“I ritardatari” di Merli-Serena: viaggio teatrale fra sogni, paure e ricerca di sé

Ph: Gloria Ferlito
Ph: Gloria Ferlito

Da un laboratorio integrato a Campo Teatrale, storie di adolescenti che sfidano le etichette e volano oltre i limiti

Un fumo spaziale, e cenni di musica stellare. La sala d’attesa di un aeroporto. Poltrone e zaini, borse, trolley. Una ragazza, il casco in mano, si muove a piccoli passi in una tuta da astronauta. Un gruppo di giovanissimi, ciascuno con un sogno da realizzare. Ognuno incarna una versione idealizzata di sé, proiettandosi nei ruoli che sogna di occupare: astronauta, musicista, scrittrice, pugile, psichiatra, manager, viaggiatore, maga. Ognuno ha un sogno diverso. Ma ciò che accomuna tutti è la speranza di riuscire a realizzare quel sogno, malgrado difficoltà e paure. C’è un’energia positiva che permea questi desideri, ma anche la consapevolezza che il mondo esterno può essere spietato, soprattutto per chi non riesce a seguire il passo degli altri.

A Campo Teatrale, Milano, ecco il nuovo esito di un laboratorio di teatro integrato della compagnia Merli-Serena, con ragazzi disabili e non disabili tra i dieci e i sedici anni. Sono Emma Busetti, Raffaele Capelli, Sofia Foti, Artur Gussoni, Chiara Giorgina Jarigue, Folco Magini, Fuchong Matteo Marotta, Matilde Parodi, Carlotta Santoro. In scena con loro, la hostess è l’attrice professionista Laura Serena, che ha scelto anche i costumi dei coloratissimi protagonisti.

“I ritardatari”, con la regia di Francesca Merli, affronta temi universali con una profondità che va oltre la semplice rappresentazione della disabilità, aprendo uno spazio di riflessione sulla condizione di tutti i giovani. Il titolo, forte e provocatorio, esplora il concetto di “ritardo” come metafora non solo della disabilità, ma anche delle difficoltà che molti adolescenti affrontano nel loro cammino verso l’autosufficienza e l’autorealizzazione. Non è più il semplice “essere in ritardo” rispetto ad un orario prestabilito, ma il vivere un ritardo rispetto a un mondo che chiede a ognuno di seguire un ritmo prestabilito, escludendo chi non riesce ad adeguarsi.

L’ispiratissima drammaturgia di Martina Folena fa riferimento a strade impervie da percorrere, sentieri di fango, polvere, sassi e cemento. A stelle troppo lontane da raggiungere. A controlli esasperati per selezionare, monitorare, frenare.
L’attesa è stallo, limbo, anticamera. I sogni son desideri. Ma qual è la nostra stella? Che distanza ci separa da essa? Avremo la pazienza di raggiungerla per ottenere la nostra parte di felicità? Di quanti stigmi dovremo liberarci? Quali sfide dovremo superare?
Se chiudiamo gli occhi, ogni sogno è raggiungibile. Ma gli altri, sono disposti a chiudere un occhio sui nostri limiti? O per converso, sono capaci di aprirli entrambi per scorgere anche le nostre potenzialità?

Il tema dell’attesa, ambientato in un aeroporto dove i protagonisti sono in procinto di partire verso un futuro che sembra sempre rimandato, diventa metafora della ricerca di sé, del desiderio di essere riconosciuti e ascoltati. Gli attori, attraverso una performance mozzafiato, portano in scena speranze e paure. Esorcizzano la solitudine con amici immaginari. Danno vita a una varietà di personaggi che rappresentano l’incredibile ricchezza e complessità dell’adolescenza.
In questo contesto, il “ritardo” non è solo una condizione di esclusione sociale o una diagnosi medica, ma un limite che può essere oppressivo: un confine invisibile che taglia fuori chi non riesce a stare al passo con gli altri. La paura di non farcela, di non essere mai abbastanza, è una fonte di ansia per tanti, e nei giovani si manifesta attraverso disturbi, difficoltà relazionali, e sensazioni di inadeguatezza. Ma lo spettacolo suggerisce anche una possibilità di riscatto: se la società impone un ritmo insostenibile, forse la risposta sta nell’inventare un linguaggio nuovo e nella creatività. Non si può parlare di ciò che non si conosce. Ma si può partire per incontrarlo.
È sorprendente la forza di questo gruppo, la coesione degli attori, la comunicatività dei loro sguardi, l’autenticità con cui si misurano con il linguaggio teatrale, il loro stare sulla scena puri, crudi, essenziali.
Forse mai ci era capitato di assistere a uno spettacolo così emozionante vedendo in scena bambini e adolescenti. E di emozionarci per la loro potenza, e non perché ci fanno tenerezza.
È il miracolo del teatro. Qui la diversità è risorsa, non slogan. La musica onirica di Federica Furlani dà corpo al sogno. La coreografia con i nastri orchestrata da Francesca Merli avvia il volo.

Il valore aggiunto di questo progetto risiede anche nell’impegno a rendere lo spettacolo accessibile a un pubblico ampio. Con l’uso della Comunicazione Aumentativa Alternativa (CAA), della sovratitolazione curata da Fedora, il laboratorio di teatro integrato garantisce che la bellezza della performance possa essere condivisa con chiunque, indipendentemente dalle proprie difficoltà comunicative. La possibilità di partecipare ad un evento teatrale con diverse modalità di fruizione è un gesto di inclusione. Ogni spettatore è parte di una riflessione collettiva sulla diversità e sull’inclusione.

La direzione artistica crea uno spettacolo che non è solo esperienza visiva e performativa, ma anche riflessione profonda sul ruolo che la disabilità e le differenze giocano nella società. Il pubblico può guardare oltre le apparenze e abbracciare un mondo che non è mai uniforme, ma che può essere ricco di sfumature se ci concediamo di ascoltarlo con apertura e curiosità.

Fino al 22 dicembre, il ritorno in scena dello spettacolo “In stato di grazia” al Teatro Franco Parenti, stessi attori, stessa compagnia, è una riprova di come il teatro possa essere uno spazio di incontro, crescita e cambiamento.
È qui, davanti alla quarta parete, che ogni singola voce ha il diritto di essere ascoltata. E ogni diversità può diventare punto di svolta.

I RITARDATARI
Ideazione: Francesca Merli e Laura Serena
Regia: Francesca Merli
con Laura Serena e Emma Busetti, Raffaele Capelli, Sofia Foti, Artur Gussoni, Chiara Giorgina Jarigue, Folco Magini, Fuchong Matteo Marotta, Matilde Parodi, Carlotta Santoro
Musiche: Federica Furlani
Drammaturgia: Martina Folena
Assistente al progetto: Federica Berrobianchi
design sedute: Francesca M De Giorgio
Produzione Campo Teatrale
Con il sostegno di Municipio 3

durata: 1h 10’
applausi del pubblico: 3’

Visto a Milano, Campo Teatrale, il 3 dicembre 2024

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