Entra in scena da un corridoio di sbarre metalliche molto simile al percorso che compiono le “bestie feroci” del circo per varcare la soglia dell’arena.
E come tigri e leoni, anche Sarah (o Tosca oppure Laura) sa di essere in prigione, eppure non abbandona la sua fierezza, la spregiudicatezza da diva che la contraddistingue.
La costrizione della protagonista è quella del suo destino e dei suoi innumerevoli stati d’animo che si sovrappongono a quello del personaggio che interpreta e che, in parte, è.
Così conosciamo Sarah Bernhardt, l’adorata di Oscar Wilde, ammirata da Proust e da Freud, prediletta da Victor Hugo e detestata da Cechov.
Si è scritto che fu l’ultima attrice dello scorso secolo, e innumerevoli sono gli aneddoti che l’ambiente teatrale francese, ben conosciuto da Laura Morante, le attribuisce. Una delle prime star che la storia conosca, piena di manie e capricci.
Il monologo “Io Sarah, Io Tosca”, scritto dalla Morante stessa, racconta la Bernhardt nei giorni che precedono il debutto di “Tosca”. Tre sono i momenti ai quali assistiamo: l’inizio delle prove, due settimane dopo e il giorno della prima, l’alba del 24 novembre.
L’ambiente che Luigi Ferrigno costruisce è una rievocazione di un salotto alto borghese di fine Ottocento che diventa, a tratti, il palco sul quale Tosca si muove. I velluti rossi delle poltroncine, le luci della ribalta, il piano. Mentre i costumi di Agata Cannizzaro risultano coerenti con il periodo storico in cui si svolgono i fatti.
“Con la protagonista, in scena, c’è una giovane pianista che interagisce, commenta e dialoga soltanto con il suono del suo pianoforte e con il canto, in un flusso continuo di recitazione, azione e musica” spiega il regista, Daniele Costantini, riferendosi a Chiara Catalano.
Il monologo della Morante è serratissimo, inarrestabile, privo di qualsiasi incertezza. Sono davvero molteplici i frammenti di vita che le parole dell’attrice rievocano, in un vortice di emozioni contrastanti. La consapevolezza di Sarah rispetto a quello che si sta compiendo è totale, sa che con il suo nuovo personaggio scriverà alcune pagine della storia del teatro e ne ha paura.
Ecco quindi che la Bernhardt si sovrappone a Tosca, e a tratti, volutamente, non sappiamo più chi stia parlando. Sembra che il dramma di Victorien Sardou, autore de “La Tosca” nel 1887 interpretato dall’allora 38enne stella delle scene francesi, ci stia parlando, in realtà, dell’interprete e non della protagonista.
La velocità del recitato rende talvolta difficile metabolizzare l’emozione smossa dall’animo tormentato di Sarah. E’ già tempo della successiva.
Lo spettacolo è in scena fino al 30 gennaio a Verona per poi spostarsi in Campania, ad Avellino e Salerno.
Non possiamo, per concludere, non riportare con riconoscenza il grande sforzo dei volontari dello stupendo Teatro Sociale di Camogli, dove abbiamo assistito allo spettacolo. Si tratta di una trentina di persone che lavorano gratuitamente per tenere aperta e funzionante la struttura, completamente restaurata sei anni fa e messa a dura prova da debiti e vertenze.
Io Sarah, Io Tosca
di Laura Morante
con Laura Morante, e con Chiara Catalano al pianoforte e voce
scene Luigi Ferrigno
costumi Agata Cannizzaro
luci Tommaso Toscano
musiche originali Mimosa Campironi
regia Daniele Costantini
foto di scena Filippo Manzini
produzione Nuovo Teatro di Marco Balsamo in coproduzione con Fondazione Teatro della Toscana
durata: 1h 30′
applausi del pubblico: 4′ 02”
Visto a Camogli (GE), Teatro Sociale, il 9 gennaio 2022