Sarà forse un caso, ma nelle ultime due stagioni teatrali almeno quattro spettacoli hanno come protagonista una classe.
La classe, il primo nucleo sociale, al di fuori della famiglia, che sotto la guida di altri adulti, a cui è stato dato un compito altissimo, deve imparare delle nozioni ma soprattutto maturare una propria identità sociale e civile.
Nel momento difficilissimo che stiamo vivendo, dove ogni cosa, anche la più limpida e lampante, viene messa malamente in discussione, la questione dell’educazione deve tornare al centro di ogni riflessione culturale, e soprattutto il teatro deve rendersi disponibile a farlo.
Questo discorso acquista ancora più peso dopo aver assistito, in prima nazionale, al Teatro Filodrammatici di Milano a “Gioventù senza”, tratto da “Gioventù senza Dio”, romanzo uscito nel 1938, ossia nel momento cruciale della ascesa hitleriana, per mano dello scrittore austro-ungarico Ödön von Horváth.
In questa versione rimodulata da Bruno Fornasari, troviamo in scena proprio una classe, formata da dieci bravi ex allievi attori, con tanto di professore, interpretato da Tommaso Amadio, per la regia di Emiliano Bronzino.
Fornasari segue passo passo il romanzo, che vede l’insegnante in questione, mentre sta correggendo i compiti dei suoi studenti, soffermarsi su uno in particolare, quello dello studente N, che in modo razzista si esprime sui “negri”.
Facile entrare nelle pieghe dello spettacolo attraverso sottolineature a volte fin troppo esplicite – di cui lo spettacolo è disseminato – e capire come il tutto parli anche del nostro tempo, un tempo in cui, oggi come allora, il razzismo strisciante e la sottomissione al pensiero dominante ci stiano portando verso derive dolorose e inquietanti, a cui dobbiamo dare risposte assolutamente adeguate.
Il professore protagonista del romanzo al contrario si mostra titubante, ponendosi con ansia il dilemma tra il dovere etico di confutare quelle tesi e la paura di contravvenire all’orrore che il potere sta iniettando nel sentire comune di tutto il suo popolo e quindi anche dei suoi allievi.
Lo seguiamo passo per passo (attraverso un ottimo e convincente Amadio), nei suoi dubbi, nelle sue paure, nel rapporto con gli alunni, e anche quando, durante un campeggio militare, uno di loro viene assassinato; finché prenderà la sua decisione, di cui non vogliamo svelare troppo.
Fornasari e Bronzino allestiscono uno spettacolo corale forse troppo parlato ed esemplificativo, ma che si pone in diretta discendenza con il tempo in cui viviamo, e in cui la giovane factory della scuola del Teatro dei Filodrammatici fa comunque bella figura di sé.
GIOVENTÙ SENZA
di Bruno Fornasari
tratto da Gioventù senza Dio di Ödön von Horváth
con Tommaso Amadio
e Chiara Alonzo, Diana Bettoja, Pietro De Nova, Giulia Di Sacco, Marco Fragnelli, Francesca Macci, Iacopo Modesto, Marcos Piacentini, Martina Sacheli, Lapo Sintoni
coro e movimenti Marta Belloni
scene e costumi Erika Carretta
disegno luci Fabrizio Visconti
assistenti alla regia Eugenio Fea, Maria José Revert
regia Emiliano Bronzino
produzione Accademia dei Filodrammatici
con il sostegno di Regione Lombardia e Fondazione Cariplo – Progetto NEXT 2019/2020
Visto a Milano, Teatro Filodrammatici, il 14 novembre 2019
Prima nazionale