Happy days in Marcido’s field: i colori diversi di Abate e Oricco

Lo storico allestimento del 1997
Lo storico allestimento del 1997

Marcido Marcidorjs e Famosa Mimosa portano in scena due versioni da “Giorni felici” di Beckett. Ce le raccontano in questa videointervista

“L’attoralità può anche essere intesa come mestiere, il teatro no”. E’ questa la frase conclusiva della nostra intervista con Maria Luisa Abate e Paolo Oricco al termine della replica di “Happy days in Marcido’s field”, da Samuel Beckett.
Siamo in platea nel loro teatro torinese. Il pubblico ha appena lasciato la sala e i due protagonisti ci accolgono insieme. Del resto è insieme che hanno portato avanti lo spettacolo dal 26 aprile all’8 maggio, alternandosi nel ruolo di Winnie. Una parte che la Abate conosce bene dal momento che il “suo” regista e drammaturgo Marco Isidori l’aveva pensata su misura per lei nel 1997. Un allestimento memorabile che sancisce un sodalizio tra la compagnia e Beckett per diverso tempo.
In scena un girello di legno, con rotelle, imbrigliava l’attrice al suo culmine. Tutt’intorno sette attori vestiti solamente del proprio corpo, “fondano, instaurano e costituiscono la materialità fisica dello spazio scenico, saranno quindi essi palco, quinta, praticabili, saranno il sipario e i siparietti, il fondale e l’arlecchino, tiri luci cielo e neri…”.
Un testimone importante che la Abate passerà senza riserve a Oricco (nella chiacchierata ci racconta quando e perché).

Prima di incontrarli abbiamo assistito a due repliche del loro “Giorni Felici” per vedere la doppia interpretazione di Winnie e discuterne poi nell’intervista. I due attori ci hanno confessato che l’idea iniziale di Isidori, per questa riedizione, era quella di creare un’unico personaggio con due teste, ipotesi poi accantonata per problematiche pratiche di realizzazione. Ci siamo quindi interrogati sulle differenze pur nella forzata uguaglianza (non solo di trucco e parrucco).

Oggi, a molti anni di distanza, quella grande struttura scenica, firmata come sempre da Daniela Dal Cin, diventa di acciaio ma ne conserva forma e funzionalità: “E’ più adatta al nostro tempo” osserva l’attrice poco prima che accendiamo la videocamera, guardandola dalle sedie rosse della gradinata.
Oggi ad arrampicarsi e aggrapparsi per dar vita al coro sono tre interpreti, due giovani, Ottavia Della Porta e Alessio Arbustini, e una meno, Valentina Battistone, da molti anni parte della compagnia. Il metallo, a differenza del legno, è tagliente e “ostile”. I piedi nudi ne portano i segni, come il resto del corpo.
Ci siamo confrontati anche su questo, su quale posto possono ricoprire i giovani nella Marcido Marcidorjs e Famosa Mimosa, su quali siano le caratteristiche necessarie per far parte di una realtà che è da sempre alla ricerca di artisti da accogliere in casa per passare, un giorno, i tanti strumenti che negli anni hanno costruito.

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