![La dodicesima notte secondo John Pascoe La dodicesima notte secondo John Pascoe](https://www.klpteatro.it/wp-content/uploads/2013/07/notte-pascoe.jpg)
Al teatro, adagiato in una posizione isolata e un po’ segreta, coperta da una vegetazione che lo rende molto suggestivo, si può anche arrivare attraverso una splendida scalinata, dovuta all’architetto razionalista Giuseppe Terragni.
Nella sua lunga vita il Licinium ha visto alternarsi momenti di grande splendore e oblio fino all’anno 2000 quando, dopo la ristrutturazione, l’Accademia dei Licini gli ha meritoriamente impresso una grande svolta con la produzione in proprio di spettacoli, sotto la direzione artistica di Gianlorenzo Brambilla, rappresentati ogni estate, per diversi giorni, con attori professionisti a cui vengono aggiunti, e qui è la bella particolarità dell’iniziativa, altri attori di compagnie amatoriali.
Dal 2010, dopo la prematura morte di Brambilla, l’Accademia dà l’avvio ad un nuovo corso con la produzione di opere interamente dedicate a William Shakespeare. Il Licinium diventa così in Italia l’unico teatro shakespeariano “sotto le stelle”, ed entra a far parte della Shakespeare Theatre Association, la prestigiosa associazione americana che riunisce i 120 maggiori teatri shakespeariani nel mondo, unico rappresentante per il nostro Paese.
E’ in questo luogo che abbiamo assistito alla messa in scena molto particolare de “La dodicesima notte” di Shakespeare diretta dal regista inglese John Pascoe, in occasione dell’85° compleanno del teatro e del 20° anniversario della fondazione dell’Accademia, inserita in una settimana di iniziative tutta dedicata al bardo.
La commedia in cinque atti “La dodicesima notte o Quel che volete” (Twelfth Night, or What You Will) fu scritta da Shakespeare tra il 1599 e il 1601. Il titolo allude alla festa dell’Epifania, che avviene esattamente dodici notti dopo il Natale.
Fu rappresentata il 2 febbraio 1602 al Middle Temple Hall, anche se ed è stato ipotizzato che la prima assoluta sia avvenuta un anno prima, proprio il giorno dell’Epifania. Le sue origini letterarie, come succede spesso in Shakespeare, hanno diverse derivazioni; in questo caso, sia da dalla commedia “Menecmi” di Plauto, sia da “Gl’ingannati”, altra commedia, questa volta italiana, allestita a Siena dall’Accademia degli Intronati nel 1531.
Ambientata nell’antica regione balcanica dell’Illiria, qui luogo inventato ed immaginario, racconta una storia di amori e inganni in cui, per colpa di un naufragio, i gemelli Viola e Sebastian si trovano a vivere a stretto contatto con il Duca Orsino e la bella Olivia. Orsino ama Olivia che, in lutto per la morte del fratello, rifiuta ogni contatto amoroso, ma si innamora di nuovo quando si trova davanti alla giovane Viola che, dopo la presunta perdita – anche lei – del fratello nel naufragio, si è camuffata da uomo, con il nome di Cesario, diventando maggiordomo del Duca. D’altro canto anche Orsino si innamora di Olivia finché Sebastian, il fratello gemello creduto morto, non si fa vivo, scatenando una serie di eventi e imprevisti che condurranno ovviamente, dopo agnizioni e ricomposizioni, al lieto fine.
Come succede nelle opere scespiriane, molto importante è anche il lato popolare della vicenda, dove protagonisti sono i personaggi della corte di Olivia, soprattutto il maggiordomo Malvolio (personaggio amatissimo dai Capocomici di ogni tempo) che viene beffato dagli altri, i quali, falsificando una lettera, gli fanno credere di essere oggetto di attenzioni da parte della padrona Olivia.
Per rappresentare questo capolavoro assoluto, dove l’amore trionfa attraverso una serie infinita di inganni spesso dolorosi in un gioco perfetto di incastri, il regista inglese John Pascoe riempie il bellissimo spazio del Licinium utilizzando solo grandi alberi di ulivo, intorno a cui si muovono i personaggi e le proiezioni che fanno da sfondo alle vicende narrate, conferendo al tutto una piacevole leggerezza che trasporta la vicenda verso un sentire contemporaneo.
Il lato visivo dello spettacolo, a volte poco omogeneo, ci è parso però sorretto da un progetto nel complesso soddisfacente. Le corti di Orsino ed Olivia attraversano atmosfere e colori diversi: quella di Orsino riflette la giovinezza del suo signore, è piena di giochi e lazzi dove trionfa il bianco; quella di Olivia è più seriosa, con il colore del lutto che a poco si smorza in colori più appropriati, man mano che la donna si concede all’amore.
Curioso l’approfondimento del personaggio di Malvolio, che qui è proposto in modo lugubre e odioso, molto lontano almeno da altre caratterizzazioni a cui abbiamo assistito.
Lo spettacolo possiede tutte le preziosità e tutte le fragilità di una messa in scena estiva e recitata da un gruppo formato da giovani attori, tra cui ci piace ricordare soprattutto le donne: la Viola di Daniela Italiano, l’Olivia di Marta Ossoli e Sabrina Rigamonti, assai convincente nel tratteggiare una Maria matrona autorevole ed innamorata.
Poco comprensibile, invece (almeno per il nostro gusto), il fastidioso tappeto musicale che accompagna ossessivamente tutto lo spettacolo, e che poco si confà alla messa in scena del capolavoro scespiriano, nel complesso pregevole, che ha divertito il numerosissimo pubblico.
LA DODICESIMA NOTTE
di William Shakespeare
adattamento, regia, scene e costumi: John Pascoe
personaggi e interpreti:
Sir Toby Belch
Davide Lorenzo Palla
Olivia
Marta Ossoli
Orsino
Andrea Tibaldi
Prete
Davide Lorenzo Palla
Maria
Sabrina Rigamonti
Viola
Daniela Italiano
Malvoglio/Capitano/Antonio
Simone Mauri
Fabiana
Rosanna Pirovano
Cantante
Lella Greco
Feste/Sebastian/Valentine
Stefano Pozzoli
Visto a Erba (CO), Teatro Licinium, il 25 luglio 2013