L’ottantaquattrenne Giuliano Scabia è ancora oggi una delle personalità più eminenti della cultura italiana.
Due volte vincitore del Premio Ubu, scrittore, poeta, drammaturgo e narratore, ha attraversato per oltre cinquant’anni tutti i campi dell’arte, dai testi per le opere di Luigi Nono negli anni Sessanta ai cicli narrativi “Lorenzo e Cecilia”, “Teatro Vagante”, “Teatro con bosco e animali”, “Cinghiali al limite del bosco”, “Commedia del poeta d’oro, con bestie”, sino al recente “Nane Oca”, composto da “Nane Oca”, “Le foreste sorelle” e “Il lato oscuro di Nane Oca”.
Dal 1972 al 2005 ha insegnato drammaturgia al Dams di Bologna.
Famosissime le sue azioni teatrali, dal decentramento nei quartieri di Torino a quella esemplare compiuta con Vittorio e Franco Basaglia all’Ospedale Psichiatrico di Trieste nel 1973, col gigantesco cavallo azzurro (Marco Cavallo), fino a quelle in Emilia-Romagna e in tutta la Pianura Padana, raccontate ne “Il Gorilla Quadrumàno” del 1974.
Lo abbiamo incontrato a Cantù per parlare di teatro e letteratura, ripercorrendo – attraverso i suoi ricordi – le tappe fondamentali di una prestigiosa carriera: gli incontri con Alfonso Gatto, Italo Calvino e Franco Basaglia, l’esperienza del Gorilla Quadrumàno e l’humus culturale di “Nane Oca”, il suo ultimo ciclo narrativo, filosofeggiando sul mondo che è stato e su quello che verrà.