Per questo è importante che la cultura, non solo teatrale, riscopra le radici del nostro essere e ponga le persone in un rapporto diretto, permettendo loro di godere dell’arte, che sola, senza obiettivo altro che la contemplazione e la crescita intellettuale, può farci stare meglio.
Ecco perché ci è venuta voglia di raccontare questa storia, che compie in questi giorni un anno di “nuova” vita, quella di un piccolo teatro (chiamarlo teatro forse è troppo, o troppo poco?) che ostinatamente propone i suoi spettacoli e si propone al pubblico con formule ormai consolidate per offrire serate di svago, ciò che serve ad allontanarsi dalle preoccupazioni e ricreare un momento di serenità.
Non è un caso che durante la crisi nascano le idee migliori, perché la crisi scuote le fondamenta e cambia le regole. Chi non soccombe rinasce, rinvigorito e nuovo, più forte di prima. A dirla tutta infatti, il progetto di cui vogliamo parlare non è nuovo affatto, ma forse è proprio l’esempio di questa voglia di rinascita di cui stiamo parlando, in cui le idee non muoiono ma si rinnovano e diventano altro da sé.
Il teatro La Bottega di Itineraria si presenta, a Cologno Monzese, come un salotto d’altri tempi, uno spazio in cui le persone possono incontrarsi non solo per vedere spettacoli e ascoltare musica, ma anche per conoscere gli artisti in prima persona, con un bicchiere di vino in mano, chiacchierando del più e del meno in una zona assolutamente priva di altre possibilità di incontro.
Proprietaria dello spazio da ben 20 anni è la compagnia teatrale Itineraria, che nasce nel 1994 proprio a Cologno e da subito si concentra sul teatro civile. Una compagnia viva e prolifica di spettacoli, che permettono al territorio circostante di avere un luogo della memoria nel quale andare, per ricordare o conoscere e soprattutto per “stare”.
Itineraria è conosciuta tra le altre cose per lo spettacolo “H2ORO”, che ha girato l’Italia, e perché la compagnia organizza e distribuisce gli spettacoli di Fo/Rame.
Fabrizio de Giovanni e Maria Chiara di Marco, fondatori e principali protagonisti della compagnia, curano iniziative come Milano Cabaret, prima vetrina degli anni Novanta di attori comici come Ale e Franz o Leonardo Manera, e spettacoli di teatro civile che hanno anche meritato una targa d’argento da Carlo Azeglio Ciampi per l’impegno sul territorio.
Visti i numerosi impegni della compagnia, per qualche anno lo spazio della Bottega è rimasto un po’ fermo, ma dallo scorso gennaio è tornato a vivere appieno anche grazie alla collaborazione con ArteVox, nella figura di Marta Galli, che conduce i giochi proponendo spettacoli all’altezza di teatri anche più grandi senza farsi intimorire dalla concorrenza.
La scelta artistica ha comunque seguito il percorso storico della compagnia, proponendo principalmente teatro civile, accompagnato da appuntamenti di teatro cucina (una delle forme spettacolari in voga negli ultimi anni, che qui può sfruttare gli spazi disponibili) nonché una programmazione dedicata ai bambini. In tutto 19 spettacoli completamente autogestiti: una bella sfida.
La nuova stagione si concentrata invece su meno appuntamenti: 7 spettacoli proposti da compagnie che secondo Marta Galli sono portatrici di una ricerca di linguaggio specifico e personale. Tra queste troviamo Mauro Monni, Odemà, La Confraternita del Chianti, AstorriTintinelli, Kyon Teatro e VerandaRabbit.
L’obiettivo del 2013 era riaprire uno spazio che, pur essendo stato vissuto pienamente da molti attori per le loro innumerevoli attività, era rimasto a lungo chiuso al pubblico con il dispiacere della zona, che aveva perso un punto di riferimento per un’aggregazione culturale sempre difficoltosa e poco presente sul territorio. Ridare insomma vita ad un ambiente accogliente e familiare, per riempirlo di contenuti e proposte adatte a tutte le fasce di pubblico.
L’obiettivo pare riuscito: la Bottega di Itineraria sta iniziando a diventare di nuovo un punto di riferimento, piccolo, certo, ma vivo e determinato, e rappresentativo di tutte quelle realtà che nella crisi hanno deciso di rinnovarsi e sperimentarsi, rischiando, seppur a fatica, una strada che invece molti stanno abbandonando. Chapeau!