Da Corrado Accordino, una riflessione sulla manipolazione emotiva nella società contemporanea
L’ultima tappa di una trilogia fantascientifica. Dopo “Fahrenheit 451” di Bradbury e “1984” di Orwell, “Il Mondo Nuovo”, tratto dall’omonimo romanzo di Aldous Huxley del 1932, non è solo un adattamento teatrale. È un’esperienza sensoriale, un’immersione profonda in una distopia che, pur immaginata come un futuro lontano, rivela con sorprendente chiarezza le contraddizioni di una realtà che ci appartiene già. La regia di Corrado Accordino, che firma anche la drammaturgia, trasforma la Compagnia Teatro Binario 7 di Monza in un laboratorio di visioni psichedeliche e riflessioni profonde sulla società moderna.
Lo spettacolo si svolge in un mondo dove la felicità è una merce preconfezionata. I protagonisti, giovani e adulti, vivono in un contesto di totale uniformità, dove ogni impulso individuale è annientato dal consumismo, dalla manipolazione psicologica e da una libertà sessuale che, invece di liberare, soffoca l’autenticità dei sentimenti. La procreazione in vitro, l’uso del soma (una droga che annulla il dolore e l’individualità) e l’assenza di emozioni genuine caratterizzano un mondo che sembra troppo perfetto per essere vero. La democrazia si riduce alla dittatura della maggioranza, che esclude ogni forma di dissenso e omologa tutti al suo pensiero dominante. È letteratura, o è l’America di Trump e del Fentanyl?
In questo scenario emerge la figura di un “selvaggio”, l’unico a osare mettere in discussione il sistema. Ma la sua ribellione non basta: la crepa in un mondo senza conflitti si fa strada, rivelando il vuoto di una realtà priva di spessore umano.
Mariachiara Vitali, scenografa e costumista, costruisce un paesaggio surreale e opprimente che trasmette immediatamente la sensazione di alienazione. Gli orologi inclinati, simbolo di un tempo che si è fuso e perso, e le porte-barriera, che non sono vie di accesso ma ostacoli, rappresentano la claustrofobia di un mondo dove ogni possibilità di scelta è limitata. Le altalene con ghirlande sembrano un triste richiamo a un eden perduto, che non è altro che un miraggio.
Anche i costumi svolgono un ruolo fondamentale nella creazione di questa atmosfera: gonne lunghe e trasparenze, parrucche platinate o fucsia, volti segnati da sorrisi ebeti, evocano l’omologazione dei personaggi, che sembrano più manichini che esseri umani. La scelta di usare maschere e battute prive di senso è una mossa teatrale che rafforza l’impressione di una realtà anestetizzata, dove il pensiero si riduce a puro intrattenimento.
È la costruzione di un’ipnosi collettiva. Accordino gioca sapientemente con le luci: la sala è sempre morbidamente illuminata, creando una connessione costante tra il pubblico e la scena. Non c’è separazione tra gli spettatori e l’illusione del “Mondo Nuovo”; anzi, l’invito è a diventare parte di questo universo alterato. Ecco perché gli attori ci sorprendono alle spalle all’inizio, e si dileguano dietro di noi alla fine. Le luci accentuano il contrasto tra la finzione della felicità e la realtà di un mondo vuoto.
Le musiche rock degli anni Ottanta (l’epoca della “Milano da bere”), con qualche incursione nella psichedelia, rinforzano il senso di confusione e disorientamento. La trasformazione della sala in discoteca, con luci stroboscopiche che non disturbano troppo, diventa il simbolo di un’edonistica fuga dalla realtà, dove il piacere e l’illusione prevalgono su ogni altro valore.
Un gruppo coeso, un’interpretazione misurata ma efficace. La prova degli attori – Daniele Ornatelli, Silvia Rubino, Alessia Vicardi, Alberto Viscardi, Matvey Butenko, Anna Cenci, Magdalena Chudecka, Antonella Galbiati, Dario Marvulli e Maria Giovanna Stomeo – è pulita e dignitosa. I personaggi, pur nella loro mancanza di grande complessità emotiva, portano sul palco la superficialità di una società priva di spessore. La loro recitazione non necessita di introspezione, ma riflette perfettamente il vuoto esistenziale che caratterizza la loro esistenza. Le coreografie, curate con la consulenza di Romina Contiero, seppur semplici e talvolta buffe, contribuiscono alla rappresentazione di una realtà frenetica e priva di autenticità.
La sinergia tra gli attori e il pubblico è palpabile. Il Teatro Binario 7 di Monza, ormai punto di riferimento culturale della città, si conferma come un luogo di incontro e riflessione, dove la dimensione sociale si fonde con quella artistica. La scelta di Accordino di creare un ambiente che invita a riflettere mentre coinvolge emotivamente è il vero punto di forza di questo spettacolo.
Un’analisi coraggiosa delle derive moderne. “Il Mondo Nuovo” di Teatro Binario 7 è uno spettacolo che, nella sua leggerezza, invita a una riflessione profonda sulla nostra realtà. La distopia descritta da Huxley non è più un futuro lontano, ma una proiezione allarmante del nostro presente: una società che sacrifica l’autenticità in favore di un’illusoria felicità. Non ci sono risposte facili in questa messinscena, ma solo domande urgenti su come la nostra vita venga modellata dalle forze che controllano il consumo, la cultura popolare e le emozioni. La regia (con il contributo della fedele Valentina Paiano), la scenografia, le musiche e la prova attoriale, pur nella sua semplicità, riescono a restituire una riflessione coinvolgente e provocatoria, che risuona con le preoccupazioni del nostro tempo.
IL MONDO NUOVO
dal romanzo di Aldous Huxley
drammaturgia e regia Corrado Accordino
con Daniele Ornatelli, Silvia Rubino, Alessia Vicardi, Alberto Viscardi
e con Matvey Butenko, Anna Cenci, Magdalena Chudecka, Antonella Galbiati, Dario Marvulli, Maria Giovanna Stomeo
assistente alla regia Valentina Paiano
scene e costumi Maria Chiara Vitali
consulenza coreografica Romina Contiero
produzione Compagnia Teatro Binario 7
durata: 1h 30’
applausi del pubblico: 3’
Visto a Monza, Teatro Binario 7, il 1° marzo 2025