Il lato teatrale del Roma film fest: non solo red carpet

La giuria della VI edizione del Festival del Cinema di Roma|Wim Wenders e Cristiana Morganti
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Uno sguardo alla sesta edizione del Festival internazionale del Film di Roma da un punto di vista particolare: raccontare il lato teatrale delle pellicole presentate

Wim Wenders e Cristiana Morganti
Wim Wenders e Cristiana Morganti al Festival del Cinema di Roma (photo: romacinemafest.it)

Raccontare l’aspetto teatrale del Festival Internazionale del Film di Roma. Questa idea mi gira per la testa almeno da tre edizioni della kermesse romana e quest’anno – finalmente – sono riuscito a realizzarla. Non s’intende qui la teatralità dei vip o della mondanità riunita in simili occasioni, semmai il seguire il festival con un occhio di riguardo verso lo spettacolo dal vivo; ed è così che ho trovato diverse cose interessanti.

Bisogna ammettere che quest’anno le premesse erano ottime: Wim Wenders è venuto a Roma per introdurre il suo “Pina” dedicato alla grande artista di Wuppertal, evento del quale abbiamo già parlato ampiamente su queste pagine, anche con Cristiana Morganti. E per questo lo accenniamo soltanto.

Il regista francese Claude Miller ha invece presentato in concorso “Voyez comme ils dansent” con la nostra Maya Sansa. È la storia di una giovane filmaker che durante un viaggio in treno in Canada incontrerà per caso l’ultima compagna del suo ex marito scomparso. Il film non è un capolavoro, le due figure femminili non sono ben tratteggiate e la storia si dipana in mille fili senza trovarne mai un capo. Ciò che mi preme citare invece è il personaggio interpretato da James Thiérrée, attore (ha studiato al Piccolo Teatro), danzatore e acrobata figlio d’arte (i suoi genitori sono Jean-Baptiste Thiérrée e Victoria Chaplin, creatori tra l’altro dello spettacolo “Le Cirque Invisibile” che l’anno scorso ha fatto il giro del mondo) che assorbe alla perfezione la lezione dei genitori, soprattutto del padre, e crea un personaggio di clown-acrobata-mimo molto sui generis e molto romantico. Il suo personaggio si sviluppa in numerose scene del film riprese in teatri parigini strapieni e Thiérrée dona un accento maledetto all’arte circense, regalando anche momenti di magia e di musica. Lo si comprende dal non sempre facile rapporto col pubblico anche se il genio e la sregolatezza estrema che mette nei numeri proposti, dalla giocoleria all’acrobatica al funambolismo, regalano agli spettatori un personaggio difficile da dimenticare. Nella scena ma anche nella vita.

La giuria della VI edizione del Festival del Cinema di Roma
La giuria della VI edizione del Festival del Cinema di Roma (photo: romacinemafest.it)

Sempre in concorso un altro film che a me non è piaciuto (ma Premio Speciale alla colonna sonora della Giuria Marc’Aurelio per il compositore Ralf Wengenmayr) è immerso di teatro: “Hotel Lux” di Leander Haussmann. Siamo nella Germania nazista prebellica, due comici a Berlino fanno l’imitazione irriverente a Hitler e a Stalin in un’atmosfera notturna e macabra da cabaret anni Trenta, poi scoppia la guerra e i due, passati alla Resistenza, si ritrovano – invece che a Hollywood – all’Hotel Lux di Mosca, quartier generale del Comintern. Tra comicità espressionista e slapstick drammatico i due non dimenticheranno le loro macchiette teatrali che li portarono al successo e continueranno a mettere in scena i loro personaggi fino alla fine.
E mentre “Hotel Lux” uscirà in Italia distribuito da Archibald Film, “Voyez comme ils dansent” sta ancora cercando un distributore italiano.

