“For Gods only / Sacre #3”: Bolzano Danza apre alla direzione di Olivier Dubois

La coppia Dubois-Aspisi si presenta a Bolzano Danza per la futura direzione (ph: Andrea Macchia)
La coppia Dubois-Aspisi si presenta a Bolzano Danza per la futura direzione (ph: Andrea Macchia)

Dal 2025 sarà la coppia Dubois-Aspisi a dirigere il festival altoatesino. Intanto il coreografo francese ha creato un suo terzo “Sacre du printemps” su misura dell’étoile Marie-Agnès Gillot. Nei parchi un “Sacre” per interpreti gonfiati e ninfe sospese nel nulla

Con un congruo anticipo Emanuele Masi, diploma al Conservatorio di Trento e all’Accademia pianistica internazionale di Imola, ha dato l’addio a Bolzano Danza/Tanz Bozen, il festival di cui, dal 2013 al 2024, è stato il direttore. Con uno scatto insolito in un Paese di scarsissime auto-dimissioni da posti ritenuti “di prestigio” o di potere, quest’esperto di musica votato all’arte del movimento ha scelto per la sua defezione la 40^ edizione della vetrina bolzanina, nel tempo prodiga di debutti importanti, anche sotto l’egida di altri responsabili artistici.
Prerogativa di Masi è stata l’apertura delle porte del maggior teatro bolzanino, con i suoi artisti dispersi nella città, nei dintorni, nelle zone più disagiate, nei parchi, nei cortili delle case e in gallerie e musei, guadagnandosi un pubblico stupito e felice di tante, inattese, novità.

Camminando a fianco di coreografi e compagnie predilette e associate a più riprese, l’ormai ex-direttore (l’ultimo festival da lui firmato ha avuto inizio il 12 luglio 2024 ed è terminato quindici giorni dopo), ha finito per aprire idealmente la strada al suo successore. Mentre Masi continuerà a lavorare per la Fondazione Haydn di Bolzano e si concentrerà sulla consulenza artistica e sempre coreutica del Festival Equilibrio di Roma, Tanz Bozen passerà sotto la duplice guida triennale del coreografo Olivier Dubois, noto nella provincia autonoma altoatesina sin dal 2013, e della manager culturale Anouk Aspisi.
La coppia ha già promesso coinvolgimento di pubblico, cittadinanza e ospiti, nuove aperture artistiche/culturali/sociali e geografiche, ma il suo progetto sarà tangibile dall’estate 2025.

Tangibilissimo, perché potente, irrequieto e a tratti più che struggente, è il segno dell’artista Dubois, nato a Colmar, in Francia (classe 1972), ma spesso residente in Egitto: dopo un lungo tirocinio con artisti francesi e tedeschi come Angelin Preljocaj e Sasha Waltz, fondò la sua compagnia nel 2007 e due anni dopo conobbe il successo internazionale. Olivier non ebbe fretta, ma tre sole coreografie gli bastarono per creare uno stile personale: “Révolution” (2009), “Tragédie” (2012) ed “Elégie” (2013) sono opere visionarie e profonde sulle quali torna spesso, in specie ora che non è più a capo del Ballet du Nord nel centro coreografico di Roubaix (2014-2017), prima di lui a lungo gestito da Carolyn Carlson.
Oggi Dubois lavora a Parigi con la sua compagnia e con François Caffenne, affidabile compositore: è artista associato al Centrequatre e alla Galerie Eva Hober. Nella sua ballettografia, che contempla altre pièce memorabili come “Les Mémoires d’un seigneur” (2015), “Àuguri” (2016) nell’accezione latina di “interpreti del volere degli dei” o il precedente “Souls”, nato tra Il Cairo e Dakar con sei danzatori africani, consegnati, in un angusto rettangolo di sabbia, al loro viaggio funebre con una sordida brutalità che schiaccia deboli e forti, spicca pure la predilezione per l’eredità dei Ballets Russes di Sergej Djagilev e dei suoi fulgidi artisti.

For Gods Only #Sacre3 (ph: Andrea Macchia)
For Gods Only #Sacre3 (ph: Andrea Macchia)

Così l’ultimo regalo/commissione a Bolzano Danza di Dubois non ancora direttore, è stato il suo terzo “Sacre du Printemps”.
Dopo “Prêt à Baiser /Sacre #1” (2012), un duetto maschile co-interpretato dallo stesso coreografo, l’assolo “Mon Élue Noire /Sacre #2” (sempre 2012) per Germaine Acogny, leggenda della danza africana, già Leone d’Oro alla Biennale di Venezia, ecco “For Gods Only /Sacre #3”, creato su misura di Marie-Agnès Gillot, étoile dell’Opéra di Parigi à la retraite nel 2018, ma rimasta indimenticata figura di spicco nella compagnia francese per la sua versatilità, il suo charme inquieto, la sua spossata o folle dolcezza.
Caratteristiche che emergono tutte in questo “Sacre du Printemps”, in cui Dubois veste la sua Diva da samurai, anzi la imprigiona in una corazza con tanto d’elmo, sotto una struttura lignea aperta e rettangolare che sembra espunta dal Teatro Nō, ma non lo è. Soprattutto, dopo un’introduzione quasi carezzevole di Caffenne, il samurai/Gillot viene avvolto dalla musica di Igor Stravinskji diretta da Timothy Redmond ed eseguita da ben 95 professori dell’Orchestra Haydn con insolita veemenza. Niente a che vedere, per intenderci, con la versione nota per nota, razionale e tirata a lucido di Pierre Boulez, ma semmai con l’originale furioso del 1913, eseguito da 99 elementi sotto la bacchetta di Pierre Monteux.

