fatti” precisa, esplicita e molto contemporanea.

FEDRAH o della Spietà dell’Amore
Variazioni attorno al mito e alle sue riscritture uno spettacolo di Piccola Compagnia della Magnolia
elaborazione drammaturgica e regia Michele Di Mauro
con Giorgia Cerruti, Francesca Cassottana, Davide Giglio
orizzonti sonori Guglielmo Diana
scene e luci Lucio Diana
tecnico luci Marco Ferrero
immagini, suoni, parole e sinapsiche verticali Elvis Flanella
assistente alla regia Alessandro Persichella
realizzazione scenotecnica Maurizio Fo
organizzazione/produzione Angelo Pastore
segretaria di compagnia Emanuela Faiazza

durata: 1h 10′
applausi del pubblico: 2′ 24”

Visto a Torino, Cubo Teatro, il 27 gennaio 2022

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