In crociera con Kronoteatro: il naufragio dei buoni sentimenti

In crociera (ph: Luca Del Pia)
In crociera (ph: Luca Del Pia)

Scritto da Fiammetta Carena e diretto da Maurizio Sguotti, l’edonismo di un villaggio vacanza in un copione

Sbornia esistenziale. Umanità alla deriva. Sballare per non pensare. Naufragare nella banalità per salvarsi dalla normalità.
È un piccolo mondo mediocre e conformista quello che vediamo all’opera nello spettacolo “In crociera”, ospitato a Milano dal Teatro PimOff. In scena Kronoteatro, compagnia ligure (di Albenga) fresca di premio Ubu per il festival Terreni creativi.

Lavoro distopico, scritto da Fiammetta Carena e diretto da Maurizio Sguotti, con una compagnia di cinque individui che affondano e sguazzano nel ritmo da movida di un villaggio vacanza.
Cinque personaggi, cinque storie. Ognuno è in fuga da qualcosa. C’è un avvocato attempato (lo stesso Sguotti) in libera uscita dalle proprie disgrazie familiari; cerca di abbordarlo una milf (Consuelo Barilari) che non si rassegna a una vita senza amore, e fugge dal pensiero tossico di un marito che classicamente l’ha abbandonata per una donna giovane e bella; con lei c’è un figlio (Filippo Tampieri) cinico e sguaiato, cocco di mamma che prova a sganciarsi dal complesso di Edipo a colpi di turpiloquio. C’è anche una studentessa che lavora da estetista (Viola Lo Gioco) e si è fatta pagare la vacanza dai genitori: cerca di esorcizzare noia e fobie a furia di divertimento commerciale e buffet. Infine c’è un infermiere (Tommaso Bianco) che guarda il mondo attraverso i vetri del reparto di oncologia dell’ospedale in cui lavora, e vede in ogni cosa gli indizi di possibili sciagure.

In principio fu una balera. Le luci di Alex Nesti disegnano spazi per il divertimento spaccone in blu, il colore che caratterizza anche i costumi balneari di Francesca Marsella. Blu è anche lo spazio obliquo su cui si muove a ritmo di musiche frivole (al suono Hubert Westkemper) quest’umanità che è tutta uno squilibrio sopra l’euforia. A guidarla, la voce off di un animatore virtuale (Ferdinando Bruni), evocato da un rettangolo luminoso sospeso in alto: persuasivo come un dirigente d’azienda, invisibile come dio. Ed è infatti il dio dell’edonismo, del diletto sfrontato e grossolano che di tutto s’infischia: patinato e superficiale, insolente, esibito, millantato. Così odioso e così verosimile. Così comune nelle capitali del superfluo che puntellano la nostra penisola vacanziera.

Tutte le tonalità dell’azzurro. Scenografia componibile per un’umanità in barca pronta al naufragio dei cattivi pensieri, prima di affogare sé stessa in un mare di stereotipi. Yoga time e vintage time. Coralità dinamica. Acquagym, trenini e balli di gruppo. Giochi di spiaggia – con le pinne, fucile ed occhiali – e con un sorriso ebete eternamente stampato sul viso. Relax di facciata, scandito da flussi di coscienza individuali, costruiti dalle luci. Vaniloqui e sproloqui negli interstizi lasciati aperti dalla goduria, e la paura di essere soli per non ritrovarsi con gli occhi fissi nelle proprie angosce o nella propria insignificanza.
Eppure ogni tanto le luci si spostano lontano da quegli sguardi, verso l’orizzonte, e un sole brilla sinistro. Come suona sinistra la sirena di una nave a distanza, e non è chiaro che cargo sia e che passeggeri trasporti.

Spettacolo frivolo, che ogni tanto evidenzia un dolore. Spettacolo irritante, perché quel dolore è sempre egoriferito, e non contempla la condivisione. È un dolore accantonato, spesso rimosso, mai attraversato. Non si apre alla solidarietà. È bieco e narcisistico. Come certe persone che sembrano superficiali, t’illudi che quella sia solo la scorsa, e invece sono peggio di come avevi pensato. «Il diavolo è un ottimista se pensa di poter peggiorare gli uomini», affermava Karl Kraus.

I simulacri d’umanità di questi uomini e di queste donne a metà svaniscono davanti alla paura del diverso, lo straniero che viene dal mare e minaccia il loro benessere di cartone. L’uomo è razzista non perché detesta chi ha la pelle di un altro colore, ma perché odia chi è povero e bussa alle porte della sua cattiva coscienza. Diceva Aldous Huxley: «Coloro che combattono, non per Dio in se stessi, ma contro il diavolo negli altri, non riescono mai a migliorare il mondo, ma lo lasciano com’era, o qualche volta peggiore di com’era prima che cominciasse la crociata». E forse è inevitabile che quel blu cobalto della scena, alla fine tutto copra e inghiotta. Lasciando sulla spiaggia i resti di un’umanità defunta molto prima di esalare l’ultimo respiro.

IN CROCIERA
di Fiammetta Carena
regia Maurizio Sguotti
con Tommaso Bianco, Viola Lo Gioco, Consuelo Barilari, Maurizio Sguotti e Filippo Tampieri
voce registrata Ferdinando Bruni
spazio scenico Kronoteatro e Francesca Marsella
costumi Francesca Marsella
suono Hubert Westkemper
responsabile tecnico e disegno luci Alex Nesti
fonica Luigi Gabriele Smiraglia
movimenti Nicoletta Bernardini
produzione Kronoteatro
con il sostegno di PimOff

durata: 1h
applausi del pubblico: 2’ 30”

Visto a Milano, Teatro PimOff, il 3 febbraio 2023
Prima nazionale

 

 

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