Gentleman Anne: Barile e Russo Arman esplorano Anne Lister, icona LGBTQ+ ante litteram

Gentleman Anne (photo: Laila Pozzo)
Gentleman Anne (photo: Laila Pozzo)

A Milano in scena fino al 20 febbraio il testo di Magdalena Barile su emancipazione femminile e rivendicazioni LGBTQ+

Parliamo anche noi d’amore, in questo San Valentino 2022. Ma attraverso vite parallele e una doppia linea drammaturgica. Duelli psicologici, in presenza e a distanza.
Un ponte tra presente e passato: da una parte una docente dei nostri tempi con una sua allieva; dall’altra una gentildonna inglese dell’Ottocento con la sua amante. Incontri (e incroci) pericolosi. Specie se rivelano il lato autentico e nascosto della propria identità.

In “Gentleman Anne”, pièce di Magdalena Barile messa in scena da Elena Russo Arman, anche interprete con Maria Caggianelli Villani, la sala Fassbinder del Teatro Elfo Puccini di Milano si trasforma in interno domestico, salotto con poltrone e divani coperti da lenzuola. Alle pareti, grandi dipinti ottocenteschi, i cui soggetti sfocati, in movimento, sembrano compenetrarsi. Su una credenza, una teiera con tazze d’epoca e una bottiglia di cristallo contenente brandy. Qua e là libri sparsi, che la padrona di casa Anna (Russo Arman), docente di letteratura, sistema frettolosamente in un baule.
Anna riceve la visita della sua allieva Jo (Caggianelli Villani), che lavora come operaia in un’officina. Jo ha una passione smodata per la letteratura inglese e vorrebbe diventare a sua volta scrittrice.
Stile casual per Anna, tuta blu da lavoro per Jo. Estroversa, esuberante, Jo sostiene che le scrittrici inglesi più importanti tra Ottocento e Novecento (Jane Austin, Anne Lister, le sorelle Brontë, Virginia Woolf) fossero lesbiche o avessero un’identità binaria.

Inizia così un gioco di rimbalzi e rimandi, in un montaggio parallelo di tipo cinematografico. Cambio di scena, arrivano i costumi vittoriani di Elena Rossi: Russo Arman e Caggianelli Villani diventano rispettivamente la scrittrice Anne Lister (1791-1840) e l’ereditiera Ann Walker, protagoniste di una relazione e del primo “matrimonio” omosessuale della storia di Gran Bretagna. Spregiudicata in tema di libertà sessuale, classista e a tratti cinica quanto alla difesa dei propri privilegi economici e sociali, Anne Lister è diventata un simbolo dell’emancipazione femminile e delle rivendicazioni LGBTQ+.

La scrittura di Magdalena Barile è briosa e scanzonata, pur con qualche indulgenza al bozzetto nel ritratto e nel linguaggio di Jo. Botta e risposta brevi rivelano il carattere dei personaggi: Jo effervescente sembra giocare d’azzardo, sempre al rialzo nel tentativo di sdoganare la natura saffica repressa e negata di Anna. Anna pare rassegnata alla propria routine borghese; è vittima della patina di convenzioni che ancora stigmatizzano l’omosessualità nell’Europa del terzo millennio. L’ottocentesca Anne Lister rappresenta, con due secoli d’anticipo, ciò che forse Anna avrebbe voluto essere: libera, sfrontata, padrona della propria vita e dei propri sentimenti.
Un mix si sensazioni incerte ed emozioni tumultuose. Il testo si muove sempre su un crinale, lo spazio liminale tra le due coppie di donne. In Anna la duplicità è esasperata: è il tradimento di sé, di un’altra donna del passato, del passato stesso, della paternità intellettuale di un’opera che ha pubblicato. Jo pare divisa tra amore e risentimento. Anne Lister è piena d’ombre. In Ann Walker la passione è dipendenza che prevale sull’avvedutezza.
Due coppie dunque, così vicine così lontane, nel tempo e nell’identità. Spazi bianchi di transizione e trasformazione. E la sensazione che qualcosa stia sempre sul punto di accadere, a stravolgere l’impasse della vicenda.

La regia è sobria. Non acutizza e non diluisce le atmosfere da romanticismo gotico presenti qua e là nel testo a renderlo intrigante. Ad amplificare il movimento scenico, le luci di Matteo Crespi, le musiche d’ispirazione classica di Alessandra Novaga, il rombo intermittente di un temporale, la natura in sobbalzo fuori dalle ampie vetrate, che evoca suggestioni da “Cime tempestose”. I dialoghi rapidi, le battute brevi, non inibiscono l’approfondimento dei personaggi. Che si rivelano dentro un climax che pare a tratti esplodere, causando allontanamento e distacco. Ma è proprio nella paura di perdersi che ci si (ri)trova.
Dapprima la difficoltà di sentire e comunicare. Poi l’onestà di riconoscere le proprie contraddizioni. La credibilità scenica delle protagoniste si rivela di pari passo con il definirsi dei sentimenti.
Vite da scrivere, vite da vivere. L’utopia di un amore da esprimere nella pienezza. Anne indica la strada. Brave Elena Russo Arman e Maria Caggianelli Villani a giostrare tra epoche, personaggi, situazioni, stati d’animo differenti e mutevoli.
All’Elfo fino al 20 febbraio.

GENTLEMAN ANNE
di Magdalena Barile
regia Elena Russo Arman
con Elena Russo Arman e Maria Caggianelli Villani
luci Matteo Crespi
scene Elena Russo Arman, costumi Elena Rossi
musiche Alessandra Novaga
Produzione Teatro dell’Elfo

durata: 1h 15’
applausi del pubblico: 3’

Visto a Milano, Teatro Elfo Puccini, il 10 febbraio 2022

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