La merda. Il decalogo del disgusto di Ceresoli&Gallerano

Silvia Gallerano
Silvia Gallerano
Silvia Gallerano ne ‘La merda’ (photo: teatroi.org)
Conosciamo da tempo la grande bravura attoriale di Silvia Gallerano, l’abbiamo vista crescere anno per anno, passo dopo passo, quindi non siamo affatto stupiti di vederla nel milanese Teatro I, sola, in scena nuda come mamma l’ha fatta, ad urlare coraggiosamente tutto il suo disgusto esistenziale nel  monologo che ha preparato per lei Cristian Ceresoli, suo compagno di vita e di lavoro.

Silvia appare al centro della scena, d’improvviso, dal buio, illuminata su uno sgabello da quattro fari puntati su di lei, tenendo il microfono tra le mani simile ad un personaggio di Bacon, e dando sfogo al proprio flusso interiore, alla sua voglia di narrare la storia paradigmatica della “merda” culturale in cui siamo caduti.  

È una racconto diviso in tre tempi, il suo. Cosce, cazzo e fama con un controtempo: l’Italia. Un racconto che mescola passato e presente di un personaggio, una ragazza comune, con i sogni comuni a troppe ragazze del nostro tempo, il volere apparire a tutti costi, metafora dell’Italia di oggi.

Nuda come l’Italia, che solo davanti agli applausi si vestirà di verde rosso e bianco, l’attrice racconta la storia di questa donna qualsiasi mescolando avvenimenti e voci, quella del padre che si uccide, della madre che la ossessiona, delle sue cosce troppo grosse per una società che altrimenti non la merita, della signora del centro benessere, della segretaria dello studio televisivo, “dell’handicappato” come dice lei, compagno di scuola bisognoso d’amore.
Sono maschere vocali dell’eterno carnevale in cui vive e di cui vuole essere protagonista, partecipando ad un provino che potrebbe, ma non è certo, farle cambiare passo.

Brava ed intensa Silvia Gallerano, soprattutto quando la merda si fa viva e quando si getta nell’enumerazione di tutto ciò che contiene e costituisce la vera essenza del suo/nostro vivere. Tuttavia questo scoppio finale, pur nella sua feroce intensità, ci pare immotivato dopo una storia che tocca sì varie corde, ma non giungendo, a nostro avviso, mai sino in fondo per essere veramente paradigmatica di una condizione umana.

Dopo “Voce sola” e “Canzone al Vangelo” lo spettacolo ci pare, seppur su binari diversi, un passo indietro rispetto al percorso originale e necessario che Ceresoli sta sviluppando nel teatro italiano contemporaneo (e che, con questo spettacolo, presenterà anche all’Edinburgh Fringe Festival dal 3 al 26 agosto prossimi).

La Merda / Secondo Studio
decalogo del disgusto #1
di Cristian Ceresoli
con Silvia Gallerano
producer: Frodo Mcdaniel
produttore esecutivo: Marta Ceresoli
collaborazione impianto estetico: Paolo William Tamburella
durata: 57′

Visto a Milano, Teatro I, il 29 marzo 2012

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