Altre visioni teatrali vengono dai documentari della sezione L’altro cinema Extra, curata da Mario Sesti: Sabina Guzzanti ha presentato “Franca la prima”, un omaggio a Franca Valeri, 91 anni e una mente lucidissima. Il documentario testimonia la sua sterminata produzione teatrale, radiofonica e cinematografica fino al recente impegno civile in prima linea al fianco degli occupanti dell’ex Cinema Palazzo e del Teatro Valle. Ci guida in questo viaggio lo sguardo ammirato e premuroso di Sabina Guzzanti, in qualche modo una “erede” della Valeri, aiutata dal super esperto Sandro Avanzo, critico teatrale che sfoggia vere rarità dal suo archivio. Documentario senza sussulti stilistici ma sicuramente emozionante.

Passando alla musica, ecco due bei documentari antitetici: il primo sulla musica “colta”, l’altro su quella “popular”.
“Dudamel: Let the children play” di Alberto Arvelo – presentato fuori concorso nella vitalissima sezione ‘Alice nella città’ che vede un pubblico e una giuria di giovanissimi – racconta la carismatica figura di Gustavo Dudamel, direttore della Filarmonica di Berlino e massimo esponente de El Sistema, ovvero il programma di educazione musicale venezuelano che sta facendo il giro del mondo per la sua efficacia. Dudamel, che dirigerà l’Orquesta Sinfonica de Venezuela Simon Bolivar all’Auditorium di Roma, nell’eroica di Beethoven il prossimo 23 novembre, accompagna la videocamera attraverso il suo successo, che parte da una vita modesta in Venezuela ed è diventato esempio per migliaia di giovani in tutto il mondo. Il documentario intervista numerosi personaggi del mondo della musica ma si rivela soprattutto un documento importante sulla forza esplosiva della musica e sull’impatto che può avere sui giovani. Un esempio da seguire e una pellicola perfetta da far vedere ai teenagers di Alice nella città.

A far da contraltare “From The Sky Down”, di Davis Guggenheim (premio Oscar 2006 per il miglior documentario con “Una scomoda verità” su Al Gore e il riscaldamento globale). Si tratta di un documentario sulla band irlandese U2 a 20 anni dall’uscita di “Achtung Baby”. I quattro di Dublino preparano un concerto per festeggiare la ricorrenza per un album fondamentale per la loro svolta elettronica e la conseguente strada per un successo planetario. Stavolta il documentario è perfetto per quelli della mia generazione che hanno nell’album (1991) una tappa fondamentale della loro formazione musicale. Tanti ricordi quindi e un gran ritmo nelle orecchie.

A completare questo mini viaggio sul lato “live” del Festival di Roma (red carpet a parte!) segnaliamo “Grazia e furore”, regia di Heidi Rizzo, altro documentario, prodotto da Edoardo Winspeare, che tenta di collegare il mondo della Thai box con quello della danza classica, e “La meravigliosa avventura di Antonio Francone”, regia di Luca Verdone, fratello di Carlo, un film molto modesto con Massimo Ranieri che interpreta un circense del Settecento alla corte di Francia.

Infine è giusto citare, per completezza di informazione, altri due documentari presentati al festival.
Il primo è “Io sono il teatro: Arnoldo Foà raccontato da Foà”, regia di Cosimo Damiano Damato: un’intervista allo straordinario interprete di “Novecento” di Baricco e non solo, pellicola presentata in una sezione parallela del Roma film fest.
Il secondo è “Io non sono io. Romeo, Giulietta e gli altri”, per la regia di Paolo Santolini. Il film segue Riccardo Scamarcio nelle varie fasi di realizzazione del “Romeo e Giulietta” da lui interpretato al Teatro Eliseo di Roma (spettacolo che verrà ripreso dal 31 gennaio al 12 febbraio prossimi).

Come per le arti visive (si pensi al festival Lo schermo dell’arte, tra poco a Firenze), anche lo spettacolo dal vivo si inserisce nelle maglie dei festival cinematografici alcune volte con successo; bisognerebbe forse pensare a un festival ad hoc in una grande città, a far da contraltare al biennale Riccione TTV.

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