Il mondo della cultura, dell’arte, la società francese tutta è in lutto. Dopo l’attacco alla redazione di Charlie Hebdo e la fine tragica di quattro degli ostaggi del supermarket ebraico, anche il mondo teatrale francese si stringe attorno alla redazione sopravvissuta di Charlie e organizza la propria risposta a questo attacco al cuore dei valori più alti della democrazia: la libertà di pensiero ed espressione; la convivenza pacifica di culture (e religioni) diverse.
A pronunciare la frase “La culture est en deuil comme toute la France” è Luc Bondy, direttore del Théâtre de L’Odéon, che con un comunicato ufficiale ha reso omaggio alle vittime annunciando la sua volontà di reagire all’attacco. La replica di oggi dello spettacolo “La Réunification des deux Corées” di Joël Pommerat è stata annullata per permettere a tutto il pubblico e gli operatori del teatro di partecipare alla grande manifestazione organizzata per oggi – il via tra poco, alle 15, dove sono previste un milione di persone – per commemorare le sedici vittime.
A questa imponente manifestazione parteciperanno anche i capi di stato di molti Paesi europei e di alcuni stati africani, riuniti oggi a Parigi, oltre che numerosi artisti e personalità del mondo della cultura.
Ad assicurare il massimo sostegno a questa iniziativa è Emmanuel Demarcy-Mota, direttore del Théâtre de la Ville de Paris e del Festival d’Automne, che con una dichiarazione apparsa sull’edizione di ieri di Le Monde (nell’articolo: Mettere in scena la memoria di “Charlie Hebdo”, a firma di Clarisse Fabre), afferma di voler invitare il maggior numero possibile di artisti internazionali, per dare schiaffo morale a chi cerca di uccidere la libertà di parola. Emmanuel Demarcy-Mota sostiene inoltre la necessità di compiere degli “atti simbolici” come la chiusura per un’ora di tutti i teatri ed i cinema, ma anche dei caffè e bistrot parigini.
Queste dichiarazioni sono arrivate poco dopo che la prefettura di Parigi e i responsabili di Vigipirate (il sistema di sicurezza messo in campo da quest’estate proprio per contrastare ogni forma di attacco terroristico) hanno obbligato tutti i teatri francesi ad assumere misure speciali di sicurezza. Non sarà più permesso l’ingresso in sala con borse o zaini a spalla, mentre l’entrata ad ogni istituzione culturale (dall’Allience Française a tutti i musei della città) sarà permessa solo dopo un controllo dei documenti d’identità di tutti i visitatori.
A dettare l’agenda di ogni istituzione culturale parigina sono gli organi di sicurezza. Tuttavia, al di là della totale collaborazione con le forze dell’ordine, alcuni spettacoli per bambini e adolescenti non saranno annullati, ma soltanto ‘déplacés’. Saranno gli artisti “a trasferirsi nelle scuole”, come afferma Clarisse Fabre. Visto l’alto rischio di far spostare un grande numero di studenti dai licei verso i teatri in centro città, Emmanuel Demarcy-Mota ha messo in campo un percorso alternativo: i matinées al Théâtre de la Ville saranno messi in scena in teatri più vicini alle scuole e dunque più sicuri. Infine, come regista della versione francese dei pirandelliani “Six personages en quête d’auteur”, Demarcy-Mota ha assicurato che se ai ragazzi delle scuole sarà impedito di spostarsi, sarà tutta la compagnia ad andare nelle loro scuole.
Tra le iniziative a sostegno di Charlie spicca la proposta lanciata dal Théâtre Monfort: acquistare mille esemplari del prossimo numero del settimanale che, grazie all’enorme sforzo di tutti i più importanti quotidiani francesi – a partire da Libération, che ha aperto la sua redazione ai colleghi di Charlie, uscirà mercoledì prossimo.
Il 7 gennaio, giorno dell’attentato definito da molti “l’undici settembre francese ed europeo”, si è comunque tenuta la rappresentazione del “Tartuffe” alla Comédie Française, in un’atmosfera certo molto particolare, come ha raccontato a Le Monde l’amministratore generale del teatro più importante di Francia, Eric Ruf: “È il riso che questi pazzi vogliono impedire”. E poiché il riso irrisorio e demistificatorio che produce questo testo di Molière “fa parte dello spirito francese”, lo spettacolo è stato presentato proprio con l’intenzione di contrastare la volontà di ridurre nella paura e nel silenzio gli artisti e il loro pubblico. L’orrore e la barbarie seppellite da una risata.
Se la reazione del mondo teatrale è unita e chiara, composta, non mancano comunque delle polemiche.
La più interessante è forse quella sollevata dal filosofo e scrittore Michel Onfray. In un’intervista apparsa in italiano su La Repubblica e sul suo sito personale, rilasciata poco dopo l’assalto di mercoledì, dichiara che la Francia si trova vicina ad una guerra civile: alcuni intellettuali sono schierati con i musulmani ed altri contro. Proprio a loro, agli intellettuali francesi ed europei, il filosofo contesta di non essere stati in grado, in questi anni, di compiere il loro lavoro di approfondimento, difendendo senza se e senza ma il mondo musulmano e criminalizzando chi afferma che il pericolo esista. Infine, è concorde con Houellebecq (l’uscita del suo prossimo libro era prevista proprio in questi giorni): l’Europa è morta, e la colpa della Francia è stata quella di partecipare “ad una guerra planetaria contro l’Islam”.
Quali che siano le posizioni degli intellettuali di fronte a questi avvenimenti, avvenimenti che secondo Onfray genereranno un “prima” ed un “dopo” nella storia dell’Occidente, la reazione decisa delle istituzioni teatrali è un segnale importante. Nessuno, in Francia, è disposto a cedere a facili retoriche nazionaliste o ad abbassare la guardia contro il razzismo e l’intolleranza. A dimostrazione di ciò, le dichiarazioni del direttore del Théâtre de la Colline, il regista Stéphane Braunschweig, che in questo attacco vede soprattutto un colpo terribile inferto ai mussulmani di Francia, che saranno stigmatizzati: “Les artistes et les intellectuels ont un grand rôle à jouer sur ce point, une vraie responsabilité (Gli artisti e gli intellettuali hanno un grande ruolo da interpretare su questo punto, una vera responsabilità)”.
E mentre in Italia c’è anche chi sostiene, in un dibattito che trova spazio soprattutto sui social network, che, in fondo, quelli di Charlie se la sono cercata pubblicando ‘immondizia’ (italiani che applaudiranno quindi l’incendio di stanotte all’Hamburger Morgenpost, il quotidiano di Amburgo che aveva pubblicato nei giorni scorsi le vignette di Charlie Hebdo), la questione pare ormai doversi davvero spostare su più alte e ampie riflessioni (come non pensare anche all’orrore che sta succedendo in Nigeria?), in uno slalom fra tesi complottiste e rivendicazioni di pensiero indipendente sotto l’ala di una delle figure più importanti del pensiero contemporaneo,Noam Chomsky, che in un decalogo senz’altro condivisibile – ora resuscitato ad hoc – aveva elencato le strategie utilizzate per manipolare popoli poco consapevoli.
Gli artisti francesi dal canto loro fanno fronte comune affinché l’arte sappia mantenere alta la bandiera della libertà, senza rinunciare mai al suo ruolo di denuncia, di demistificazione e di critica.
E alle 15 in tanti saranno in Place de la République, per prendere parte al corteo. Un atto anche emotivo, con buona pace di Chomsky.