Cassiani ha aperto la serata con “Daddy’n Me”, uno spettacolo delicato che il titolo suggerisce di leggere come un lavoro sul rapporto padre-figlia (e del resto sul palco a fianco della giovane performer c’è proprio Gaetano Cassiani, il padre di Mara), ma che appare innanzitutto come la messa in scena dell’incontro fra due corpi, uno femminile e uno maschile, di età differenti, che tentano di trovare un equilibrio o più propriamente una simmetria.
I passi sono scanditi dalla musica dei Death in Plains, sul fondale è proiettato un paesaggio naturale, foglie e rami tagliati da lame luminose che progressivamente rendono i due protagonisti delle sagome stilizzate.
I gesti appaiono a tratti impacciati, ci si sbircia a vicenda per sincronizzare i passi e la più preoccupata di definire i contorni di una coreografia esatta sembra essere lei. I due a un certo punto si toccano, forse arrivano a comprendersi. Formalmente è lei che conduce il gioco ed è lei a chiuderlo, bruscamente, lasciando la scena per prima, da sola. È lei che chiede all’altro di danzare perché è lei ad averne bisogno. È lei ad abbandonarlo quando la relazione giunge faticosamente a maturazione e forse si usaurisce.
Più articolata la performance di Sciarroni, “Joseph”, che con quella di Cassiani condivide l’attenzione per la prospettiva visuale e per la struttura dei rapporti tra primo piano, secondo piano e sfondo. Sono gli occhi di chi guarda a scegliere su chi o cosa focalizzarsi, se sulle figure umane o su quelle prodotte dalla luce del proiettore.
Lo spazio scenico di “Joseph” accoglie tre punti d’azione: il corpo del performer, lo schermo del computer portatile che gli rimanda la propria immagine acquisita attraverso una webcam e lo sfondo del palcoscenico, sul quale la stessa immagine viene proiettata ingrandita. Attraverso l’utilizzo di effetti visivi scarni ed essenziali, Sciarroni crea complesse coreografie, si sdoppia e si deforma con incantevole precisione, danza, diventa qualcos’altro, duella con un se stesso virtuale sulle note di Morricone.
Poi si traveste da Batman e si collega a chatroulette, un sito che connette casualmente in videochat utenti da tutto il mondo. Qualcuno sta al gioco e scherza col misterioso Batman, altri sono stupiti, il pubblico è divertito dall’interazione fortuita con sconosciuti coinvolti loro malgrado nello spettacolo.
Le architetture visive di Sciarroni, danzatore ipnotico e abile webcam-illusionista, rapiscono gli sguardi ed è evidente il contrasto con la casualità buffa della seconda parte in chatroulette e con la qualità intima, benché più semplice, del lavoro di Mara Cassiani che pure riesce, con pochissimi elementi, a raccontare una storia e a risultare emotivamente appassionante. “Daddy’n Me” provoca reazioni meno vivaci eppure sa toccare con garbo corde sensibili, offre un efficace contrappunto al linguaggio di Sciarroni e mostra così l’efficacia dell’accostamento tra le due performance.
In “Joseph” la perfezione sta solo nell’immagine virtuale e la simmetria totale si può raggiungere soltanto con una falsa copia di se stessi. Il contatto con gli altri genera caos, ansia e possibilità di sbagliare – la danza di “Daddy’n Me” è priva di certezze, la chatroulette è puro rischio – ma è solo così che ci si emoziona davvero, si ride e ci si sente coinvolti e toccati fino in fondo. E questo vale tanto per gli attori quanto per gli spettatori.
Daddy’n Me
di Mara Cassiani
con Mara Cassiani e Gaetano Cassiani
musiche: Death in Plains
durata: 22′
applausi del pubblico: 1′ 25′
Joseph
di e con Alessandro Sciarroni
drammaturgia e studio dei processi prodigiosi: Antonio Rinaldi
produzione: Teatro Stabile delle Marche/ Corpoceleste_C.C.00# coproduzione Officina Concordia, Comune di San Benedetto del Tronto
con il contributo di Centro per la Scena Contemporanea – Comune di Bassano del Grappa
con il sostegno di Amat e Centrale Fies
durata: 30′
applausi del pubblico: 2′ 10”
Visti a Civitanova Marche, Teatro Cecchetti, il 13 aprile 2012