Ivo Saglietti. Come la fotografia diventa linguaggio teatrale

Ph: Davide Sannia
Ph: Davide Sannia

A Genova la retrospettiva allestita a Palazzo Grillo fino al 31 dicembre 2024

Al primo piano di Palazzo Grillo, nel centro storico di Genova, percorriamo la retrospettiva “Ivo Saglietti. Un fotografo in cammino”.
Attraverso 40 fotografie vintage in bianco e nero, questa mostra non solo rende omaggio a un maestro del fotogiornalismo, ma lo fa trasformando ogni scatto in una scena teatrale che ci invita a riflettere.
La teatralità delle opere di Saglietti emerge dalla loro capacità di trasformare frammenti di realtà in scene composte con precisione quasi coreografica. Ogni scatto in bianco e nero sembra costruito come un atto teatrale: il sapiente uso delle ombre crea un’illuminazione che guida lo sguardo, mentre i soggetti – individui o gruppi colti in momenti di sofferenza, resilienza o attesa – assumono una presenza che richiama quella di attori sul palco.
Questi “attori” non recitano un ruolo artificiale, ma rappresentano la verità delle loro vite, catturata con profonda empatia e rispetto. L’aspetto teatrale delle sue immagini è evidente anche nella cura per la composizione: lo spazio diventa una sorta di scenografia, in cui ogni dettaglio – una linea d’orizzonte, un edificio sbrecciato, uno sguardo diretto – è parte di una narrazione più grande.
In questa chiave, il ciclo Deir Mar Musa spicca come esempio di una drammaturgia visiva che unisce spiritualità, dialogo e umanità, trasformando il monastero siro antiocheno in una metafora di incontro e possibilità.

Anche la sequenza temporale e geografica della mostra rafforza il legame con il linguaggio teatrale. Come in un’opera suddivisa in atti, le tappe del viaggio professionale di Saglietti si sviluppano in quadri distinti ma collegati: dalle guerriglie centroamericane alla devastazione dei Balcani, fino ai progetti tematici di lungo termine. Ogni fotografia è una storia a sé, ma al contempo contribuisce al disegno complessivo di un mondo in movimento, con il fotografo come narratore che accompagna lo spettatore attraverso i conflitti e le speranze dell’umanità.

L’essenza teatrale delle sue opere si trova infine nella loro capacità di porre domande e di coinvolgere lo spettatore. Ogni immagine non è solo un’istantanea, ma un invito a riflettere e a partecipare emotivamente, come accade di fronte ad una potente performance sul palco. Saglietti non propone risposte, ma lascia che sia il pubblico a cercarle, in un dialogo silenzioso e profondo.
Visitare questa retrospettiva (aperta fino al 31 dicembre 2024, ingresso gratuito) è come assistere ad una rappresentazione unica, in cui la realtà si trasforma in arte e ogni scatto diventa un momento di riflessione sul destino comune dell’umanità.

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