Gli frulla sempre qualche idea per la testa.
E’ uno di quelli che si capisce subito che fermo non sa stare, e t’immagini sia stato sempre così. Per chi lo conosce, pare resti uguale nel tempo, raccogliendo via via, però, le diversità e il nuovo che l’esperienza gli regala. Ha un fiuto eccezionale. Per il tartufo non sapremmo dire, ma per l’arte e la comunicazione, per lo spettacolo, la cultura e per quelle che sono le nuove tendenze, di sicuro.
Dire ciò che Antonio Calbi è riuscito a fare in questi ultimi vent’anni della sua vita artistica e professionale prenderebbe troppo spazio. Leggende metropolitane raccontano di un curriculum lungo oltre venti pagine che comprende di tutto, dall’accademia (facoltà di Design al Politecnico di Milano – antropologia della moda) allo spettacolo, giornalista studioso e critico teatrale (La Repubblica), dal suo impegno alla Scuola d’Arte Drammatica Paolo Grassi (1994-2001), a quello sempre vivo per valorizzare la creatività e le nuove forme espressive. Premio critica teatrale 1997. Ideatore, fra l’altro, di Italy for Rwanda (1994-2004), manifestazione dedicata alla memoria del genocidio dei Tutzi rwandesi del 1994, realizzata nell’autunno 2004 in occasione del decennale, con al centro la tournèe italiana dello spettacolo Rwanda 94, premiato dalla critica nel 2005 come miglior spettacolo straniero presentato in Italia.
Dopo la direzione artistica del Teatro Eliseo (ha vinto il premio Gassman 2006 per la miglior stagione teatrale italiana), Calbi da gennaio dello scorso anno è direttore del Settore Spettacolo del Comune di Milano, dove continua nella sua instancabile attività di progettazione: eventi, rassegne, festival e soprattutto occasioni di avvicinamento fra i giovani e la cultura.
L’incontro con lui, di cui l’intervista che vi presentiamo è parziale testimonianza, scaturisce dalla ricerca che KLP svolge costantemente alla ricerca di confronto con quelle che Andrea Pazienza avrebbe definito “figure storiche”, dello spettacolo nel nostro caso. Cosa poi faccia ascrivere questo brillante quarantenne (o poco più) alla altisonante galleria, cerchiamo di lasciarlo intuire nel contributo video che proponiamo.
Che sta facendo? Di cosa si sta occupando in questo tempo? Come vede il panorama culturale a Milano e in Italia?
Ecco, Antonio Calbi è uno di quelli che prova comunque a cambiare i connotati del circostante, a lasciare un segno. E dato il suo amore per l’estetica, pensiamo che questo segno sia una linea diretta verso qualche punto lontano, in un orizzonte mobile capace di adattarsi al nuovo, espressione attiva di una partigianeria non euclidea, o comunque non ortodossa, del rinnovamento del linguaggio. Una geometria instabile, che ama rovesciare postulati e certezze, pronta a cambiare piani e punti di vista, ancorata solo alla passione per l’arte.
Regia, parti col filmato!