A Fisiko! 23 il corpo si fa traiettoria di storie personali e universali

Stefania Tansini a Fisiko! (ph: Francesco Capitani)
Stefania Tansini a Fisiko! (ph: Francesco Capitani)

Alcune delle proposte del festival organizzato da Fuori Luogo, Balletto Civile e Gli Scarti a La Spezia

Nei capaci e variegati spazi dell’ex Ceramica Vaccari di Santo Stefano di Magra, vicino a La Spezia, APS Fuori Luogo, in partnership con Balletto Civile e Gli Scarti, per la direzione artistica di Maurizio Camilli, organizza da sette anni un festival dal significativo titolo, Fisiko!, a cui abbiamo partecipato con interesse e curiosità quest’anno per due giorni. Fisiko! perché, come enunciato dal titolo, mette al centro di tutte le performance il corpo, con ogni sua possibilità, ma anche con tutte quelle sue splendide fragilità che la trasfigurazione teatrale può rendere uniche e meravigliose.

Così accade per esempio in “Star”, spettacolo nato dalla collaborazione tra la drammaturga Rita Frongia, che si fa qui coreografa, e Teri Weikel, ecclettica artista che lavora nel campo della danza da oltre 40 anni, attualmente docente alla Accademia Nazionale di Danza a Roma.
La creazione si connette perfettamente con la precedente “Etoile”, da noi vista qualche mese fa a Modena, dove protagonista era Stefano Vercelli, attore che ha lavorato con i principali maestri del teatro, da Jerzy Grotowski a Thierry Salmon, mettendo in scena, in tutta la sua particolare e diversa corporeità, due anziani performer.
I due spettacoli, che giustamente verranno presentati insieme da Drama Teatro che li produce, si propongono come altrettante improvvise e fugaci apparizioni, più eterea la prima, con quell’essere misterioso – quasi sacrale – in tutù, che a fatica tende a mostrarsi; terrena e ironica la seconda, in cui le rughe, nei movimenti studiatissimi e colmi di suggestioni dell’attrice, si fanno splendenti, e dove la parola rende omaggio all’esperienza, consegnandoci per filo e per segno una vera ricetta a base di sarde.
Tra danza, teatro di immagine e parola le due performance rappresentano, insieme, un unicum sorprendentemente prezioso nel panorama del nostro teatro contemporaneo.

Fisiko! 23 (ph: Francesco Capitani)
Fisiko! 23 (ph: Francesco Capitani)

Il corpo invece si fa cassaforte del ricordo ne “Gli anni” di Marco D’Agostin, artista che conosciamo e apprezziamo sin dal 2010 per la sua partecipazione al Premio Scenario, e che è andato sviluppando un suo originale personale percorso tra danza e teatro.
Partendo da una suggestione della scrittrice Annie Ernaux, la vita potrebbe essere raffigurata su due assi perpendicolari: su quello orizzontale poniamo tutto ciò che è accaduto,  è stato visto e ascoltato in ogni istante; mentre su quello verticale inseriamo solo qualche immagine. D’Agostin presenta in scena la duttilissima Marta Ciappina, ripercorrendone la vita, mescolando quindi date, voci e immagini nel “tentativo di sottrarre all’oblio quante più immagini possibili”.
Muovendosi da una famosa tiritera dedicata alla numerazione dei limoni, che le immagini ci riconsegnano, e che da bambina Marta faticava ad enunciare, sul palco l’artista (che ha già accompagnato con la sua sempre fondamentale partecipazione tutti i maggiori coreografi italiani) lascia piccoli segni che si rincorrono, mescolando date e ricordi. Tutto ciò non avviene in modo pedissequo: la danza di Marta si muove a scatti improvvisi, tentennanti, inframmezzata da canzoni d’epoca, telegiornali, ricordi personali e gesti. Così la memoria della performer faticosamente si ricompone, scegliendo momenti che improvvisamente si palesano, mescolandosi anche con i ricordi dello spettatore, a cui si chiede di proporre una propria canzone da danzare.
Ne viene fuori una curiosa performance biografica, che vive liberamente nel rapporto costante tra la performer e il suo coreografo, che la segue emotivamente passo passo, suggerendole ogni volta atmosfere differenti, e riuscendo a coinvolgere lo spettatore in modo diverso a seconda dell’età e della propria “enciclopedia” personale.

Emilia Verginelli, di cui avevamo già incontrato il progetto a Scenario, in “Io sono nessuno” offre allo spettatore il corpo di Meradif insieme a quello di Michael Schermi, incontrati in una casa famiglia. Quell’esperienza, raccontata per immagini e interviste, si mescola con l’esistenza di Meradif, che sul palco esprime tutta la sua passione per la breakdance.
“Io sono nessuno” diventa così una sorta di teatro-documento (magari da sfoltire nella ripetitività dei contributi video), riproposto in chiave performativa, e allietato da un piccolissimo cane, Luciana, che rende il tutto più leggero e seducente.

Stefania Tansini, premio Ubu 2022 come miglior attrice/performer under 35, di cui avevamo già apprezzato “La grazia del terribile” alla vetrina della Giovane Danza d’autore a Ravenna, e con cui avevamo dialogato durante la pandemia qui su Klp, ne “L’ombelico dei limbi” presenta il suo primo studio dedicato ad Antonin Artaud.
La giovane performer, qui ancora protesa a ricercare una forma definitiva allo spettacolo, riempie con l’energia del suo corpo l’enorme “ingobbato” spazio dello Skate Park, nascondendosi con due enormi drappi, uno bianco e uno nero, che alla fine riunisce in un unico spazio.
“L’ombelico dei limbi” nelle intenzioni della Tansini sarà “un percorso che origina da una riflessione sulla follia, qui intesa come una ambigua e non univoca relazione tra le cose, a partire dalla vita e dai testi di Antonin Artaud”.

Michele Sinisi, in compagnia del fido Francesco M. Asselta, con cui scrive la drammaturgia, concede invece il suo corpo al scespiriano Riccardo III, il discusso, deforme re d’Inghilterra della casata degli York, in “Now. Prova su Riccardo Terzo”.
La sua celebre battuta “Now is the winter of our discontent Made glorious summer by this sun of York” diventa una specie di litania funebre che si riverbera per tutta la performance, punteggiata dal rosso che, attraverso un pennarello, contamina tutto ciò che tocca, riportando alla mente i delitti compiuti dal funesto monarca.
Forse siamo, in definitiva, davanti alle memorie di un pazzo, se alla fine, nudo, troviamo Sinisi rannicchiato nella sua estrema impotenza su un carrello/letto di ferro, che è l’unica significante e multiforme scenografia.

A Fisiko! non è mancata nemmeno la musica, con “i figli d’arte” Davide e Alice Sinigaglia, che già conoscevamo come regista di “Domino”, delizioso spettacolo dedicato al pubblico dell’infanzia, che ci hanno offerto il concerto “Fetido a 4 zampe”, in cui, a ritmo di rap, animali e uomini sono messi in rapporto, con tanto di maschere, per interrogarci su chi siamo “quando siamo nudi come bestie di fronte alle bestie che siamo”.
Il festival, in diverse e variegate maniere, ci ha così mostrato come il corpo abbia in sé tutte le prerogative per condurci verso orizzonti a volte ignoti, ancora da esplorare, che la parola sola spesso fatica a immaginare.

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