In bilico fra esistenza e fuga. Conversazioni con Jeanne Mordoj e Yoann Bourgeois

Jeanne Mordoj e Yoann Bourgeois (photo: jeannemordoj.com - cieyoannbourgeois.fr)
Jeanne Mordoj e Yoann Bourgeois (photo: jeannemordoj.com - cieyoannbourgeois.fr)
Jeanne Mordoj e Yoann Bourgeois (photo: jeannemordoj.com – cieyoannbourgeois.fr)
Vivere. Vorremmo avere anche noi l’abilità di giocare in equilibrio sul tempo, librandoci nell’aria come Yoann Bourgeois. Invece il nostro quotidiano è più in affanno, ha le luci espressioniste di una performance di Jeanne Mordoj.
E’ proprio per questo affanno che arriviamo solo ora, fuori tempo massimo (ma in fondo il tempo è una convenzione mentre l’arte è l’eterno effimero) sull’ultimo frammento video dell’estate dei festival 2012, su due lavori presentati nel programma sempre bello e aperto all’eterodossia cui ci hanno abituato i curatori di Teatro a Corte, rassegna di arti sceniche e performative ospitata nelle dimore sabaude del Piemonte.

E’ di questi due artisti che parlano il nostri contributi di oggi, e dei loro spettacoli.
“Eloge du Poil” di Jeanne Mordoj è l’insieme di spezzoni nati da ispirazioni diverse. E anche se il collage non è perfetto, è indubbio si tratti di un lavoro impattante, capace di instaurare con il pubblico un dialogo non banale sul senso della vita, sull’origine e sulla fine, dando proprio quelle sensazioni di repellenza e affascinazione che ci accomuna alle bestie, agli esseri viventi. Un teatrino surreale fatto di equilibrismi circensi ma anche di danze macabre e luci da oltremondo, in cui la vita scorre addosso allo spettatore come un tuorlo d’uovo sulle braccia della performer, per finire fagocitata da se stessa. In un ciclo continuo che unisce l’uomo agli animali.

Nulla in apparenza a che vedere con quello che il ventottenne Yoann Bourgeois ha proposto in uno splendido pomeriggio d’estate a Venaria Reale con tre palline, un trampolino e le note de “L’arte della fuga” di Bach. Les Fugues.

Ricordiamo quel pomeriggio dolcissimo con grande struggimento. Tutto era lieve. Bellissimo. La leggerezza fisica ed estetica che quasi si univa al vento. Il bilico. Lo spazio aperto. Eppure tutto così vicino, nell’equilibrio fra essere e non, ai temi della Mordoj.

Sono assurde e sotterranee le combinazioni dell’arte, le distanti vicinanze. Il tempo. L’arte scenica. To be or not to be.

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