Dapprima impassibile e indifferente al vigore tellurico stravinskiano, Gillot resta seduta, quasi immobile, concedendosi qualche posa di profilo, magnifica e pensosa. Poi, mentre i “Quattro quadri della Russia pagana” evolvono verso “Il sacrificio” (loro seconda parte), ha inizio un’impressionante serie di prove di suicidio tramite lunghe corde nelle quali alla fine la Diva/samurai resta imprigionata, non senza qualche tentativo di fuga grazie a un panchetto ligneo al quale s’aggrappa, invano.

Si dubita che un simile one woman show per grande orchestra possa fare le tour du monde. Peccato. Come “Sacre” ha una sua coerenza, in specie nella collezione di Dubois, e per la commovente acquiescenza – quasi malata e sofferente – della pallida Gillot: un samurai privo della forza per combattere e del tutto riottoso nel tentarlo contro un destino avverso e crudele.

Saltellante e ludica è stata, per contrasto e distensivo preludio a questa creazione/commissione neo-giapponese, “Rite/Studies”, performance en plein air curata da Didier Théron, coreografo francese con sede a Montpellier, destinata agli studenti appena diplomati del Corso Danza Contemporanea della Civica Scuola di Teatro “Paolo Grassi” nell’ambito del progetto BeInternational, ideato da Mara Serina.
I sei componenti della pièce indossano costumi di lattice neri e rosa, e sono gonfi come enormi palloni senza forma, perciò caracollano a terra, interagiscono con la natura e il pubblico secondo un disegno elegante e riuscito che pare improvvisato ma non lo è che in parte.

Altra performance di un ex-studente della “Paolo Grassi” e del Corso Danza Contemporanea è quella di Michele Ifigenia Colturi, che all’indomani del diploma paolograssino, conseguito nel 2020 con Claudia Castellucci della Sociètas, fonda il gruppo Tyche con Enzina Cappelli, Andreina De La Soledad e Federica Daversa, appoggiandosi a Ciro Ciancio (dramaturg) e Riccardo Vanetta (regista), tutti provenienti dallo stesso ceppo formativo.
Infatuato della mitologia greca, Michele (classe 1995) non solo ha sottratto il suo cognome dal nome della compagnia, ma si è sempre ispirato al faro dell’antica Ellade, con una severa professionalità e un esatto gusto estetico (come nel fortunatissimo assolo “Cuma”).
A Bolzano Danza ha portato un progetto a nostro avviso ancora in fieri. Qui Federica Daversa, eccellente protagonista di “Cuma”, è sostituita da Valeria Petroni in una breve e ammiccante esposizione di ninfe dei boschi, le “Amadriadi” (così s’intitola la pièce). Ferme, fermissime in un verde prato, anzi sedute sul nulla (illusione, da non svelare!), mentre muovono armoniosamente le braccia e si slanciano in raffinati cambré sulle musiche elettroniche e ticchettanti di Tarek Bouguerra, queste Amadriadi in abiti comuni creano di certo un tempo sospeso. I loro corpi così cristallizzati dovrebbero riuscire a lasciar percepire, pur nel breve tempo dell’esposizione site specific, la gioia delle loro metamorfosi.

For Gods Only / Sacre #3
Creazione Olivier Dubois
Concept Olivier Dubois
Assistenza Alla Creazione Cyril Accorsi
Interpretazione Marie-Agnès Gillot
Musica François Caffenne, Igor Strawinski
Concept E Regia Luci Emmanuel Gary
Scenografia E Costumi Morgane Tschiember
Direzione Tecnica François Michaudel
In Collaborazione Con Colaab (scenography), Mycowork (costumes)
Direzione D’Orchestra Timothy Redmond
Orchestra Orchestra Haydn di Bolzano e Trento
prima nazionale

 


Rite/Studies

Coreografia Didier Théron
Concept Didier Théron, Donald Becker
Realizzazione Laurence Alquier
Interpretazione Carmine Dipace, Eleonora Strobino, Federico Rassu, Francesco Romagnoli, Joris Gruvel, Matteo Marongiu, Mirko Donsanto
Compagnie Didier Théron

 

Amadriadi
di Tyche / Michele Ifigenia Colturi
con Enzina Cappelli, Andreyna De la Soledad e Valeria Petroni

 

Visti a Bolzano, BolzanoDanza, il 21-24 luglio 2024

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