Il pregiudizio spiegato a nonno Petrushka secondo il Teatro del Pratello

ph: Veronica Billi
ph: Veronica Billi

Paolo Billi porta in scena un’esperienza del carcere minorile dal forte impatto emotivo

Per il pubblico bolognese è sempre emozionante assistere ai lavori di Paolo Billi, in particolar modo quando viene invitato ad entrare nei cortili del carcere minorile; un’esperienza dal forte impatto emotivo, che va ben oltre lo spettacolo in sé, distinguendosi per la valenza etica e civile del progetto che la compagnia porta avanti da una ventina d’anni. Un teatro sociale con scopi terapeutici e riabilitativi che ha bisogno di essere visto ed accolto, per trovare nell’incontro col resto della società la possibilità di un reinserimento, di una guarigione, di un’espiazione, di un futuro migliore.

“Il pregiudizio spiegato a nonno Petrushka”, l’ultimo lavoro realizzato dal Teatro del Pratello, ha debuttato nel ventre dell’Arena del Sole, nella sala dedicata a Thierry Salmon, che come un’attenta incubatrice accoglie, protegge e sostiene le realtà più significative e sensibili del nostro territorio.
Così la scena viene calcata da un gruppo di giovani che hanno il coraggio di mettersi a nudo, esponendosi in prima persona, declamando a gran voce il loro “abecedario del pregiudizio universale”: un lungo elenco di modi di dire, luoghi comuni, proverbi, antiche credenze popolari, superstizioni, retaggi culturali antiquati e obsoleti che, volenti o nolenti, fanno parte della loro (della nostra) quotidianità e che, in qualche maniera, più o meno consapevole, ostacolano la formazione di un pensiero critico, libero e personale, che sappia prendere le dovute distanze dal così detto pensiero di massa, tremendamente univoco, unilaterale e biecamente dominante.

La drammaturgia e la regia a cura di Paolo Billi prendono ispirazione da “Petruška”, il celebre balletto di Igor Stravinskij, dando vita ad un vivace teatrino del pregiudizio, tra musica, fondali colorati, balli di marionette, animali da circo, ballerine ed acrobati che confessano al pubblico la propria difficoltà ad esprimersi se non attraverso un repertorio lungo e ripetitivo di frasi fatte. Il copione nasce dall’intreccio di tanti contributi diversi: alcuni testi sono stati realizzati dai ragazzi degli istituti penali di Bologna e di Pontremoli, altri invece sono stati elaborati da studenti di scuole superiori che hanno seguito un laboratorio di drammaturgia.
Il divertissement presenta così una successione di quadri realizzati secondo uno stesso schema: declamazione del testo (che ricalca sempre una struttura ad elenco) affiancato da sequenze di movimenti cadenzati, semplici coreografie ritmate e oscillanti che si appoggiano con gusto sulla celebre musica di Stravinskij. Tra un quadro e l’altro troviamo dei brevi intermezzi evocativi, in assenza di parola, in cui il teatro si disvela quale pura poesia visiva e sonora, fatta di luci e di ombre, ma anche di maschere, costumi, strumenti musicali, attrezzi circensi, scenografie, partiture orchestrali e forse qualche silenzio, non più lungo del tempo di un respiro, giacché l’elemento musicale pervade interamente lo spettacolo.

Tuttavia, nonostante le invitanti premesse, gli ingredienti di questa pièce, certamente frizzante e movimentata, non sempre si amalgamano tra di loro con la necessaria omogeneità. Le partiture fisiche (a cura di Elvio Pereira De Assunçao) risaltano maggiormente in termini di creatività, mentre il tono della recitazione – sempre e solo declamata – tende ad appiattire un testo che già di per sé rischia di assopire l’attenzione del pubblico. La drammaturgia nella sua logorrea non riesce ad evolvere, rimanendo ancorata alle stesse suggestioni che l’hanno ispirata.
Eppure, al contrario di quel che si potrebbe pensare, l’inesperienza degli “attori” non costituisce un elemento di disturbo, giacché i ragazzi hanno dalla loro quel forte impeto motivazionale, la freschezza della spontaneità, l’energia della giovinezza: tutte qualità che vengono tendenzialmente incanalate al servizio della scena. Sorprende però che la regia non abbia occultato le fragilità insite nel testo elaborato dai ragazzi, optando per uno stile recitativo che semmai sembra esplicitarle. Del resto lo spettacolo si manifesta per ciò che è: il risultato di un percorso, una tappa nella vita di questi ragazzi, ed è questo che loro portano in scena.

Il pregiudizio spiegato a nonno Petrushka
Con la Compagnia del Pratello
Regia e drammaturgia: Paolo Billi
Aiuto regia: Elvio Pereira De Assunçao
Assistenza regia: Maddalena Pasini
Coreografie: Elvio Pereira De Assunçao
Scene: Irene Ferrari e Giulio Magnetto, realizzate con i ragazzi dell’Istituto Penale per i Minorenni e della Comunità Pubblica per Minori
Organizzazione: Amaranta Capelli
Produzione: Teatro del Pratello e Coordinamento Teatro Carcere Emilia Romagna, con il contributo di Centro Giustizia Minorile Emilia Romagna e Marche, Regione Emilia Romagna, Comune di Bologna, Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna, Fondazione Cassa di Risparmio in Bologna

Durata: 50’
Applausi del pubblico: 2’

Visto a Bologna, Teatro Arena del Sole, il 12 gennaio 2024

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