“Tutto quanto è una contaminazione. Per fortuna, no? Non si lavora a compartimenti stagni, almeno io non sono capace. Lo spettacolo si farcisce di quello che ho mangiato il giorno prima, chi ho incontrato, se ho fatto l’amore o no, se mi hanno picchiato o no, quindi tutto si interagisce, se ho avuto una notizia buona o una cattiva… la felicità è ovunque, è un vulcano ma bisogna essere felici anche di soffrire enormemente. La felicità è essere, esserci, poi io adoro crearmi degli errori, delle ferite, o buttarmi nelle ferite se capitano… affogare nel sangue è bello, è la vita.
… Amleto comincia lo spettacolo che lui sa che fra un’ora sarà morto. Come tutti noi sappiamo che se nasci sarai morto. E lì puoi avere due strade: o il nichilismo…
[…] Io ho dei picchi di assoluto annientamento in cui mi sbatto fisicamente sul pavimento della camera e sono costretto a spogliarmi, a implorare che Dio mi parli… poi prevalgono altri momenti, come qui nello spettacolo, in cui… ho un’ora di vita? La esplodo! Ma di più, me la mangio e mi lascio sbranare”.
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