“È la Gabbia specchio, opera che Michelangelo Pistoletto quest’anno ci ha concesso, a regalare il segno grafico alla 14^ edizione del Festival delle Colline Torinesi. Mai un’immagine aveva sintetizzato tanto bene un nostro cartellone”. Esordisce così il direttore artistico Sergio Ariotti alla conferenza stampa di presentazione della rassegna, in scena dal 5 al 28 giugno prossimi a Torino. Gabbia e specchio per raccontare il disagio urbano e contemporaneo in molte delle sue numerose sfaccettature: una dimensione temporale e spaziale capace di moltiplicare all’infinito gli oggetti riflessi, fino a negarli alla vista.
Esemplificativo, dunque, il “Trittico delle gabbie” del giovane autore fiorentino Stefano Massini, Premio Tondelli 2005 e Premio Nazionale della Critica 2007. Oggetto della trilogia, pubblicata contemporaneamente da Ubulibri, sono il terrorismo, l’eutanasia e la corruzione politica: “Il pubblico assisterà allo spettacolo – prosegue Ariotti – attraverso le sbarre di una gabbia carceraria”.
I Motus, invece, inaugureranno il festival al Teatro Astra venerdì 5 con “X(ics) Racconti crudeli della giovinezza >> Halle Neustadt”, “analizzando lo spopolamento delle città industriali e il disagio giovanile in una città dell’ex Germania dell’Est”. Quella di Torino è una delle tappe di un percorso creativo che ha già coinvolto il territorio romagnolo, la francese Valence, Halle Neustadt e Napoli. Ma i Motus presenteranno anche “Crac” e “Let the sunshine in_(antigone)contest #1”, primo studio di una nuova elaborazione drammaturgica che verrà ospitata nella suggestiva cornice delle Officine Grandi Riparazioni.
In quest’analisi attraverso le paure contemporanee, le Colline toccheranno poi il tema della xenofobia attraverso il testo di Antonio Tarantino proposto dal Teatro delle Albe “Stranieri”: “Allo spopolamento delle città fa infatti da contrappunto la paura verso l’immigrato”. E uno sguardo verso altri popoli sarà dedicato anche da Federico Leon, regista teatrale e cinematografico argentino che, transitando per il festival durante la sua tournée europea, proporrà “Yo en el futuro”, poetico incontro fra tre generazioni che vedrà coinvolta anche la comunità ispanica di Torino.
“A queste paure noi ne abbiamo affiancata ancora un’altra: quella per il surriscaldamento del pianeta. Parlerà di questo lo spettacolo ‘Seigradi’ dei Santasangre”.
Mentre ad una condizione più intima dell’esistenza si rivolgerà Danio Manfredini con “Il sacro segno dei mostri”, un viaggio nelle atmosfere del disagio psichico e della libertà negata.
Il segmento internazionale del festival avrà anche come protagonista, insieme a Leon, il marsigliese Hubert Colas, che con “Le livre d’or de Jan” propone una produzione in collaborazione col Festival d’Avignon presentata in anteprima assoluta a Torino con un debutto il 26 giugno alle ore 23. Al centro del lavoro la memoria: lo spettacolo, infatti, ricostruisce la personalità di un artista scomparso attraverso le parole dei suoi amici.
Italiani ma di provenienza australiana sono gli artisti di Iraa Theatre, che tornano con una novità: “The persistence of dreams: Love me tender”, spettacolo da appartamento che condurrà uno spettatore per volta al confine tra vita e finzione.
Ad essere pienamente coinvolti nel presente, prendendolo come spunto continuo per i propri lavori, sono anche Babilonia Teatri, che al festival presentano la versione compiuta di “Pornobboy”. La presa in giro all’ostentazione di volgarità e nudità proposte da giornali e tv viene anche sottolineata da “Sport. Una pièce”, testo di Elfriede Jelinek messo in scena dall’associazione 15febbraio, che rivela cinicamente come lo sport, oggi, sia assimilabile alla guerra.
Tra gli altri ospiti della rassegna Mario Perrotta (recentissimo Premio Hystrio alla Drammaturgia 2009 per la sua “Odissea”) con una rivisitazione de “Il Misantropo” di Molière, la torinese Piccola Compagnia della Magnolia con “Hamm-let. Studio sulla voracità”, lo studio di Valter Malosti su Edgar Allan Poe “Concerto di tenebre”, a duecento anni dalla nascita del celebre scrittore americano. E, ancora, Mòra, la compagnia di ballo della Socìetas Raffaello Sanzio con la prima assoluta di “L’uomo della folla”, di Claudia Castellucci, e il progetto di Sergio Ariotti e Mauro Avogadro su Brecht “Ho tradito la mia professione”.
A contorno della manifestazione teatrale più ricca ed interessante del capoluogo piemontese (20 spettacoli per 61 repliche in 24 giorni di programmazione, con nove creazioni originali coprodotte), ci saranno gli incontri con gli artisti alla Fnac di via Roma.
“Nonostante i tagli il festival cresce – conclude Ariotti – Tanto che gli spettacoli da 17 sono passati a 20. La crisi si combatte con le sinergie. Ed è proprio grazie a queste collaborazioni (con lo Stabile di Torino, col Circuito teatrale del Piemonte, la Fondazione Teatro Ragazzi & Giovani, Sistema Teatro Torino, il Parco Astronomico di Pino…), che sono nati tanti nuovi progetti”.