Il festival calabrese Primavera dei Teatri, organizzato a Castrovillari da Scena Verticale, quest’anno ha compiuto vent’anni, e si è confermato ghiottissima occasione per assistere, a fine maggio, in anteprima, sia a spettacoli che diventeranno poi dei veri e propri must, sia per osservare per la prima volta creazioni di impatto drammaturgico che ci erano precedentemente sfuggiti.
L’anno scorso eravamo rimasti entusiasti per “Overload” dei Sotterraneo, che in seguito ha vinto il premio Ubu, e assai coinvolti e incuriositi per il nuovo lavoro di Babilonia Teatro “Calcinculo“, oltre che per l’interpretazione di PierGiuseppe di Tanno in “Sei” da Pirandello di Roberto Latini.
Quest’anno ci vogliamo soffermare su due spettacoli che ci sono rimasti nella memoria, soprattutto per una fervida drammaturgia che ha avuto, nel rapporto tra gli attori e nel tema della famiglia, il loro nucleo importante: “Il problema” e “Per il tuo bene”.
Non è un caso che il tema della famiglia, nucleo vitale di una società in totale cambiamento, sia diventata l’argomento precipuo di molti spettacoli messi in scena negli ultimi tempi.
A ciò si è aggiunta, a Castrovillari, la gioia di vedere finalmente un grappolo di attori, anche giovani, che ci fanno ben sperare nel futuro del teatro che tanto amiamo, un teatro che sviluppa idee, semina dubbi, entra nei gangli più nascosti del mondo sociale che ci sta intorno.
I due spettacoli che prenderemo in esame, questo fanno, in maniera profonda e consapevole.
Oggi vi parliamo del primo spettacolo, “Il problema”, in cui madre e figlia si trovano a dover affrontare, per l’appunto, un problema: la malattia incurabile che colpisce il padre, il morbo di Alzheimer.
Ad un altro interprete (Michele Cipriani), che interpreta tre ruoli diversi – il dottore, l’impiegato e il badante – è affidata una specie di regia interna che conduce i tempi del racconto teatrale, stemperando al contempo, con ironia, il disagio dello spettatore di fronte a una malattia che la drammaturgia segue minutamente nel suo evolversi.
Il padre, un ottimo e dolente Franco Ferrante, è posto in una specie di gabbia aperta, uno spazio neutro in cui la malattia si presenta in tutte le sue manifestazioni.
Quello che conta in questo intensissimo spettacolo è il riconoscimento evidente dei gesti e delle emozioni che ognuno degli attori propone al proprio personaggio, e la delicatezza disarmante con cui li mostrano, come avviene ad esempio nel toccante momento in cui la moglie spoglia il marito per fare la doccia nuda insieme a lui.
L’addentrarsi nell’orrore della malattia, che prima viene rifiutata e poi accettata, le amnesie che si sviluppano nel confondere il presente con il passato, la realtà con l’immaginazione, l’assurdità e la ripetizione dei gesti ci vengono mostrati con estremo pudore, ma allo stesso tempo in modo feroce ed invasivo.
Eppure non potremmo dire che lo spettacolo è la narrazione di una malattia, semmai quella di un amore, perché le due donne (le commoventi ed intense Nunzia Antonino nei panni della madre, e Paola Fresa, autrice del testo, in quelli della figlia) cercano in ogni modo di non far perdere all’amato consorte e all’adorato padre, ricevendone in cambio anche ferocia, la propria e l’altrui identità.
Il problema
di Paola Fresa
con Franco Ferrante, Nunzia Antonino, Paola Fresa, Michele Cipriani
collaborazione alla creazione collettiva Christian Di Domenico
illustrazione Francesco Chiacchio
Fondazione Sipario Toscana Onlus / Erretiteatro30
progetto teatrale realizzato con il sostegno di U.P.I.P.A. (Unione Provinciale Istituzioni Per l’Assistenza – Provincia di Trento)
si ringrazia il Teatro Stabile di Bolzano
durata: 1h 20’
Visto a Castrovillari, Teatro Sybaris, il 29 maggio 2019
Prima nazionale