“Galileo, oltre le stelle” di Corrado d’Elia: un monologo infinito tra scienza e poesia

Galileo (ph: Claudia Bianco)
Galileo (ph: Claudia Bianco)

La scenografia di Chiara Salvucci trasforma il palco del Teatro Leonardo di Milano, fino al 16 marzo, in un universo che avvolge l’intera platea

Con “Galileo, oltre le stelle”, Corrado d’Elia non si limita a raccontare la vita di uno dei più grandi scienziati di tutti i tempi, ma ci conduce in un viaggio poetico attraverso l’infinito, la bellezza dell’universo e la complessità della nostra esistenza.
Seduto, con il volto illuminato dalla luce soffusa e il corpo che si lascia avvolgere dalla scenografia delicata, d’Elia svela Galileo non solo come genio scientifico, ma anche come uomo dalle fragilità immense. Il palco del Teatro Leonardo di Milano non è semplicemente uno spazio fisico: si trasforma in un sistema solare, un caleidoscopio che ci trascina fuori da noi stessi. Le grandi lenti sulla scena, a prima vista innocenti fiori o semplici palloncini, diventano stelle, riflessi e sogni, grazie a un gioco di luci che espande l’universo, non solo nel teatro, ma dentro ognuno di noi.

Il monologo è un inno alla scienza, alla curiosità e alla lotta incessante per la verità, ma soprattutto è un’ode alla poesia. Con una scrittura profonda, d’Elia rende Galileo una figura viva e vibrante, mai lontana dalla nostra quotidianità. Il linguaggio contemporaneo ci parla direttamente, senza filtri. Galileo diventa un uomo del nostro tempo: vestito come noi, esprime parole che suonano familiari e ci mette a nostro agio. Eppure la sua mente, il suo spirito, ci conducono oltre. Oltre la realtà che vediamo, oltre i confini dell’universo che conosciamo.

La scenografia di Chiara Salvucci è di rara e intelligente bellezza. Le lenti, sostenute da fili che ricordano steli di fiori, si trasformano lentamente, grazie a un sottile gioco di luci, in riflessi, orbite, pianeti e satelliti. Una metafora perfetta dell’evoluzione del pensiero galileiano: da una visione semplice e terrestre della realtà alla scoperta delle leggi universali che spingono l’uomo a guardare oltre, a scrutare le stelle con uno sguardo nuovo. La scena prende vita, diventa il cosmo stesso, in un continuo gioco di luci e ombre che coinvolge non solo il palco, ma tutta la platea. Il teatro stesso è parte di quella galassia infinita, di quel movimento perpetuo che d’Elia riesce a trasmettere con grazia ed energia.

Seduto, d’Elia ci parla con una voce che sa essere delicata, confidenziale, ma anche potente e incisiva. Usa il microfono per creare un’atmosfera intima, condividendo con noi il suo pensiero più profondo. A volte, però, la sua voce si fa forte, quasi esplosiva, quando condanna l’ottusità, la paura dell’ignoto e il conflitto tra scienza e fede. Un conflitto che, come il monologo stesso, è intriso di contraddizioni e meraviglia, ma anche di dolore. La drammaturgia si snoda attraverso i vari capitoli della vita di Galileo: la sua infanzia, la sua educazione sentimentale, l’amore per la figlia Virginia, il suo scontro con l’Inquisizione, le scoperte scientifiche che hanno cambiato per sempre il nostro modo di guardare il mondo. Le sue riflessioni sul pendolo, sulla caduta dei gravi e sul cannocchiale sono il filo conduttore di un viaggio che non è solo fisico, ma anche esistenziale. D’Elia ci mostra Galileo come un uomo in continua ricerca, non solo della verità scientifica, ma anche di quella felicità impossibile che ci spinge tutti a navigare tra le stelle.

Il testo è intriso di tensione e lirismo. La biografia di Galileo si intreccia con la sua crescita umana e intellettuale. D’Elia ci fa immergere nella solitudine e nelle contraddizioni di Galileo, nel suo rapporto con la Chiesa, nella sua lotta per difendere le sue scoperte. Il dialogo con papa Urbano VIII e il cardinale Bellarmino è uno degli snodi cruciali dello spettacolo. Ma più che una riflessione religiosa, è una meditazione sull’ignoranza, sull’arroganza e sulla paura di un sapere che sfida l’ordine stabilito. In un passaggio particolarmente intenso, d’Elia rende omaggio a Giordano Bruno, bruciato sul rogo proprio da Bellarmino. Un grido di dolore e di giustizia che risuona nel cuore del nostro tempo, così lontano, eppure così vicino, ai nostri conflitti attuali.

La ricerca di un perfetto equilibrio tra scienza e fede, tra razionalità e mistero, si fa palpabile in ogni parola, in ogni movimento. La colonna sonora, con Bach che accompagna silenziosamente la narrazione, è un’ulteriore metafora. Un altro genio, ma anche un compagno di viaggio per Galileo, seppur mai citato direttamente. La musica diventa l’eco del pensiero dello scienziato, del suo continuo oscillare tra il concreto e l’infinito. Le mani di d’Elia, come dita sul pianoforte, danzano nell’aria, seguendo la musica dell’universo, creando una simbiosi perfetta tra scienza e arte. Alcuni collegamenti radio estemporanei dallo spazio, inseriti nel disegno sonoro, risultano pertanto pleonastici e un po’ stridenti.

Un aspetto che può risultare leggermente forzato in questo monologo è la ricerca, a volte eccessiva, delle rime. Si tratta di una scelta stilistica che, seppur riconoscibile, non intacca la potenza emotiva e intellettuale dell’intero spettacolo. Un altro elemento di riflessione riguarda il tentativo di instaurare un coinvolgimento affettuoso e intimo con il pubblico, in particolare quando l’attore interrompe il flusso narrativo per rispondere agli applausi. Se da un lato questo crea un rapporto speciale e diretto con gli spettatori, dall’altro rischia di smorzare la tensione emotiva, modificando l’andamento naturale della narrazione.

“Galileo, oltre le stelle” è una lezione di scienza e di vita. Un monologo che riesce a parlare non solo agli amanti della storia del pensiero, ma soprattutto a chi cerca un racconto umano e profondo, capace di interrogarci sul nostro posto nell’universo. D’Elia rende la figura di Galileo accessibile, non solo ai più giovani, ma anche a chi ha bisogno di riscoprire la poesia che permea ogni scoperta, ogni intuizione. Un viaggio tra le stelle che ci ricorda che, alla fine, la scienza e la poesia sono due facce della stessa medaglia: entrambe ci permettono di scrutare l’infinito.

GALILEO, OLTRE LE STELLE
di e con Corrado d’Elia
Scene e grafica Chiara Salvucci
Tecnico luci Francesca Brancaccio
Tecnico audio Matteo Gobbi
Organizzazione Jessica Sinigaglia

Durata: 1h10’
Applausi del pubblico: 2’ 50”

Visto a Milano, MTM Teatro Leonardo, il 6 marzo 2025
Prima nazionale

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