Linda Gennari e Antonio Zavatteri protagonisti del primo allestimento italiano dell’opera
Il Teatro Nazionale di Genova a guida di Davide Livermore sceglie stavolta di portare in scena un testo contemporaneo, inedito in Italia. Si tratta de “Il viaggio di Victor” di Nicolas Bedos.
L’autore (anche attore e regista) quarantacinquenne ha all’attivo diversi riconoscimenti teatrali e cinematografici in Europa, principalmente in Francia, suo Paese natale, in cui nel 2019 è stato premiato con un César per il film “La belle époque” con Fanny Ardant e Daniel Auteil. La sua abilità principe risiede nel riuscire a catturare “ciò che resta” a seguito di accadimenti a forte impatto emotivo. Quegli eventi traumatici nella vita di una persona dei quali Bedos riesce a trattenere e descrivere gli strascichi.
Nel testo il fattore scatenante è un grosso incidente che coinvolge un uomo, interpretato da Antonio Zavatteri. Come conseguenza del tragico evento resta, nella mente di Victor, un’apparentemente profonda confusione e la mancanza di memoria, una sorta di fitta nebbia attraverso cui l’unico faro sembra essere rappresentato da Marion (Linda Gennari). Quale legame leghi il protagonista a questa donna però non è dato sapere, e tale incertezza diventerà il motore di tutto, come un mistero che si dipana lentamente per la durata dello spettacolo. Ciò che è certo è che lei lo conosce bene e che, volontariamente, gli omette dei pezzi, scansando con abilità le sue domande.
A poco a poco capiremo che c’è di mezzo la perdita di un figlio, e la ricerca di senso si estende come una macchia indelebile travolgendo il destino dei due personaggi, soli in scena all’interno di una sorta di maxi schermo (che diventa quindi palcoscenico) inclinato verso la platea, su cui si muovono con disinvoltura.
Un grande pannello specchiato, anch’esso inclinato ma sulle loro teste, ci restituisce le immagini che il pavimento riproduce. Un impianto scenotecnico già visto in altri allestimenti di Livermore, ma che stavolta entra maggiormente nella diegesi del testo. Lo spettatore può diventare quindi anche regista di una personale messinscena, seguendo l’azione riflessa oppure quella “reale”, frontale, alternandole a piacimento.
Mentre la messinscena “tradizionale” ci mostra gli attori in uno spazio spoglio, geometrico e tendenzialmente vuoto, lo specchio ci rimanda ad un universo multiforme di ambienti e colori, che contribuiscono ad enfatizzare le emozioni del testo. Due luoghi differenti che, però, non ne costruiscono nessuno, ma al contrario alimentano una indefinitezza spaziale che diventa elemento distintivo della performance. Peccato che tutto ciò non sia completamente fruibile da tutti i punti di vista della platea.
Eleganti gli abiti scuri, appositamente pensati da Giorgio Armani, e curato il disegno sonoro di Edoardo Ambrosio, che intreccia le parole del copione con pezzi musicali che vanno da Bach a Arvo Part.
Il passaggio da messe in scena di testi principalmente appartenenti alla sfera classica (soprattutto tragedie ambientate in “esterna”) alla focalizzazione dell’intimità interna di una stanza, come avviene per il “dramma borghese” di Besos, sembra però perdere forza. La regia di Livermore trova minor respiro e spunto creativo rispetto al passato, puntando su un apparato illuminotecnico più funzionale a impianti di dimensioni maggiori.
Resta il profondo lavoro di mimesi che Gennari e Zavatteri mettono in campo conservando, invece, quella modalità di lavoro “livermoriana” che tende all’imitazione del vero ma mai in modo totale, lasciando così spazio all’immaginario del pubblico.
In scena a Genova fino al 19 maggio.
Il viaggio di Victor
Produzione Teatro Nazionale di Genova, Teatro Stabile di Napoli – Teatro Nazionale
Traduzione Monica Capuani
Regia Davide Livermore
Interpreti: Linda Gennari e Antonio Zavatteri, Diego Cerami in video
Abiti Giorgio Armani
Scene Davide Livermore e Lorenzo Russo Rainaldi
Disegno sonoro Edoardo Ambrosio
Luci Aldo Mantovani
Video maker D-Wok
Regista assistente Carlo Sciaccaluga
Assistente alla regia Milo Prunotto
direttrice di scena Lorenza Gioberti
capo macchinista Raffaele Giacobino
capo elettricista Federico Calzini
fonico Edoardo Ambrosio
durata: 1h 30′
applausi del pubblico: 2′ 15”
Visto a Genova, Teatro Nazionale, il 4 maggio 2024