Attraversamenti Multipli 23 torna a Roma, al Parco di Torre del Fiscale, dal 29 giugno

Come neve di Adriano Bolognino
Come neve di Adriano Bolognino

Prologo del festival guidato da Margine Operativo a Toffia il 23 e 24 giugno

Comincia il 29 giugno (con un prologo il 23 e 24 a Toffia, in provincia di Rieti) e durerà fino all’8 luglio, una nuova edizione di Attraversamenti Multipli, un festival che a Roma è da anni sinonimo di qualità, coerenza e radicalità nella programmazione artistica.

La programmazione si svilupperà in tre traiettorie. La prima riguarderà la multi/crossdisciplinarietà e i formati multiformi, la seconda tratterà azioni artistiche con formati particolari e site specific in interazione con la natura urbana, mentre la terza traiettoria affronterà “le creatività emergenti in dialogo con i paesaggi e in azione sulle linee di confine tra diversi linguaggi artistici”.

Per farci raccontare questa edizione, che ospiterà Arnau Pérez (Spagna), Adriano Bolognino, Beercock (Ita/Uk), C&C Company/Carlo Massari, Cie Little Garden (Francia), Cie MF (Francia), Chiasma/Salvo Lombardo, Compagnia Zappalà Danza, DOM-, Fossick Project, Iron Skulls Co (Spagna), La reina del fomento, Lacasadargilla, Liz/FLxER/AVnode (NL), Margine Operativo, Progetto Notturno Scaldati (Daria Deflorian, Melino Imparato, Gioia Salvatori, Stefano Scialanga, Emanuela Villagrossi), Spellbound Contemporary Ballet, Twain e Unterwasser, abbiamo rivolto alcune domande alla direzione artistica, composta da Alessandra Ferraro e Pako Graziani della compagnia Margine Operativo.

Dopo il paesaggio urbano del Quadraro, quest’anno il festival si sposta totalmente al Parco di Torre del Fiscale, parte del Parco Regionale dell’Appia Antica, un luogo denso di storie. Quali sono i motivi di questa scelta?
La relazione tra i corpi performativi del festival (site specific, performance, azioni artistiche) e i luoghi è sempre stato uno dei fulcri delle proposte di Attraversamenti Multipli. Quest’anno abbiamo scelto di aprire una nuova fase di sperimentazione, interrogandoci sulle possibilità di confronto e di interazione tra le arti performative e la natura urbana. In questa edizione il festival abita il Parco di Torre del Fiscale e dialoga con lo straordinario paesaggio naturale/archeologico di questo polmone verde della città policentrica.
I motivi di questa scelta sono interconnessi con il claim, lo slogan, che ci accompagna in questa edizione, che è la parola “Fragile”. Ci sembra che il luogo giusto per affrontare e indagare la “fragilità” (del pianeta, dell’universo delle performing arts, di noi stessi), in una città complessa come Roma, potesse essere questo prezioso cuneo verde, incastonato fra quartieri con un altissima densità abitativa come il Quadraro e il Tuscolano, e la ferrovia che gli passa accanto. Un parco urbano pubblico che è anche un esempio di come ci si può “prendere cura” degli spazi pubblici e trasformarli.
Il Parco di Torre del Fiscale è nato grazie a un processo di rigenerazione del paesaggio spinto da una proposta collettiva, ed è una delle tante storie di associazioni, comunità, gruppi di persone che si sono attivati per fare qualcosa di concreto per il loro territorio. Come gruppo artistico Margine Operativo, abbiamo sempre cercato di creare connessioni tra il festival e luoghi “simbolo” della trasformazione della città e spazi di rigenerazione urbana. In questo momento storico per noi è importante continuare a rivolgere la nostra attenzione agli spazi pubblici e alla natura urbana. Proporre il festival in spazi pubblici naturali per noi significa contribuire alla valorizzazione e all’accessibilità degli spazi verdi metropolitani, per implementare la loro vocazione ad essere luoghi di incontro e socialità, e per creare, attraverso le arti performative del contemporaneo, dinamiche e traiettorie includenti, di coesione sociale, capaci di relazionarsi con il nostro presente.

A proposito del sottotitolo del festival, “Fragile”, come viene declinata questa fragilità nella programmazione di questa edizione?
“Fragile” è la parola/concetto che accompagna il percorso di Attraversamenti Multipli 2023 nel confronto con la natura urbana e nella proposta di spettacoli e azioni artistiche che declinano il concetto di fragilità, soprattutto nella forma e nei formati con cui si propongono al pubblico.
Le 21 compagnie di artisti nazionali e internazionali coinvolte in questa edizione accettano e condividono con noi il rischio di presentare le performance senza la “rete di protezione” determinata dallo spazio deputato, ma sono immersi nella natura. Si danza e si agisce sull’erba e sul terreno del parco, molti spettacoli si svolgono al tramonto e utilizzano come supporto solo la luce naturale; per scelta poetica ed estetica non vengono montate pedane o palchi; non usiamo linoleum di plastica per danzare; le performance dialogano con la fisicità del luogo, con un supporto tecnologico a basso impatto ambientale.
Questo significa, per gli artisti, scegliere una postura artistica “fragile”, mettersi in gioco, accettare la categoria del rischio e riformulare le proprie produzioni in una versione green. La sostenibilità e il disallestimento sono una cifra estetica del festival, e al centro rimane il corpo del performer e la relazione con lo spazio e con i corpi e gli sguardi degli spettatori.
Un altro elemento di fragilità vitale del festival è la sua natura multidisciplinare e ibrida, il suo proporre operazioni artistiche che si muovono sulle linee di confine tra differenti linguaggi artistici, che ibridano e intrecciano differenti pratiche delle performing arts che si propongono con formati particolari sia spaziali che temporali.
La fragilità quindi la decliniamo come un sintomo vitale, una chiave di lettura del reale, una postura decentrata da cui partire per costruire traiettorie resilienti e inaspettate capaci di includere e accogliere le pluralità, capaci di delineare un pianeta sostenibile e vivibile per tutt*: animali, piante, esseri umani, culture, arti…

Inizia il periodo in cui la città di Roma, dal centro alle periferie, è costellata da innumerevoli eventi, spettacoli, festival. Attraversamenti Multipli da 23 anni si rinnova interrogando il presente. Cosa lo rende unico?
A Roma c’è un grande fermento della scena artistica del contemporaneo, ed esiste un dialogo e un confronto continuativo tra diversi progetti, compagnie e festival che operano in città ma con un respiro nazionale e internazionale. L’elemento interessante, a nostro avviso, è che ogni progetto, ogni festival, anche se è parte della stessa “scena”, è profondamente diverso come traiettorie artistiche.
Gli elementi che rendono “unico” Attraversamenti Multipli sono la radicalità di relazione con gli spazi pubblici e i paesaggi urbani, l’aver scelto come campo d’azione il “margine” nell’accezione che ne dà la scrittrice e attivista Bell Hooks, come “un luogo capace di offrirci la possibilità di una prospettiva radicale da cui guardare, creare, immaginare alternative e nuovi mondi”, e la radicalità nel declinare la dimensione multidisciplinare come una sfida a supportare la creazione e la circuitazione di opere ibride e di formati performativi innovativi.

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