Konya: persi nelle trame creative e sonore della città santa(sangre)

Konya di Santasangre
Konya di Santasangre
Debutto per Konya di Santasangre (photo: Alessandro Rosa)
Il nuovo progetto creativo dei Santasangre, “Konya”, prende il nome da una città della Turchia in cui nacque l’Ordine Sufico, meglio conosciuto per i suoi Dervisci Rotanti, e divenuta quindi città santa per i seguaci del sufismo.
Da qui sono partiti i Santasangre per un progetto che “indaga il significato di amore attraverso lo studio della tradizione Sufistica e della pratica Dervisci. Il Sufi è un innamorato il cui segreto si comunica da cuore a cuore, da maestro a discepolo, in una catena che ormai dura da moltissimi secoli. La ripetizione e la circolarità sono lo strumento necessario a far entrare il praticante in uno stato di trance, verso l’eliminazione dei settantamila veli che si frappongono tra l’individuo e Dio, per essere Uno […]”.

Assistiamo alla prima prova in assolo creativo di due dei pilastri della compagnia, Diana Arbib e Dario Salvagnini che, con gli assenti Maria Carmela Milano, Roberta Zanardo, Luca Brinchi e Pasquale Tricoci, da sempre indagano le possibilità di fusione dei vari media espressivi e le loro possibilità alchemiche.

Qui ci troviamo di fronte alla componente video (Arbib) e a quella audio/musicale (Salvagnini), che si avvalgono della presenza scenica della performer Monica Demuru, diplomata in recitazione e con un percorso teatrale che ha volto i passi verso la ricerca vocale.
Con lei sul palco, al violoncello, Luca Tilli, al suo attivo una carriera concertistica internazionale e un’esperienza teatrale che negli anni è andata dalla danza Butoh al recente evento di Perdutamente, nei luoghi del Teatro India, fino a singole esibizioni e in duo artistico con Federica Santoro.

La folla è grande, quella che occupa gli spazi delle esibizioni perfomative dell’Eclettica Festival, nel Parco dell’Energie sulla via Prenestina a Roma. Dei drappi rossi scendono, così come una vecchia bicicletta, dal soffitto dalle costole metalliche di un’area dell’ex fabbrica della Snia.

Mentre sul palco cala il buio, di fronte agli spettatori si accende la musica sintetica, echi che ricordano un magma creativo. Come un plasma primordiale, iniziano a modellarsi sui pannelli al fondo della scena forme dai toni chiaroscuri.
Compare una prima figura, quella di Tilli e del suo violoncello, che modula ramificazioni di tempesta sonora. Segue dopo poco quella bianca, con tunica quasi da sacerdotessa, di Monica Demuru, che inizia il suo sviluppo vocale e sonoro. Come uno strumento va in crescendo, mentre il violoncello di Tilli strappa le sue note, in gorgheggio sincopato, quasi rabbioso, che però nasconde l’immanenza della primordialità, senza la corruzione delle intenzioni. Si ascolta semplicemente la natura, e il proprio istinto, alla ricerca di armonia, senza l’intralcio di barriere sulla tela della creazione.

Le immagini, che continuano a succedersi alle loro spalle, nascondono strutture, architetture su cui costruire nuovi paesaggi, che si (con)fondono poi con colpi, intensi, di luce. Tutto si amalgama, suggerendo possibili continenti, isole emotive da abitare. Il caos percettivo ritorna in quiete sul finale, deponendo le armi, quasi sazio, esausto dopo l’orgasmo performativo.
Calando le luci, e dopo un attimo di esitazione, il pubblico applaude, forse risvegliandosi, forse riemergendo dalla trance del vortice, forse cercando di capirne il senso.

Primo passo di un percorso creativo che si smarca dalla produzione finora compiuta da Santasangre, alla ricerca di una componente di novità e di ambizioni ulteriori, “Konya” richiede una disponibilità all’incontro per cui si deve essere preparati e aiutati. Anche solo nella semplice predisposizione all’abbandono percettivo. Ancora grezzo e quasi liberatorio nel suo svolgersi e somministrarsi, in un’amalgama che deve trovare maggiore (dis)armonia tra i due protagonisti sul palco, dimostra potenzialità in evoluzione, che si spera porteranno a ulteriori sorprese future.

KONYA
ideazione: Diana Arbib e Dario Salvagnini
performer vocale: Monica Demuru
violoncello: Luca Tilli
elaborazione audio: Dario Salvagnini
elaborazione video: Diana Arbib
video designer: Alessandro Rosa
organizzazione e cura: Giulia Basaglia
produzione: Santasangre 2013
co-produzione: Kollatino Underground

durata: 30′
applausi del pubblico: 3′

Visto a Roma, Parco delle Energie (ex Snia), il 25 luglio 2013


 

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