“Il sistema periodico”, tratto dall’omonima e celebre opera di Primo Levi, arriva in scena – ospite della 41^ edizione di AstiTeatro – come un restyling della lettura scenica “Il segno del chimico” che, quasi vent’anni fa, vedeva come protagonista, oltre che regista, Valter Malosti in una produzione del Teatro Stabile di Torino.
Come in origine, anche stavolta la drammaturgia è affidata a Domenico Scarpa, mentre la regia rimane a Malosti; la vera opera di rinnovo vede invece come protagonista Luigi Lo Cascio accompagnato dal progetto sonoro di G.U.P. Alcaro, non nuovo alle collaborazioni con Malosti, che esegue dal vivo sorprendenti suoni elettronici che diventano colonna sonora del racconto.
La performance (che a novembre arriverà a Roma) si sviluppa su tre differenti punti d’azione: il leggio con sgabello su cui siede l’attore in proscenio, a sinistra di chi guarda; il praticabile con mixer e attrezzature elettroniche sull’altro lato, e il fondale, sul quale vengono proiettate le lettere ingigantite degli elementi chimici trattati di volta in volta.
All’inizio del reading Levi ci accompagna agli albori della sua avventura professionale, la presa di consapevolezza della passione per la scienza, le prime sperimentazioni, una particolare amicizia femminile tra i microscopi dell’università. Ampio spazio viene dedicato poi al periodo della prigionia, che lo vede ancora una volta alle prese con la chimica nel laboratorio del campo dove, grazie ad una geniale intuizione, riesce a rimanere in forze quanto basta per salvarsi.
I conti con quel periodo tremendo non sono però ancora saldati, e sarà sempre la scienza, diversi anni dopo, a rimetterlo di fronte alla complessa figura del suo superiore ad Auschwitz, stavolta nel ruolo straniante di “collega” presso il laboratorio di una società tedesca.
L’assoluta lucidità con cui l’autore si relaziona con questo momento indelebile della propria storia, l’imbarazzo di un assurdo scambio epistolare per ragioni inizialmente lavorative, sfocia gradualmente in un’ipotesi di perdono, ma è la vita a metterci lo zampino, cambiando ancora una volta il corso degli avvenimenti.
Il lavoro di Primo Levi, di cui si ricorda quest’anno il centenario dalla nascita, è di certo l’aspetto più incredibile dell’intera operazione. “Il sistema periodico”, infatti, si sviluppa attraverso ventuno storie (ciascuna dedicata a un determinato elemento) che, gradualmente, compongono il quadro di un’esistenza. Forse in tanti non si aspetterebbero un’umanità così vivida, che si rivela dunque inattesa, complici la completezza e l’accessibilità di un testo che analizza la vita del suo autore diventandone una “altissima” biografia.
Non è un caso che, nel prendere gli applausi, sia lo stesso Lo Cascio ad alzare il copione verso la platea. Merito, certo, del raffinato percorso drammaturgico tessuto da Scarpa e Malosti ma anche della splendida voce del protagonista, che rende con precisione chirurgica tutti gli innumerevoli passaggi emotivi senza la minima incertezza, lasciandosi attraversare da un sentimento che intacca solo un paio di volte l’esecuzione, mentre il pubblico ascolta commosso.
Il sistema periodico
dall’opera di Primo Levi (pubblicata da Giulio Einaudi editore)
drammaturgia Domenico Scarpa e Valter Malosti
con Luigi Lo Cascio
progetto sonoro e live electronics Gup Alcaro
un progetto di Valter Malosti
luci Mauro Panizza
fonico Luca De Marinis
produzione TPE – Teatro Piemonte Europa
realizzato con la collaborazione del Centro Internazionale di Studi Primo Levi
durata 1h 20′
applausi del pubblico: 2′ 58”
Visto ad Asti, Teatro Alfieri, il 23 giugno 2019