Io? Sono un artista! A Contemporanea il lusso della notorietà

Holiday on Stage (photo: ®MargauxKolly)
Holiday on Stage (photo: ®MargauxKolly)
Holiday on Stage (photo: ®MargauxKolly)

Il Contemporanea Festival di Prato ha presentato, nel versatile e bello spazio del Fabbricone, uno spettacolo svizzero-serbo di brillante intelligenza e smagliante ironia.

In arrivo da Short Theatre, “Holiday on stage”, di Martin Shick e Damir Todorovic, non presenta formalmente forse particolari novità: siamo nel pieno del linguaggio asciutto, privo di legami con il tradizionale senso dell’opera d’attore, quasi da arte concettuale; quella cifra prettamente ‘contemporanea’ appunto che potremmo veder citata da varie compagnie italiane, dai Tony Clifton Circus a Teatro Sotterraneo.

Quella che è la vera particolarità di questo spettacolo sta invece nella sua sagacia, che non sfocia mai in pretenziosità, in piaggeria, in prepotenza snobistica del richiamo citazionale da élite. Se la citazione c’è, è sfacciata fino a diventare esilarante (come nel dialogo-gioco in cui si parla solo per titoli di canzoni o film), oppure trascurabile e non essenziale, come piccoli Easter Eggs dei film.

Quello che accade sul palco è come un pre-spettacolo: sembra il momento creativo che precede l’opera.
I due artisti, che hanno in scena un divano, una porta, qualche oggettino come mele e riviste, un porta abiti con improbabili vestiti (da clown, da scheletro, da ballerina…) le provano un po’ tutte per creare la loro opera: giochi linguistici, tentativi di esplorazione di genere (‘cosa facciamo?’ ‘facciamo una sitcom’ – e non fanno niente, poi appena uno dei due fa un minimo gesto partono le risate gregarie).

‘Che cosa facciamo?’ ‘Facciamo qualcosa di bello’.
Ed eccoli in mutande color carne (uno dei due in perizoma) spalmati sul pavimento in una posa plastica che vuole richiamare la danza più di ricerca.
Sono solo due esempi delle molte trovate che i due artisti tentano per cercare di “far lo spettacolo”, fino a quando iniziano a bussare alla porta.
Sono gli aspiranti (non facenti parte della compagnia, o non come attori): un danzatore contemporaneo, una donna che vuole fare l’artista, un migrante. Tutti vogliono fare gli artisti, e prender posto sul divano al centro della scena.

Verranno in qualche modo ‘esaminati’, con richieste in merito a curriculum, motivazione e consapevolezza. Verrà loro chiesto di mostrare qualcosa e ciascuno esibirà il suo piccolo ‘solo’ (dallo spassosissimo balletto del danzatore contemporaneo, alla donna che mostra come pulire la scena passando un robot elettrico sul pavimento). La spigliatezza o la sufficiente genericità farà sì che tutti entrino, con un divano troppo stretto per cinque.

Partirà così una disfida, che farà restare in scena solo tre di loro: dalla stessa linea a fondo palco, verranno fatte delle domande e solo chi ha le caratteristiche richieste potrà fare un passo fino a arrivare in proscenio, essere artista.

Le domande sono tratte da una specie di studio – che se non è reale è comunque realistico –, un modo intelligente, ironico e un po’ cinico per stabilire chi può essere un artista oggi, evidenziando che chi può esserlo è un privilegiato.

Chi viene da una famiglia benestante? Chi viene da un paese ricco? Chi viene da una tradizione di artisti? Chi ha una formazione superiore?
Il migrante (che è una persona presa dalla strada) rimane piuttosto indietro. E così, a tratti, Todorovic.

Ma la sfida alla fine non li soddisferà, e ricominceranno a discutere sul proprio ruolo di artisti. Ecco allora che le domande, una volta tornati sulla stessa linea di fondo, le farà il pubblico.
Chi ha un cane?, Chi è laureato?, Chi ha vissuto in un paese in guerra?, Chi è il più giovane?, e avanti così.

Dovrà in qualche modo vincere l’ospite italiano preso al festival: ecco allora che il danzatore contemporaneo (invero talentuoso, spiritoso, bravo) resterà da solo, a prendersi gli applausi.

Shick e Todorovic non escono a neppure a ‘raccogliere’ gli ultimissimi complimenti. Sfilano gli sponsor su uno schermo, anche quelli che non hanno finanziato lo spettacolo, e resta un sapore agrodolce pieno di domande.
Domande che tornano spesso, in questi ultimi decenni: sul senso dell’arte e dell’artista nella nostra società, su cosa è il benessere e cosa comporta, su chi legittima le opere e i talenti altrui, su cosa si chiede all’artista e su cosa sa rispondere.
Un insieme di questioni aperte che vengono poste in questo lavoro con garbo e senza supponenza, suscitando un riso mai gratuito o scontato.

HOLIDAY ON STAGE
ideazione/ concept Martin Schick e / and Damir Todorovic
con / with Martin Schick e / and Nikola Vujovic – con la partecipazione di giovani
danzatori talentuosi, un’artista disoccupata femminile e un immigrato clandestino / with the participation of a young talented dancer, a female unemployed artist and an illegal immigrant
consulenza artistica / artistic consultant Cuqui Jerez
musica / music Yujiro Akihiro, Wendelin Schmidt-Ott
ballerino / dancer Moonsuk Choi
troubleshooter / troubleshooter Anna K. Becker
costumi / costume Dragana Kunjadic for Costume National
consulente di stile / style consultant Toshiko Kobatake
supporto tecnico / technical support Wendelin Schmidt – Ott , Michi Egger
assistente di produzione a sponsorizzazione / production assistance and sponsoring Arnaud Gariépy , Rosalind Wynn
gestione / management Michaël Monney e / and Sally de Kunst
produzione / production Festival Belluard Bollwerk International
grazie al contributo del / thanks to the contribution of the Canton of Fribourg to culture
coproduzione / coproduction Gessnerallee Zürich, Dampfzentrale Bern, Beursschouwburg Brussels, Vooruit Gent, Brut Vienna, The Basement Brighton e / and Snaporazverein in the frame Reso – Réseau Danse Suisse
supportato da / supported by WpZimmer Antwerp, Migros Kulturprozent, Pro Helvetia, Edith Maryon Stiftung, Ernst Göhner Stiftung e / and Schweizerische Interpretenstiftung
sponsorizzato da / sponsored by Costume National, Red Bull, Fanadir Holiday Resort, Talking Image, Nendaz Ski Resort e / and Stimorol
foto/photo ®MargauxKolly

durata: 50′
applausi del pubblico: 2’ 05’’

Visto a Prato, Contemporanea Festival, il 27 settembre 2014

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