La giovane Antigone di Anouilh apre la stagione della Tosse

La giovane Antigone di Emanuele Conte
La giovane Antigone di Emanuele Conte
La giovane Antigone di Emanuele Conte (photo: teatrodellatosse.it)
L’Antigone di Jean Anouilh è la nuova produzione del Teatro della Tosse di Genova (in scena fino al 3 novembre), che sceglie il testo più noto dell’altrettanto conosciuto drammaturgo francesce per dare il via alla stagione 13/14.
Anouilh scrisse la sua Antigone, ispirata all’eroina di Sofocle, quando la Francia era sotto l’occupazione tedesca. L’opera dovette così aspettare due anni per il visto della censura tedesca; venne infine rappresentata davanti ad un pubblico misto, di francesi e tedeschi, entusiasmando tutti.

La regia della Tosse è firmata da Emanuele Conte, che sceglie un eccellente Enrico Campanati come Creonte e affidando alla giovane Viviana Stambelli il forse troppo gravoso fardello di Antigone.

Esattamente come nelle intenzioni dell’autore, famoso per aver riscritto e modernizzato nel corso di quasi tutto il Novecento alcuni grandi capolavori del teatro greco, sono questi due personaggi a fungere da fulcro attorno a cui ruota tutto l’impianto scenico.

Il rapporto difficile tra il tormentato sovrano e la scomoda figlia di Edipo è evocato fin dall’inizio e trova definitivo compimento in un lungo dialogo centrale attraverso il quale il vecchio zio cercherà invano di riportare la nipote sulla retta via, raccontandole frammenti a lei sconosciuti della vita dei suoi due fratelli.

Lo spettacolo, che fa parte degli appuntamenti del Festival della Scienza, si presenta intriso di ambiguità e precarietà, restituite innanzitutto da una scena non definita, che rimanda a un mondo antico ma farcito da intrusioni nel quotidiano.
Il tutto avviene infatti nel salotto del palazzo di Creonte, con mobili ed oggetti interamente coperti da teli bianchi; sullo sfondo trionfa un muro di nylon trasparente, su cui la protagonista scrive con una bomboletta spray frasi di ribellione e rabbia contro un potere soffocante.

Antigone si svela in questa occasione come la più contemporanea delle adolescenti e, proprio come loro, si rifugia nelle cuffie stereo per escludersi da una realtà che non la vuole, proseguendo però con fredda determinazione nel suo scopo, senza indecisioni.

Come Sofocle ci ha insegnato, la spinta inarrestabile di Antigone arriva da lontano, dall’amore totale per un fratello che non ha degna sepoltura, un enzima emotivo che travalica addirittura il proprio desiderio di felicità e di vita, che potrebbe concretizzare insieme al giovane fidanzato Emone (figlio di Creonte), in realtà interessato alla sorella Ismene, molto più incline di Antigone ad accettare le regole di vita dei potenti.

Nonostante questa tensione, che spinge la protagonista del testo originale e ne ha fatto l’eroina di ogni tempo, lo spettacolo, in questa messinscena, si rivela a tratti lento e con poca energia.
L’attesa dell’entrata in scena da parte degli attori (volutamente visibile al pubblico) lo conferma fin da subito, individuando spesso una prolungata stanchezza nelle espressioni, un elemento significativo che non aiuta lo spettatore a seguire la vicenda. Siamo al debutto, e lo spettacolo potrà forse trovare col tempo una maggiore energia.

Interessante invece il colpo di scena finale, che trasporta in una dimensione fisica del tutto inaspettata, regalando a chi guarda un finale curato ed intelligente.

L’amore e la sua contrapposizione alla morte è il tema centrale non solo dell’Antigone ma di tutto il cartellone della Tosse di questa stagione che, attraverso la sua continua ricerca, vuole mettere alla berlina questi due sentimenti apparentemente inflazionati ma, in realtà, non poi così approfonditi nelle sale dei nostri teatri. Una sfida che continueremo a seguire.

Antigone
di Jean Anouilh
traduzione di Andrea Rodighiero
regia Emanuele Conte
scene Luigi Ferrando
costumi Bruno Cereseto
luci e fonica Tiziano Scali
con Viviana Strambelli, Enrico Campanati, Pietro Fabbri, Francesca Agostini, Mauro Lamantia, Marco Lubrano
assistente alla regia Yuri D’Agostino
produzione Fondazione Luzzati-Teatro della Tosse

durata: 1h 40′
applausi del pubblico: 3′ 5”

Visto a Genova, Teatro della Tosse, il 26 ottobre 2013

Prima nazionale


 

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