Il pensiero che danza. Tre sguardi sul sé

40000 centimetri quadrati|Valentina Saggin|Essere - Caldarano
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Valentina Saggin
Valentina Saggin in Freud vs Equivoco
“La filosofia in danza” avrebbe potuto essere il sottotitolo alla serata del 7 dicembre al Teatro Cantiere Florida, in cui tre giovani coreografe hanno presentato tre lavori nell’ambito di Focus Giovane Danza, il progetto che il teatro fiorentino dedica alle “Nuove Creazioni 2013, e al percorso di giovani artisti che provengono da compagnie storiche della danza contemporanea”.
Questa prima delle due serate è stata un percorso assai ben trovato, snodato per stazioni molto differenti l’una dall’altra, ma che nel pensiero del sé, un pensiero radicale, e nella diversità di approccio a esso e alla traduzione di esso in movimento ha avuto il suo coerente tema comune di svolgimento.

Claudia Catarzi ha ideato e danzato, con “40.000 centimetri quadrati”, una sorta di ritorno alla verginità del movimento, una messinscena del ritrovarsi, forse impossibile, corpo nello spazio (o su un piano?).

Marta Bevilacqua ha composto sul movimento e sul corpo di Valentina Saggin, circondato di simboli volutamente sgraziati un ‘pastiche’ intellettualmente stimolante, umoristico, tanto freudiano quanto post- e antifreudiano, sotto il nome di “Freud vs Equivoco”. Un divertente volantino introduce il pubblico, che dirime e insieme desacralizza quei simboli scenici che ci si troverà dinnanzi: si chiarisce che il morbido tappeto presente sul palco è discrimine tra conscio (sopra il tappeto) e inconscio (sotto il tappeto); che il sigaro fumato dalla Saggin è il fallo, ma significa pure Freud, e altro ancora, e il cancro che lo afflisse, che la bambola presente in scena è la protagonista stessa in età infantile, che la felce in scena, tipico arredamento da studio di psicanalisi è finta eccetera.
Indifferente al versante lirico del movimento, e a una narrazione cronologicamente ordinata, “Freud vs Equivoco” suscita, e vi insiste, l’ilarità, persino lo scherno del pubblico “contro” la protagonista (ma è difficile, talvolta, ridere, perché si potrebbe star ridendo di sé stessi…), con una provocazione che riesce a essere contemporaneamente sguaiata e filosoficamente avvertita. In effetti, al di là dell’argomento trattato, questa coreografia, con lo scioglimento dei suoi significati messo nero su bianco è proprio una riuscita parodia della concettualità – e ciò ne fa opera solidamente concettuale.

Essere - Caldarano
Essere – Caldarano
Infine, liberato e quasi esploso lo spazio del Florida, “Essere” di e con Claudia Caldarano è una vorticosa accidentata divagazione sul tema dell’autoricerca, composta con lo strumento di un’autoanalisi suo malgrado centrifuga, condotta sullo sfrangiato solco di un continuo ripercorrersi, risorvolarsi a volo molto, forse troppo basso, in cui la molteplicità degli strumenti espressivi ne fa scapitare di mordente sull’argomento, e allenta un po’ la presa concettuale – dichiarata invece spavaldamente fin dal titolo.

Pur senza voler fare ingenuamente classifiche, il lavoro se non più centrato certo più commovente della serata è sembrato essere il primo, forse per il fascino rigoroso e luminoso che Claudia Catarzi ha imposto alla scena, e all’evolversi scenico del suo corpo.
Il volto, perfettamente inespressivo – di un’inespressività che potremmo dire tutto meno che tedesca, meno che nordeuropea, un’inespressività che non dichiara sé stessa, che è l’assenza, anzi, di dichiarazioni – sotto i capelli acconciati e colorati in modo trascurabile; il vestito di scena altrettanto trascurabile (maglione, pantaloni dritti, scarpe nere un po’ stridenti); tutto questo e la rigorosa pulizia della scena (un solo pannello quadrato e quadripartito di legno chiaro, a terra, luogo deputato a gran parte della performance) predispongono alla qualità dell’ascolto richiesta, che sembra proprio quella dello spazio nuovo, della disponibilità a ripartire da zero.
A ciò partecipa anche il sonoro, non musicale, che ricorda molto le onde sfuggite al buco nero che Romeo Castellucci ha tematizzato nel suo “Four Seasons Restaurant”.

40000 centimetri quadrati
40000 centimetri quadrati
Così il corpo sembra davvero (anche qui?) rinascere, sperimentare il proprio spazio vitale innanzitutto – il pannello di legno – e ciò che da esso è fuori, poi esplorare sé stesso, dalle prime, primitive capacità di movimento, quasi commovente autocoscienza, alle diverse possibilità di interazione con il mondo, all’esplorazione delle possibilità di interazione con esso (e vi sono tanti modi per calcarlo), fino alla tentazione dell’altrove, al domandarsi se i propri piedi siano sufficienti per avventurarvisi.
Una rappresentazione in crescendo spaziale, dinamico, emotivo.
Tutta la coreografia è infatti impostata con un tale rigore scenico, estetico, concettuale e con una tale assoluta naturalezza nell’espressione da commuovere intensamente, da trasportare senza bisogno di mani tese o di sguardi di richiamo nel chiaro mondo dell’esplorazione e della libera ricerca.

Claudia Catarzi/Company Blu presentano
40.000 CENTIMETRI QUADRATI
durata: 20′

Marta Bevilacqua/Arearea
EQUIVOCO vs FREUD
con Valentina Saggin
durata: 15′

Claudia Caldarano/Aldes
ESSERE
durata: 25′

Visti a Firenze, Cantiere Florida, il 7 dicembre 2013
 
 

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